Giovedì, 30 settembre 2010 @07:59
"E così ora ti senti
piovigginoso, malato, pieno di avverbi autunnali,
di sostantivi distratti, di oggetti ritrovati
e subito perduti, sgretolati, di annotazioni che scorrono
per troppe pagine al piede della vita..."
(Roberto Sanesi)
Meglio stare in silenzio, allora; lascia che l’autunno ti abbracci e ti regali le sue parole.
(I versi di oggi sono tratti da "Poesie 1957-2000", di Roberto Sanesi, Oscar Mondadori. Mi piace l'idea di quegli "avverbi autunnali". Quali saranno? Forse "lentamente" è un buon avverbio autunnale, perché le foglie cadono lentamente per terra; noi lentamente tiriamo fuori maglioni e sciarpe dagli armadi, ci ricopriamo; le giornate si accorciano lentamente...)
Anonimo | Sabato, 2 ottobre 2010 @18:26
Sì, tutto a spizzichi : non solo l'ascolto, anche il commento. Ciao
Anonimo | Sabato, 2 ottobre 2010 @18:22
Con questo concludo: è confortante sapere che il mio piccolo outing abbia ricevuto un " sono qui, ascolto" Stasera, Lisa, andrò a vedere M.P.A., quello della Roberts, per intederci. Il trinomio è sconfortante...
LISA | Sabato, 2 ottobre 2010 @11:19
Credo, certo: credo nelle foglie di platano; nelle lacrime - forse proprio perché non sono eleganti; nelle parole che consolano.
anonima | Venerdì, 1 ottobre 2010 @20:30
LISA, è così difficile raccontare storie semplici e complicate insieme. soprattutto quando non si è capaci di descriverle. Non vado oltre e spero che tu creda veramente alle foglie di platano. Dove abito è difficile trovarne di così belle e non accartocciate. Ma se ne trovo una tanto bella da poter metterla da parte, lo farò. Basta piagnucolare, Non è Elegante. Così dicevano a casa mia. Ti abbraccio
anonima | Venerdì, 1 ottobre 2010 @20:08
Aferdita, non sei stata fraintesa, desideravo solo ringraziarti. Forse non riesco a zpiegarmi bene, tutto qui.
LISA | Venerdì, 1 ottobre 2010 @18:11
Dunque sei un'ANONIMA. Forse anche tu figlia-non figlia di quella madre-non madre, che dev'essere stata una persona straordinaria, da come ne parli. Sai cosa mi piacerebbe? Che tu raccogliessi qualche foglia di platano: e la raccontassi, ce la raccontassi; vorrei che spiegassi perché è stata così importante per te. Foglie e parole servono anche a questo: a ricordare. Io, qui, ti ascolto.
aferdita | Venerdì, 1 ottobre 2010 @17:50
Oh, no, anonima. Mi dispiace di essere fraintesa. Non mi permetterò mai di mettere in dubbio la verità di storie raccontate qui. Del altro, è il nostro salotto dove ci confidiamo, in modo anonima o no, i nostri stati d'animo ,i nostri ricordi, le nostre gioie o dolori, i nostri piccoli segreti. Era un modo per dire che quella frase mi ha trasmesso emozioni, come se leggessi un libro. Ammiro davvero madre non madre o figlie non figlie per l'amore che sono capace di dare. Chiedo scusa.
anonima | Venerdì, 1 ottobre 2010 @13:58
ho tralasciato un particolare: quando ha lasciato questa vita. Io sono agnostica, un pochino, forse, ma mi piace tanto pensarla mano nella mano con la figlia non figlia.
anonima | Venerdì, 1 ottobre 2010 @13:54
Sai Lisa, a me invece importa moltissimo che tu creda vero il goffo racconto, perché è vero, verissimo e stringato per vari motivi. La madre non madre di cui ho parlato è realmente esistita. E quante lacrime versate dalle altre sue figlie non figlie. Ho un " groppo", ora.
LISA | Venerdì, 1 ottobre 2010 @07:13
LE FOGLIE DEI PLATANI: vero, non vero, in fondo che importa? Quello che è vero è sempre il dolore, che le foglie dei platani raccontano. Grazie, Anonimo, per aver condiviso questa storia.
Anonimo | Giovedì, 30 settembre 2010 @23:00
e grazie Aferdita per aver colto quel piccolo particolare, tu leggi e non sei rinchiusa in te stessa. Buona notte
Anonimo | Giovedì, 30 settembre 2010 @21:52
Del resto, che senso avrebbe raccontare cose che sembrano poco credibili in forma anonima? Un piccolo sfogo personale, ecco. Lo posso raccontare solo a voi. Piccoli segreti.
Anonimo | Giovedì, 30 settembre 2010 @21:48
No, no, Aferdita, ti assicuro, non è letteratura, è vita vissuta e lo dico con tutto l'affetto, il rimpianto che provo ancora oggi per onorare la memoria di chi non c'è più e che mi manca tanto. Ciao
aferdita | Giovedì, 30 settembre 2010 @21:45
Si, forse e meglio, stare in silenzio ,lasciarmi coccolare nel tepore autunnale ,sperando di ritrovare la pace e la serenità. perduta. Per Anonimo:
La bimba era morta da qualche anno, e lei, madre non madre, continuava a raccogliere foglie secche...mi ha colpita molto questa frase, sembra trovata in un romanzo.
Farfalla | Giovedì, 30 settembre 2010 @21:22
Sì, proponiamoli a scuola, coraggiosamente, gli avverbi autunnali.
mari | Giovedì, 30 settembre 2010 @21:07
avverbi autunnali...dmani lo propongo a scuola.
Forse cautamente, per non scivolare sulle foglie bagnate...
Anonimo | Giovedì, 30 settembre 2010 @20:33
L'autunno rallenta ogni cosa, anche il nostro metabolismo. E la stagione appena iniziata ci promette abbracci di rami spogli. O no? Avevo un'amica che attendeva l'autunno per raccogliere le foglie secche dei platani per sostituire quelle sciupate di una composizione che la figlia di suo marito le aveva regalato e che faceva bella mostra di sè nella elegante camera da letto, sopra un comò antico. La bimba era morta da qualche anno, e lei, madre non madre, continuava a raccogliere foglie secche...scusate se non mi firmo
patrizia rogers | Giovedì, 30 settembre 2010 @20:22
a proposito di pagine:
Troppe pagine scritte
e poche parole
a dire di noi.
Susy | Giovedì, 30 settembre 2010 @15:09
cogliamo anche quello che l'Autunno porta di buono con sè...ci dona quella sorta di pigrizia che ci fa preferire rimanere abbracciati nel letto con il nostro amato,oppure ci aiuta a goderci tutte le emozioni che ci trasmette una giornata trascorsa in compagnia nel nostro primo nido, casa...Sorridiamo dinanzi a quel desiderio che abbiamo di carezze e cioccolata calda....
woland | Giovedì, 30 settembre 2010 @13:28
...saggiamente...
l'autunno è la stagione dei bilanci e dei buoni propositi
carla | Giovedì, 30 settembre 2010 @11:18
Avverbi autannali: caldamente, morbidamente, equivocamente... freddamente ( ho già preso il primmo raffreddore di stagione!)
Mercoledì, 29 settembre 2010 @09:24
"Cadi, foglia, cadi; appassite, fiori;
allungati, o notte, e accorciati, giorno
ogni foglia mi parla di pace soave
staccandosi con un sussurro dall’albero autunnale".
(Emily Brontë)
Oggi, sono una foglia. Mi abbandono senza paura. E’ bello lasciarsi andare, diventare autunno.
E’ proprio lei, l’autrice di "Cime tempestose". E i versi sono ancora più leggeri in inglese:
"Fall, leaves, fall; die, flowers, away;
Lengthen night and shorten day
Every leaf speaks bliss to me
Fluttering from the autumn tree".
Anonimo | Giovedì, 30 settembre 2010 @22:00
LISA, sei troppo forte!!
LISA | Giovedì, 30 settembre 2010 @21:50
Tutte a fare le foglie. Io per prima!
lorenza | Giovedì, 30 settembre 2010 @21:45
Lisa hai ragione. Cationi e anioni, mi bacchetti e avrai anche ragione, ma la foglia che mi consigli dovrebbe farla anche la rancorosa signora: Par condicio o no??
Anonimo | Giovedì, 30 settembre 2010 @18:58
però anche tu, anonima, giudichi... cosa ne sappiamo di Carrie, di quello che racconta, del ragazzo, della ex moglie? facciamo tutte le foglie yoga, forse è meglio così.
Anonima | Giovedì, 30 settembre 2010 @15:03
Hai ragione Lisa. Bisognerebbe meditare prima di commentare. Non possiamo giudicare Carrie. Una cosa è certa, (facendo un pò di introspezione), noi donne possiamo essere mogli tremende e molto spesso i nostri figli, pagano i nostri errori. Non dovremmo mai dimenticare che prima di essere mogli, siamo madri e che dovremmo insegnare l'amore e il rispetto verso il padre e verso il prossimo. Dimenticando per una volta il nostro egoismo.
LISA | Giovedì, 30 settembre 2010 @07:58
LORENZA! Non mi piace questo commento. All'energia negativa non si risponde con energia negativa. Mettiti nella posizione della foglia consigliata da GRAZIA e pensaci su. (Scusate, ma ho appena visto "Eat, pray, love", e nonostante il film sia bruttino, Julia Roberts con il suo chignon da viaggiatrice mi ha fatto sentire molto zen. Anche perché poi, a furia di fare la foglia, incontra Javier Bardem tra le risaie di Bali, e scusate se è poco)
Grazia | Giovedì, 30 settembre 2010 @00:04
Esiste una posizione nello yoga che si chiama "la foglia" E' una forma in cui riposare e quando la si mantiene sufficientemente a lungo si percepisce dentro di s'è "una pace soave" e una straordinaria leggerezza .
Lorenza | Mercoledì, 29 settembre 2010 @21:40
Se fossi nei panni del pargoletto tanto amato dalla Carrie nostrana farei gli scongiuri e consiglierei al premuroso padre di regalargli un bel cornetto portafortuna da tenere in tasca. non si sa mai...
Pensieri | Mercoledì, 29 settembre 2010 @21:36
i tuoi buongiorno per me sono diventati "buonasera" perchè li leggo a quest'ora :P
però è vero, in inglese hanno tutt'altro suono, con tutte le alliterazioni, assume un tono musicale!
Lila | Mercoledì, 29 settembre 2010 @17:05
Bellissima la poesia di oggi Lisa ed il film su Jane Eyre davvero bello. Io a volte vorrei essere proprio una foglia rossa, così raggiante in mezzo alle altre. Mi dà l'impressione che sappia che debba cadere ma che nello stesso tempo si goda il fatto di essere diversa dalle altre.
Carrie | Mercoledì, 29 settembre 2010 @16:20
Grazie, Lisa,
hai fatto bene a ricordarmi la nostra Carrie di Sex&theCity, anche se il mio nickname è più antico di lei...comunque, l'adoro!
Alle altre che hanno scritto dico solo la verità:
il figlio del mio uomo non è un pargoletto, ma a sua volta un uomo (almeno in teoria) di 24 anni.
Il figlio del mio uomo aveva solo 8 anni quando i suoi si sono separati, e quanto io ho conosciuto il mio amore, il ragazzo ne aveva già 16.
Non è stato il mio uomo a lasciare la sua ex, ma viceversa.
Ergo, care signore, aspettate a giudicare quando non avete gli elementi.
Qui, se c'è davvero una vittima, non è il figlio del mio uomo NONCHE' MIO MARITO da oltre 7 anni, ma appunto il mio uomo, perchè è un padre meraviglioso per un figlio che non se lo merita.
Perchè non ci sono solo mogli abbandonate e in lacrime.
Ci sono anche mogli tremende che abbandonano il marito e che lo vogliono tutto per sè comunque ed usano il figlio CONTRO il marito stesso.
Si chiama "mobbing familiare".
Lo so perchè questo è il mio lavoro.
Cara Lisa,
perdona questo sfogo: avrei voluto intervenire a tono l'altro giorno, ma non riuscivo a collegarmi...
Tornando alla nostra Carrie, è proprio questo il problema: riusciremo io ed il mio Amore ad essere mai "just the two of us"?
Parchè lui è padre, ed io mica lo nego.
Ma suo figlio non ha 2 anni, ma 24.
E soprattutto: nè suo figlio nè la sua ex moglie hanno ALCUN diritto di intromettersi nella nostra vita di coppia.
Vorrei davvero che le fogli dell'autunno portassero lontano ogni rancoreed ogni dolore e ci lasciassero essere solo "the two of us"!
Sabrina | Mercoledì, 29 settembre 2010 @15:22
jane Eyre è un libro meraviglioso e anche il film è bellissimo, non mi stancherei mai di guardarlo. Se non l'avete visto, ve lo consiglio. I versi di oggi sono bellissimi!
Andrada | Mercoledì, 29 settembre 2010 @14:27
Molto, molto bella. In questo periodo sto leggendo la sorella Charlotte, con "Jane Eyre", e ogni riga la mia stima per Jane e la sua "creatrice" Charlotte aumenta. Il prossimo libro in lista è proprio "Cime tempestose" di Emily!
FlyingCloud | Mercoledì, 29 settembre 2010 @09:34
L’autunno
ci entra
nell’anima
come il rosso
nella linfa
delle foglie …
e come
non capire
le foglie
così vestite
per il ritorno
nell’essere
parte
della terra …
Anonimo | Mercoledì, 29 settembre 2010 @09:32
L' estate svapora nell' autunno, l' ultima poesia per lei:
Sfiorare le labbra di Laura appena salate
Un amore che non durerà un’ estate
Ma è dolce
Solo sfiorarle le labbra appena salate.
Martedì, 28 settembre 2010 @08:47
"Pioveva appena, l’aria era mite, sapeva di elettricità, mista al respiro delle rocce e all’odore del mare, che impregna l’atmosfera dei litorali nell’Italia del Sud".
(Ferenc Körmendi)
Chiudo gli occhi e respiro il Sud. Le isole, l’elicriso e il pino, l’orizzonte. Vorrei portarlo dentro di me, il respiro del mare, per il lungo inverno in città.
La frase di oggi è tratta da "Incontrarsi e dirsi addio", di Ferenc Körmendi. Era un bestseller – ora dimenticato – degli anni Trenta. La storia? Uno scrittore ungherese arriva a Capri in una giornata di pioggia, di inizio primavera. Si accorge che la sua valigia è stata scambiata con quella di una donna sconosciuta, in un altro albergo…
Ma la storia più bella forse è quella della dedica. Il libro che ho in mano infatti è un'edizione Bompiani che si sta sfaldando: un regalo di mio padre, trovato a Trieste. In copertina, un disegno in bianco e nero di una donna sullo sfondo dei faraglioni di Capri. La dedica è questa: "A Torino nei giorni burrascosi e tormentosi dell’interrogativo del nostro incontro. Addio? Arrivederci?". E poi: 7-16 settembre 1943. Parole decise, l'inchiostro è quello di una stilografica. Ma chi le scrisse? Un uomo, penso; una donna, in quegli anni, forse non sarebbe stata così audace. E’ stato un addio, un arrivederci? Erano anni di guerra. Cosa successe di quell’incontro, di quell’amore? Ma è bellissimo pensare che quello struggimento è arrivato fino a qui, fino a me, fino a noi. Intatto.
Anonimo | Mercoledì, 29 settembre 2010 @20:15
Avrei tanto voluto trovare per Lisa le stesse parole di James ma non ne sono stata capace, però le condivido pienamente
james | Mercoledì, 29 settembre 2010 @20:04
A me piace il corsivo. Soltanto una sensibilità luminosa e piena può associare Trieste Torino, la Guerra, l'Amore, il Passato, insomma associare la Vita a due righe di un Autore. Grazie, veramente, James.
LISA | Mercoledì, 29 settembre 2010 @09:07
MARTINA, compralo lo stesso un libro di poesie, ma per te: poi ti farà più piacere regalarlo.
Martina | Martedì, 28 settembre 2010 @18:10
Cara Lisa,
Purtroppo non riesco a vedere il mio amico perché abbiamo impegni diversi e non riusciamo ad incontrarci, quindi il regalo è saltato, ma sono comunque andata in libreria a cercare le raccolte che mi hai consigliato.
Grazie comunque, anche se il regalo non è andato in porto!
Giusy | Martedì, 28 settembre 2010 @14:30
E come faccio a resistere alla tentazione di commentare quello che ci proponi, Lisa? Gli scaffali delle mie librerie sono zeppi di vecchi libri un po'malconci. appartenevano a bisnonni e discenze varie. Tante piccole annotazioni, firme, sottolineature. fino ad ora non ho trovato alcuna dedica così misteriosa e romantica come quella che hai voluto condividere con noi.
wendy | Martedì, 28 settembre 2010 @12:38
E' molto evocativo trascorrere pomeriggi di pioggia tra i rivenditori di libri usati nelle vecchie vie di Trieste. Oltre a libri ormai desueti e ingeui rispetto alle pubblicazioni contemporanee, ci sono ritratti foramto carte de visite, e soprattutto cartoline, dalle cui dediche la fantasia può partire per volare alto!
Andrea Rényi | Martedì, 28 settembre 2010 @11:59
Che bello poter fantasticare su un amore fra sconosciuti di tanto tempo fa, partendo da poche parole!
Lunedì, 27 settembre 2010 @09:21
"C’è poco da stupirsi che ci siano tristezze e pensieri notturni e rimpianti e farfalle di ricordi che le frullano attorno per mezza giornata, e lo sgaiattolare del passato fuori dalle credenze".
(Joseph O’ Connor)
Di notte, quando non riesci a dormire, dalle credenze, tra i piatti e i bicchieri scompagnati, escono - senti come sussurrano? - anche i ricordi.
(La frase di oggi è tratta da "Una canzone che ti strappa il cuore", di Joseph O’ Connor, Guanda. La storia, vera e romanzata insieme, di un amore: quello tra Synge, drammaturgo irlandese di inizio Novecento, e la giovanissima attrice Molly Allgood. Raccontato da lei, sola, vecchia e alcolizzata, a Londra. Un amore osteggiato, brevissimo, indimenticabile. Uno di quegli amori che non ci lasciano mai: che rimangono con noi per tutta la vita)
Anonimo | Mercoledì, 29 settembre 2010 @23:21
No, No, anonimo, c'è anche una forma di autodifesa, anche per chi, di cuore ne ha...pensaci e buona notte.
ANONIMO | Mercoledì, 29 settembre 2010 @20:31
Rispondo a ME:
SOLO CHI NON HA CUORE PUO' SCRIVERE QUEL COMMENTO
LISA | Mercoledì, 29 settembre 2010 @09:28
LUNI' che mi legge a Firenze. E tu a chi, a cosa sorridi, ogni mattino?
LISA | Mercoledì, 29 settembre 2010 @09:27
CARRIE, ti sei mai chiesta cosa farebbe al tuo posto la "vera" Carrie, in Sex and the City? Tutto sommato anche lei non ha figli, con Mr Big. Perché a volte è già così tanto, è tantissimo, è tutto, essere, come dice nel film, "just the two of us".
Lunì | Martedì, 28 settembre 2010 @23:46
Ed eccomi Lisa, ho ricominciato la scuola, questo è il mio ultimo anno.
E l'omino col cappello blu, inizia già a ricordarsi di me e sorridermi ogni mattina.
Che bello il tuo buongiorno, grazie!
Mi eri mancata e lo sai.
Fiorenza | Martedì, 28 settembre 2010 @20:27
tante domande forse scomode ma un gran silenzio da parte di Carrie che nel frattempo spero sia riuscita ad asciugarsi le lacrime: Di rabbia??
Lorenza | Lunedì, 27 settembre 2010 @20:32
carrie, come fanno a essere ancora tanto influenti la ex del tuo uomo e il delizioso pargoletto per impedirti di avere un figlio? qualcosa non funziona e se per caso fossi tu quella non in grado di di concepire, datti pace. E accetta il delizioso pargoletto giustamente e doverosamente amato dal tuo uomo. Sempre Lorenza, ci stavo pensando su, ancora..
Fiorenza | Lunedì, 27 settembre 2010 @16:10
P.s: e ha sopportato con pazienza la mia antipatia, la mia gelosia, il mio rifiuto. Ma ha capito il mio disagio, sapendo che per mio padre sono sempre stata davvero importante.
Fiorenza | Lunedì, 27 settembre 2010 @15:58
ma non è amore neanche il tuo Carrie, perchè non pensi a come si sente un ragazzo, forse un bambino quando il padre fa le valigie? io ci sono passata e ti assicuro, non è stata una passeggiata. Cosa ne sai cosa prova una moglie lasciata quando è un po' sfiorita? Io ho visto la delusione, la rabbia, forse, il dolore di mia madre. Poi chiami pargoletto con evidente ironia il figlio del tuo uomo. E' pur sempre figlio del tuo uomo e tu lo ami il tuo uomo vero? lo avrai voluto fermamente pur sapendolo padre o no?La compagna di mio padre nullipara e non aspirantemadre mi ha accolta e ha sempre accettato di buon grado le mie uscite con papà. Oggi è un'amica.
Sabrina | Lunedì, 27 settembre 2010 @14:26
Anche per me non è dalla casa che arrivano i ricordi, ma da me, perchè chi vorrei che ci fosse, non c'è. Per me i ricordi che non mi fanno dormire arrivano dalla consueta solitudine serale e mi viene molto difficile associarli ad una farfalla, nonostante sia un'idea carina.
Lila | Lunedì, 27 settembre 2010 @13:14
Ci sono sere che non si riesce a dormire ma la casa a volte (almeno nel mio caso) non ha i ricordi del passato. Ricordi che possono essere belli o brutti e che credo non sia giusto siano cancellati da noi. E' molto bello pensare al ricordo come una farfalla che si posa leggera.
Carrie | Lunedì, 27 settembre 2010 @11:45
Davvero basta solo aspettare?
Ma vogliamo davvero cancellare i ricordi?
Credo che anche nei ricordi negativi ci sia qualcosa di positivo, che farà sempre parte di noi e che non potremo cancellare mai.
E forse non sarebbe neanche giusto.
Lisa, grazie di avermi dedicato qualche riga, 3 giorni fa...purtroppo abbiamo già attraversato il calvario PMA, ma invano: ostacolati da mille problemi ed intromissioni, non ultima quella della ex del mio uomo e del suo grazioso pargoletto...ed hanno vinto: non siamo riusciti ad avere alcun figlio nostro.
E mi chiedo: quale creatura vivente, quale essere umano merita tanti sacrifici e tanto dolore?
Un figlio sfortunato - perchè nato da un matrimomio sbagliato - ha diritto di impedire che suo padre possa avere altri figli dalla donna che ama?
Ma tutto questo cos'è?
Certo, NON amore.
ME | Lunedì, 27 settembre 2010 @11:13
I ricordi, le tristezze e i rimpianti passeranno basta solo aspettare!
Sabato, 25 settembre 2010 @09:18
Ci sono rossetti, e creme, e profumi, che hanno questo potere. Li tiriamo fuori dalla scatola luccicante, li proviamo per caso, perché sono un regalo, perché li troviamo nel bagno di un’amica. E poi, come un amore, entrano nella nostra vita – e non ce ne siamo neanche accorte. Come un amore, più di un amore. Il rossetto diventa il piccolo gesto antidepressivo nelle giornate buie, quelle in cui non si ha il coraggio di affrontare niente: la pioggia, il freddo dentro e fuori, il traffico, un capo collerico. Giornate buie: illuminate all’improvviso da un lampo di rosso, quello che ci passiamo sulle labbra, e che ci rende immediatamente più belle, potenti, determinate, impermeabili alla pioggia e alle pozzanghere della giornata. E se succede qualcosa, pazienza, basta tirar fuori dalla borsa il magico rossetto, come un’arma, come un'aspirina. Rossetti salva-vita e salva-economia: anche nei momenti di recessione, l’unica cosa che si continua a vendere è il rossetto, proclama il Lipstick Index, ovvero la teoria del colosso beauty Revlon. Perché il rossetto costa poco, è piccolo, è coraggio in un solo gesto. Ed è un bene giudicato necessario anche in tempi di guerra, lo sapevate? Poi ci sono i profumi, aroma-terapia portatile; le creme, carezze sulla pelle quando nessuno ci accarezza… E infine i disastri imprevedibili, quando il talismano che ci accompagna da anni – quello che ci ha tenuto compagnia, accarezzato, consolato – non si trova più. Fuori produzione, dice la commessa della profumeria, soavemente inconsapevole della ferale notizia. Provi magari in un’altra città, una città più grande, una città più piccola; provi in un magazzino, provi on line, provi a chiedere alla profumeria all’angolo o a quella in centro. Ma il rossetto è introvabile, la crema ha cambiato composizione, il profumo è stato ritirato dal commercio, persino il deodorante ha cambiato elementi attivi e, semplicemente, non sa più di noi. E adesso come faremo? Come faremo ad alzarci al mattino, ad uscire di casa senza la sicurezza di quel piccolo gesto – il rossetto sulle labbra, una spruzzata di profumo sui polsi – che ci rende forti, sicure, protette?
A me succede di continuo. L'ultimo talismano sparito: la Brume Rosée Caressante di Décleor, che mi era stata regalata da un’amica tempo fa, una specie di crema per il corpo spray, al profumo euforizzante di rosa (sì, lo so che lo sapete: uso solo profumi alla rosa). Ma non sono l’unica, vero, succede anche a voi?
Giusy | Giovedì, 30 settembre 2010 @14:16
Eh sì, prima di leggere meglio annusare le paginedel libro che si è scelto. Sanno di buono, almeno per chi è affetto da una malattia rara: si chiama "libridine"
viola | Martedì, 28 settembre 2010 @22:42
Sono infedele ai profumi: li cambio spesso, a seconda della stagione, dell'umore... Ma il fondotinta...il rossetto...A quelli sono fedelissima. Quando trovo un rossetto che mi piace molto, ne compero subito uno uguale, di scorta. E quando sono finiti li ricompro nuovamente. Fino a quando vado in profumeria e scopro che è fuori produzione. Grr grr! Mi senta defraudata, tradita e lo manifesto!!! La commessa tenta inutilmente di sottopormi altri colori, quasi simili, ma scrollo il capo e me ne vado: troppo forte è la delusione. Tornerò poi più avanti a cercare un uovo rossetto. Pazza? Non credo; sono una donna, e laciatemi qualche capriccio. Un abbraccio
mari | Martedì, 28 settembre 2010 @19:45
Sparizioni e sconcerto, ricerca affannosa dell'oggetto inghiottito nel nulla, incomprensibilmete.
Poi un nuovo amore, che all'inizio sembra un surrogato, poi nasce l'affetto, il senso di necessità, e l'ascia di guerra è dissoterrata!
Martina | Lunedì, 27 settembre 2010 @12:03
Grazie mille! Ti farò avere notizie al più presto!
LISA | Lunedì, 27 settembre 2010 @09:12
Per GRAZIA: meravigliosa archeologia beauty. Come gli specchietti d'argento con micro-piumino per incipriarsi il naso. Gesti perduti.
LISA | Lunedì, 27 settembre 2010 @09:08
Per MARTINA che vuole regalare un libro di poesie: le mie poetesse preferite sono l'ultraottantenne, Nobel per la Letteratura, Wislawa Szymborska (potresti prendere uno dei librini azzurri di Scheiwiller, ad esempio "Attimo" oppure "Ogni caso"; o anche la raccolta Adelphi, "Vista con granello di sabbia") e Vivian Lamarque, che nonostante il nome è italianissima, anzi milanese (la raccolta negli Oscar Mondadori costa solo 9 euro ed è meravigliosa). Poesie d'amore: forse le più belle, che non mi stanco di rileggere, sono quelle di Nazim Hikmet, grande poeta turco del Novecento, morto in esilio a Mosca (anche qui, trovi un bellissimo Oscar Mondadori); ed "Erotica" del poeta greco Ghiannis Ritsos, Crocetti Editore. Vai in libreria, annusa le pagine e scegli. Poi fammi sapere!
Aria | Lunedì, 27 settembre 2010 @08:46
Io mi accorgo che le amiche sbirciano nel mio bagno e qualche volta anche nel mio armadio. Poi mi chiedono -Ma questo dove l'hai trovato?- Ma essere fedeli per tutta la vita allo stesso profumo mi sembra incredibile, è come dire, sarò sempre la stessa persona. Non fa per me. Sono ancora alla ricerca del profumo perfetto e spero di trovarlo quando sarò davvero molto vecchia e vissuta.
Grazia | Domenica, 26 settembre 2010 @23:28
Ho ereditato da mia suocera un bellissimo portarossetto da borsa in argento che, aprendosi, rivela un mini specchio. E' bellissimo.
Martina | Domenica, 26 settembre 2010 @21:58
Cara Lisa,
Scusa il ritardo ma ho letto solo ora la tua risposta. Io ho 23 anni e vivo a Torino. L'amico è un amico che conosco poco, ma visto che scrive e ama farlo volevo regalargli un libro di poesie. Tutto qua...solo un pensiero, ma mi sembrava un'idea carina. No?!?
Mircea | Domenica, 26 settembre 2010 @15:04
Eh sì, i profumi nel bagno delle amiche sono i migliori. Dischiudono paradisi inesplorati, aprono porte mai viste, inebrianti esotici di mondi altri.
poesia | Domenica, 26 settembre 2010 @13:19
RIENTRO
Ultimo bagno,
ultima passeggiata,
guardo il mare
bellissimo
nelle sue sfumature.
Oggi ritrovo anche il
colore dei tuoi occhi,
il ricordo delle tue parole
portate via dal vento.
In fondo, lo scoglio
consumato dalle onde
dove passavo il tempo.
Lontano dalla città
con te nel cuore,
anche i pensieri
sembravano più leggeri.
Paola Curagi
Pensieri | Domenica, 26 settembre 2010 @11:28
per ora il mio Flower di Kenso c'è ancora in giro ma se smettono di produrlo muoio! Ora l'ho messo a riposo per Marylin, ma ne ho ancora una confezione, ancora nella sua carta regalo, che mi aspetta!
Giusy | Sabato, 25 settembre 2010 @14:59
dovevo guardare la posta,Lisa. e come si fa a non dare un'altra sbirciatina al tuo blog? Se non ricordo male, il profumo si chiamava semplicemente "Estée" ma sono passati tanti anni: non ne ho più trovato un altro che mi facesse sentire così bene. >Il consorte non fa che regalarmi CHANEL NUMERO 5. non oso pensare né chiedere cosa si aspetti da me!! Buon fine settimana.
LISA | Sabato, 25 settembre 2010 @14:09
E come si chiamava, GIUSY, il profumo smarrito? L'hai cercato, cercato e poi rimpiazzato con che cosa? Adoro le storie di borse, rossetti e talismani.
Giusy | Sabato, 25 settembre 2010 @13:46
Verissimo, il rossetto in tempi di guerra: la mia nonna materna ( morta nel '45) viveva con noi. Ho un ricordo post bellico, avrò avuto otto anni, forse, o qualcuno di più, ma ricordo benissimo il ritrovamento, sul fondo di un armadio della sua camera, di una borsetta nera. Conteneva fra altre piccole cose, un rossetto. Mi piace pensare che fosse " Coty". Non so che fine abbiano fatto borsa e rossetto, dovrei chiederlo a mia sorella che ha svuotato gli armadi quando io ero lontana e malata, anzi malatissima. Per quanto riguarda il talismano sparito, ne ho uno anch'io e risale (ovvio) a parecchi anni fa: Era un profumo di Estée Lauder e mi piaceva tanto. Perfetto per me.
Venerdì, 24 settembre 2010 @12:43
"Seguo la scia di luce dentro i mesi, nella cripta autunnale
ascolto la prima pioggia ampia sulle grondaie.
Settembre – dice il calendario a metà consumato con figure
d’insetti sopra i fogli. Quasi ottobre anticipano i gusci di
lumaca uno per ogni giorno a disdire con lentezza la paura".
(Antonella Anedda)
Le giornate si accorciano, ma io seguo la luce.
(I versi di oggi sono tratti da "Il catalogo della gioia", di Antonella Anedda, Donzelli Editore).
Farfalla | Venerdì, 24 settembre 2010 @21:35
mi piace la poesia criptica di Anedda. Potrei starci a pensare sopra per tanto tempo. Ma non voglio pensare all'autunno con le sue foglie morte, alle giornate che si accorciano, ai vestiti pesanti che si dovranno indossare. Preferisco la luce, il calore dell'estate che ci scalda, e... gratuitamente. Molto cheap, vero?
Carla | Venerdì, 24 settembre 2010 @19:51
Grazie Marina per avermi spiegato il fascino che su di me esercita il nord: il lento scorrere della vita...
Per la verità, a me piacciono motissimo le giornate di sole e di luce, forse, perchè, come dici tu, dicono qualche bugia.
Sabrina | Venerdì, 24 settembre 2010 @16:48
Per Marina: a me invece è proprio questo che piace della luce, le promesse che sembra contenere. Mi dà un senso di sicurezza, come se ci fosse sempre spazio per qualcosa di bello. La speranza mi dà serenità... I miracoli qualche volta succedono, non smettere di crederci :-)
Francesca | Venerdì, 24 settembre 2010 @15:59
C'è davvero la luce... La prima pioggia lava via il dolore per la mia libertà perduta? Un tempo lo credevo, ora non lo so. Mi sembra di non sapere più niente.
Marina | Venerdì, 24 settembre 2010 @15:49
Io, lo avro' già detto, non amo il caldo, anzi proprio non mi piace, e mi fa soffire. Amo il mare, la spiaggia e in nome di questo sopporto l' estate. Dell' estate non mi piacciono nemmeno tanto le giornate infinite di luce, che ti lasciano una breve oscurità, soprattutto qui al nord dove vivo. A settembre (quest' anno gà ad agosto per la verità...) ritroviamo il nostro vento e il nostro grigio, io preferisco, l' estate con tutta quella luce, sembra che debba contenere tante promesse. Quando non c'e' luce, quando d' inverno i giorni sono corti, uno non si aspetta grandi cose, si accontenta della vita senza sperare nei miracoli del sole. A me piace l' autunno, e di piu' l'inverno, la stagione in cui sono nata. Mi prenderete per pazza lo so...
Laurel | Venerdì, 24 settembre 2010 @15:38
Io adoro l'autunno, i colori che cambiano, la pioggia, le giornate che si accorciano ... e poi ...quel profumo nell'aria di foglie bagnate, e quella voglia di stare con lui abbracciata tra la nebbia.
Sabrina | Venerdì, 24 settembre 2010 @14:45
In questo periodo di turbolenta serenità e decisioni da prendere, il momento della giornata in cui mi viene malinconia è proprio la sera mentre sono sull'autobus, guardo fuori e vedo le giornate accorciarsi. Anni fa l'autunno mi faceva stare male, poi nel tempo questa cosa l'ho superata e adesso mi sembra di esserci caduta di nuovo, sarà un po' strano, quest'anno. Ho visto le collane di perle trasparenti, non le conoscevo, sono bellissime!
Giovedì, 23 settembre 2010 @11:46
"Le lacrime diventano
incredibilmente facili
quando sorge la luna".
(Hino Sojo)
Così luna, per favore, portale via. Asciuga queste lacrime, accarezzami il viso; soffia via questa tristezza, questo smarrimento, dal mio cuore.
(I versi di oggi sono tratti dall’antologia "Il grande libro degli haiku", Castelvecchi. Avete visto che luna?).
patrizia rogers | Venerdì, 24 settembre 2010 @12:48
per vedere le borse si può andare sul sito del Comune di Venezia, area Servizio sociale "le malefatte". Logicamente sono pezzi unici, bisogna andare in negozio e vedere cosa c'è. Per le collane, conosco quelle delle sorelle Sent (ne ho regalata una ad una mia amica poco tempo fa, bellissima), ma quella che vedo nelle varie foto non credo sia una delle loro. Cercherò ancora. Invece, niente post oggi? Guarda che qui andiamo in fibrillazione, senza i versi del giorno! Ci avrai tutti/tutte sulla coscienza!
LISA | Venerdì, 24 settembre 2010 @12:48
Per CARRIE: segui la luna e racconta, cara aspirante madre. Perché il tuo uomo non può più avere figli? Avete già scartato il percorso Fivet? E sei proprio sicura che il dolore per un figlio che non c'è, è un dolore solo tuo? E sai, mi piace pensare che le aspiranti madri trovano comunque una strada fuori dal dolore, come ci ha raccontato MARINA, mamma adottiva a Bruxelles.
LISA | Venerdì, 24 settembre 2010 @12:41
Per PATRIZIA DELLA STAZIONE ROGERS: la luna piena vista dal "nostro" Molo Audace dev'essere bellissima! Quanto alle Malefatte, proprio qualche giorno fa mi è arrivata una mail da un'amica veneziana che lavora alla Biennale Architettura (vedi quante coincidenze lunari?), e che me ne parlava. A questo punto sono curiosissima! La collana di bolle di vetro trasparenti di Sejima, invece, potrebbe essere quella delle sorelle veneziane Marina e Susanna Sent, che vendono sia a Venezia che al Moma di New York: http://www.marinaesusannasent.com/
LISA | Venerdì, 24 settembre 2010 @12:37
Per MARTINA: un amico di che tipo? Amico-che-potrebbe-diventare-qualcosa di più? Amico-e-basta? Amico ex fidanzato? Amico che ama la poesia o amico che non ne legge. Dammi qualche altro indizio, Martina, e già che ci sei dimmi anche quanti anni hai e in che città leggi i miei Buongiorno, l'Autrice è curiosa...
LISA | Venerdì, 24 settembre 2010 @12:35
LE DONNE E LA LUNA. Quante storie, quante lacrime. Sono qui con voi, ascolto.
Martina | Venerdì, 24 settembre 2010 @12:03
Cara Lisa,
Leggo spesso i tuoi buongiorno su City e ne rimango colpita ogni mattino.
Volevo chiederti se potevi consigliarmi una raccolta di poesie che ti è particolarmente
piaciuta, perchè vorrei fare un regalo ad un amico.
Grazie
Martina
Carrie | Venerdì, 24 settembre 2010 @10:51
Ho guardato la luna ieri sera, da sola, mentre il mio uomo era altrove, con suo figlio...
...a me figli non può darne più e così si consuma lentamente il dolore...
...questo unico figlio, usato dalla madre come arma contro di me ed anche contro il mio uomo, seppure è il padre di suo figlio, mi ricorda ogni giorno, ogni istante che riesco a dimenticare la mia nulliparità, che invece lui c'è e ci sarà sempre. E sempre sarà motivo di disunione tra me ed il mio uomo.
E così anche il luttto della mancata maternità, invece di essere condiviso dalla coppia, è artificialmente solamente mio.
E così,anche l'ennesima ingiustizia si è consumata.
Ma un girono, avrà finalmente termine il Dolore?
Intendo, in questa vita terrena?
Carrie | Venerdì, 24 settembre 2010 @09:49
Sì, illudiamoci che la luna possa portarle via, le nostre lacrime, ma il dolore, quello no, quello resta SEMPRE, dentro, come un vuoto ENORME riempie il mio cuore e mille aghi lo perforano e lo fanno sanguinare.
Laurel | Giovedì, 23 settembre 2010 @21:08
Cara Lisa anch'io mi chiedo se la luna riuscirà a portare via la mia tristezza, i miei dubbi, i miei sogni. Ieri sera prima di andare a dormire l'ammiravo e speravo che portasse i miei desideri lassù tra le stelle e che qualcuno guardandola pensasse a me.....
patrizia rogers | Giovedì, 23 settembre 2010 @20:21
Cara Lisa, stasera ero sul (nostro) molo e c'era una luna meravigliosa, tanta gente, da sola o in compagnia, e ho ripensato ai tuoi versi di oggi (virtualmente, quindi, c'eri anche tu). Anche se commento di rado, ti leggo quotidianamente. Comunque, veniamo al punto. Ieri sono andata a Venezia a vedere la Biennale Architettura, che mi è piaciuta e mi ha divertito molto. Certo, qualche inevitabile nostalgia in quanto il fresco "ex" è architetto, però mi sono goduta una giornata condita da un sole settembrino favoloso. Due cose da segnalare/richiedere: in diverse foto la curatrice, Kazuyo Sejima, sfoggia una collana piuttosto lunga di perle trasparenti, ne sai niente? Poi, volevo sapere se conosci le "malefatte" di Venezia, borse fatte con riciclando il tessuto degli striscioni pubblicitari, da una cooperativa del Carcere di Venezia. Da fine luglio sono in vendita anche in un negozio ad hoc di Venezia, ieri ne ho comprate due, non mi decidevo. Ho fatto male?
carla | Giovedì, 23 settembre 2010 @17:51
Questa mattina ho pianto per un'ora e più, singhiozzando così tanto da non avere il fiato per respirare, le lacrime sgorgavano così forte che mi annebbiavano gli occhi...
Non so se la luna stasera riuscirà a portarsele via.
Marina | Giovedì, 23 settembre 2010 @13:59
Ma hai poteri telematici? Proprio poco fa mangiando sola, soletta alla mensa pensavo ad una cosa che é successa ieri e qualche lacrima é diventata incredibilmente facile. Stando in un luogo pubblico l' ho trattenuta bene, ma sono qui davanti allo schermo con un po' di nostalgica tristezza. Ieri pomeriggio é venuta l' assistente sociale per i consueti controlli post adozione, abbiamo parlato con lei un paio d'ore, c' era jad carinissimo, piu' del solito, affettuosissimo come mai prima, i bambini hanno le antenne. Con lei abbiamo ripercorso il viaggio in Marocco e cosi' ancora una volta quando le ho parlato del giorno che l' abbiamo via dall' istituto, del suo sguardo perso, occhi di bimbo di un anno che non sa cosa gli sta capitando, della paura di fare la cosa sbagliata mi sono commossa. Come se sentisse questo stamattina é venuto nel mio letto e mi abbracciato tanto, quanto si puo' amare un essere indifeso, e quante volte sanguinerà questa ferita. Poco fa al solo ricordare ancora le lacrime, non sono una donna forte!!!
Andrada | Giovedì, 23 settembre 2010 @13:44
Ti dirò Lisa, che la Luna mi fa uno strano effetto. Rimango incantata a guardarla ogni volta che c'è sereno, e soprattutto se è piena. E devo dire anche che nei giorni in cui c'è la luna piena sono estremamente sensibile e melanconica. Sarà che sono Bilancia, e la Luna ha un forte effetto sulle Bilance (dicono così, per chi ci crede ovviamente: a me piace credere a quello che mi conviene :-) ). Bellissima la Luna ieri notte. Grande, tonda e luminosa. Tanti pensieri per me, e anche qualche lacrimuccia (asciugata in fretta e furia, non ho tempo per piangermi addosso).
Un buongiorno azzeccatissimo! Buona giornata a tutti.
Mercoledì, 22 settembre 2010 @14:26
"Al suono ipnotico della lavatrice
lavo le mie macchie
curo le ferite
trasformo il dolore in cicatrice".
(Francesca Genti)
Sarebbe meraviglioso poter mettersi in lavatrice, uscirne puliti e profumati: senza più le macchie dei rimpianti, delle malinconie, del disamore. E stenderci fuori ad asciugare, respirando l’ultimo tiepido sole.
(I versi di oggi sono tratti da "Poesie d’amore per ragazze kamikaze", di una giovane poetessa italiana che mi piace molto: Francesca Genti. Ricordate "Ti aspetto sulla Via Lattea/ al chilometro numero nove"? Era il primo Buongiorno che le ho rubato, quello del 24 marzo. Altri suoi versi li trovate il 2, 15 e 29 aprile. A me però il Buongiorno di oggi ha fatto venire in mente Emma, Aspirante Madre nonché Casalinga Telematica, e il Richiamo della Lavatrice, ricordate?)
Giusy | Giovedì, 23 settembre 2010 @14:46
Oggi ho letto con attenzione la posta precedente. Grazie Simona per aver voluto condividere la piccola emozione che avrai provato scoprendo una minuscola ila alloggiata in una bellissima rosa autunnale. Le mie rose invece sono davvero arrugginite, provate dal caldo sole romano. Tornando al "fuori posto" io lo sono per un fatto di età, però mi piace affacciarmi sul vostro giovane mondo femminile, forse perchè ho generato solo maschi.
LISA | Giovedì, 23 settembre 2010 @11:51
Per ALESSANDRA: ah, l'iPad! Meglio, molto meglio di una it-bag. E marmellate di mirtilli... Riscrivimi quando avrai finito "Un giorno" di Nicholls, sono curiosa di sapere cosa ne pensi. Io a questo punto aspetto il film! Per CARLA: tintoria? O i rimedi della nonna. Cercati su Internet da vera Casalinga Telematica.
Sabrina | Giovedì, 23 settembre 2010 @09:34
Alessandra, che bello! E' proprio questo che amo, unire la spensieratezza di un picnic a discorsi un po' più impegnati, è bello perchè vuol dire che nella propria vita c'è spazio per tutto... Per la poesia e per la moda, per la voglia di stare a casa e godersi la tranquillità delle piccole cose e per viaggiare e scoprire nuove realtà. Buona giornata a tutti!
Alessandra | Mercoledì, 22 settembre 2010 @22:48
Ciao Lisa, come mi piacciono questi tuoi post che sanno d'autunno: profumo di armadi, rose arrugginite e il suono ipnotico della lavatrice. Mi piacerebbe chiudermi in casa a mettere in ordine cassetti fare bucati e marmellate (quella almeno l'ho fatta - mirtillo) e addirittura fare lunghe sciarpe a maglia (ma da più di vent'anni non prendo un ferro in mano). Invece sto tutto il giorno fuori di casa, attaccata a computer e telefono, passando da una riunione a una conference call. Per questo mi piace il tuo blog, perché apre quotidiani spazi poetici, per sognare e riflettere. Ma mi piace anche la leggerezza delle cronache fashion, e mi incuriosiscono le interviste agli scrittori e i suggerimenti di libri (sto leggendo One day, adesso e mi sta piacendo molto). Mi piace che si parli un po' di tutto, anche se adesso ho meno voglia di parlare di me di quanto non avessi la prima volta che mi sono affacciata sul vecchio blog. Posso pero', con un po' di ritardo, dire cosa porto con me nell'autunno di questa estate: uno splendido iPad, da cui ti sto scrivendo, le immagini della Highline al tramonto, popolato di coppie e gruppi di amici che si portavano cesti da picnic per l'aperitivo, un retreat un po' alternativo nel New Hampshire dove si facevano passeggiate e bagni in un lago bellissimo e la sera si discuteva della politica di Obama. Buon autunno!
carla | Mercoledì, 22 settembre 2010 @18:38
e quando anche la lavatrice non funziona più ( come la mia!) chi potrà aiutarci a lavare via le macchie?
Bastano i vecchie rimedi ?
Lila | Mercoledì, 22 settembre 2010 @16:28
Grazie Simona e un soffio. E sì, Lisa, sarebbe meraviglioso ogni tanto infilarsi in lavatrice per uscirne senzia rimpianti e nostalgie. Per quanto riguarda poi il respiro del sole spero che queste giornate settembrino mi regalino ancora un bel pò di emozioni.
Simona | Mercoledì, 22 settembre 2010 @15:08
E come se mi ricordo del richiamo della lavatrice e anche dello stendino itinerante! Sì, sarebbe proprio bello essere come i panni che vengono lavati, centrifugati e asciugati al sole (ma non hai una fantastica asciugatrice?). Però mi pacerebbe essere di cachemire perchè mi farebbero il programma ... SPA! Sul discorso blog penso ci sia spazio per tutto e tutti: aspirantato, poesia, libri, moda, viaggi, filosofia. A me la poesia non piace (non ammazzatemi) e quindi quando dissertate su di lei io non commento; se la poesia invece è un pretesto per filosofeggiare sulla vita allora ho qualche appiglio. Sulle "rose arrugginite": su una rosa del mio giardino kleenex ho trovato una ila ovvero una rana di quelle piccole e verdissime ormai rare: si era infilata tra i petali della rosa. Bellissima! Essendo rara dedico la piccola ila nella sua rosa a tutte/i voi come portafortuna.
Martedì, 21 settembre 2010 @09:10
Scusate l'assenza - dovuta a un diluvio che ha provocato, tra l'altro, un tilt telematico. (Certo, quando pensavo alla "pioggia che cuce il cielo alla terra", pensavo a una pioggia romantica, non certo a un'alluvione!)
- Ecco il Buongiorno di ieri, lunedì 20 settembre:
"Le rose arrugginite dell'autunno
osservano lo spazio bianco dalla pioggia -
la pioggia cuce il cielo alla terra
con mille brividi e punti".
(Maria Pawlikowska)
Ma come sono belle, anche se arrugginite, le rose dell'autunno. Come si abbandonano, alla pioggia.
(I versi di Maria Pawlikowska sono tratti da "L'altro sguardo - Antologia delle poetesse del '900", Mondadori).
- Il Buongiorno di oggi, martedì 21 settembre, invece è:
"Era puro il respiro di quest'armadio. Sapeva leggermente di mele ed era fresco, intonato alla vernice opaca del suo esterno bruno e cupo".
(Ferenc Körmendi)
Fa freddo. Cambio di stagione. Che piacere aprire gli armadi, tirare fuori calze e maglioni. E respirare l'odore dell'inverno che verrà.
La frase di oggi è dello scrittore ungherese degli anni Trenta Ferenc Körmendi, ed è tratta da "Incontrarsi e dirsi addio", in una vecchia edizione Bompiani)
LISA | Lunedì, 27 settembre 2010 @08:14
Davvero, sono finita in classe? Che emozione! Racconta qualcosa di più... Chi sei, quanti anni hai, in che città è la classe poetica? L'Autrice è orgogliosa e curiosa.
Anonimo | Domenica, 26 settembre 2010 @18:17
Sai,la mostra prof un paio di volte ci ha portato il giornale e ci ha fatto fare lezione su queste poesie =)
LISA | Venerdì, 24 settembre 2010 @16:25
In effetti neppure io mi sento dolcissima. Meglio così, altrimenti ti si mangiano come uno zuccherino.
Lila | Giovedì, 23 settembre 2010 @08:59
Fiorenza ma essere intelligenti, abili e colte non vuol dire non essere dolci e poi io che ho conosciuto Lisa personalmente anche se la conoscenza è stata breve, posso dire che Lisa è anche una donna sensibile, che guarda dentro. Poi, Fiorenza, io non ho detto che tu non sei unica ma che in questo blog non ci si sente mai fuori posto almeno così è per me. Buona giornata
Fiorenza | Mercoledì, 22 settembre 2010 @21:52
Cosa non ho capito Lila? Non desidero essere accomunata a nessuno, spero che almeno questo tu lo capisca: inoltre, Lisa non mi sembra dolcissima ma questo è un complimento. E' intelligente, abile e colta.
carla | Mercoledì, 22 settembre 2010 @18:44
ricordate Alda Merini? aveva sempre rossetto sulle labbra e unghie rosse...
La poesia è bellezza, sentimento ma anche racconto e forse ciò che ci piace indossare non parla di noi?
Lila | Mercoledì, 22 settembre 2010 @16:22
In questo salotto non ci si sente mai fuori posto capito Fiorenza e Giusy? La dolce Lisa è una perfetta padrona di casa. A me Lisa le rose piacciono tanto ma amo il loro profumo in primavera e devo dire che l'inverno vorrei non arrivasse mai! Per Annalisa: buon viaggio romantico.
LISA | Mercoledì, 22 settembre 2010 @14:24
Fuori posto? Ma figuriamoci. Anche le poetesse si interrogano su calze, borse, forse pure sui tronchetti. Ricordate Sylvia Plath, la tormentatissima Plath? Eppure scrisse di pantaloni animalier:
"Dovrei pettinarmi i capelli seduta su uno scoglio in Cornovaglia.
Dovrei portare calzoni tigrati, avere un amante".
Ma, visto che è pur sempre una poetessa, continua così:
"Dovremmo incontrarci in un’altra vita, incontrarci nell’aria
io e te".
(Era il Buongiorno del 28 gennaio 2010).
Giusy | Mercoledì, 22 settembre 2010 @13:50
Qui manca la più "nota" nota del diapason e mi riferisco a Lisa. Comunque ho l'impressione, spero sbagliata, che poche (pochi) di voi leggono veramente i messaggi inviati.invece è bello, interessante ascoltare differenti opinioni, commentarle e, per favore, non solo su collants, etc. e qui spezzo una lancia in favore di Fiorenza. (però come mi sono divertita con le varie " fashions" ) Dubbio sulla esse finale. Ciao a tutte: tanto lo so bene, passerete oltre il mio commento. A me va bene così: a tutte, buon pomeriggio.
Annalisa farmacista | Mercoledì, 22 settembre 2010 @11:30
Si parla d'altro quando manca la cultura per parlare di poesia. E io ne sono un po' priva. Nessuno (spero) è fuori posto, altrimenti la prima fuori luogo potrei essere io! Perdono!
Sabrina | Mercoledì, 22 settembre 2010 @11:21
Cara Fiorenza, qui nessuno è fuori posto!
Fiorenza | Martedì, 21 settembre 2010 @20:36
ok, qualche pasticcio... tanto qui si parla tanto di scarpe, calze, viaggetti,ecc. E' giusto così, sono fuori posto quindi scusate tanto
Fiorenza | Martedì, 21 settembre 2010 @20:30
le rose d'autunno non mi però le rose autunnali sono belle, son
No, le rose d'autunno non mi sembrano arrugginite, sono belle, sono ceree, sono una sorpresa a dispetto del caldo estivo che le ha sciupate, sono una promessa per la prossima primavera. Ma le più belle, almeno per me, sono le rose d'inverno.
Annalisa farmacista | Martedì, 21 settembre 2010 @11:04
Grazie Lisa del consiglio fashion. In effetti li sto vedendo molto abbinati a microabiti o gonne svolazzanti e devo dire che la combinazione mi piace. Bisognerà poi vedere se addosso a me stanno bene: nonostante sia magra e abbia una taglia minuta (38-40) tante volte le cose non me le vedo addosso. Mah! Il romantico coniugale parte il 4 ottobre fino all'8. Cinque giorni per rilassarsi, parlare inglese (speriamo: io poi sono molto sfacciata e attacco bottone con chiunque e i glaciali inglesi mi guardano un po' strana), mangiare cose nuove e portare a casa un po' di rose tipicamente british country. Magari su una stoffa da poi usare per confezionare delle borse che ho visto domenica ad una sagra, fatte appunto con avanzi di stoffe, ma dalla forma molto accattivante. Magari le potrei usare per contenere le marmellate che voglio regalare...(i puntini ci vogliono)
Venerdì, 17 settembre 2010 @07:00
"Dopo aver fatto l’amore, dormiremo abbracciati. La tua schiena contro il mio ventre. E io stringerò le dita dei piedi intorno alle tue caviglie, come delle mollette, perché tu non possa volar via la notte".
(David Grossman)
I gesti dell’amore, i segreti della notte.
La frase di oggi è tratta da "Che tu sia per me il coltello" (Mondadori), dello scrittore israeliano David Grossman. L'ho incontrato la scorsa primavera, io, un giorno di pioggia, e un paio di galosce verdi. Leggete l'intervista nel post del 19 maggio.
carlo martello | Martedì, 21 settembre 2010 @21:58
Ti posso dire Lisa che il mio secondo nome è Carlo. Martello l'ho aggiunto perchè pensavo alla Falce che vorrei tanto incrociare. Il mio nick non ha niente a che vedere con il fiero guerriero che non fu mai un vero re. Ma questo lo saprete tutte e tutti. E se la mia sospirata falce si tramutasse in un coltello Kafkiano? Se ben ricordo, Milena fu un amore platonico. Per me sarebbe un disastro.
LISA | Martedì, 21 settembre 2010 @09:05
Hai ragione, ARIA. Forse è uno di quei libri che hanno senso solo per il "durante" - per il coltello che scava nelle loro anime, per tutte quelle lettere e quel languore - e quando arrivi alla fine, ti rimane solo tutta quella pioggia. E il vento del Nord.
LISA | Martedì, 21 settembre 2010 @09:02
"Volavo via prima, con lui sono rimasta". ANONIMA che ha scritto queste bellissime parole, mi racconti chi sei?
LISA | Martedì, 21 settembre 2010 @09:00
CARLO MARTELLO: no ai coltelli usati impropriamente (ma la frase di Kafka a Milena da cui è tratto il titolo, "Che tu sia per me il coltello con cui frugo nella mia anima", è bellissima). E del martello del tuo nickname, che mi dici?
LISA | Martedì, 21 settembre 2010 @08:54
Per ANNALISA FARMACISTA: che ne dici di abbinare gli stivaletti color lavanda a un microabito? Gli shorts d'inverno fanno davvero troppo teenager reloaded. Quando parti per il romantico coniugale sul suolo inglese?
Carlo Martello | Lunedì, 20 settembre 2010 @22:11
che dita prensili doveva avere l'amato o l' amata nel romanzo di Grossman. Punto e a capo. Non so come ci si possa riconoscere in quei gesti. Forse mi sono perso qualcosa e non me ne pento. mi affaccio a questo blog e non me ne pento. ma non voglio coltelli usati impropriamente.
adele | Lunedì, 20 settembre 2010 @20:31
"Io t'ho amato sempre non ti ho amato mai, amore che viene, amore che vai"... le mollette (brutta traduzione, suppongo) servono a poco per chi decide di volar via, non di notte ma di giorno, dopo il caffè.
Aria | Sabato, 18 settembre 2010 @11:02
Di quel libro ho apprezzato tutto, tranne il finale, che ancora non mi so spiegare.
pkdm | Venerdì, 17 settembre 2010 @22:34
è spaventosamente bello, tutto quanto, non c'è alcun dubbio che i due si amino profondamente, come sarebbe bello se tutto ciò capitasse anche a me..............
Anonimo | Venerdì, 17 settembre 2010 @17:34
Grossmann mi manca, credo di non averlo letto perché la guerra israelo palistenese lascia ombre negative sull'anima e allontana anche chi si tiene a distanza dai razzismi, di qualsiasi marca.
La frase che hai scelto è bella, quando ho conosciuto il mio attuale marito mi son sentita così. afferrata da braccia e gambe come mollette, temeva io volassi. Volavo via, prima, invece con lui sono rimasta.
Farfalla | Venerdì, 17 settembre 2010 @15:43
I gesti dell'amore (o del post amore inteso in senso fisico) sono tanti e segreti, ciascuno ha i propri...Voglio essere controcorrente e v i dirò che a me non è mai piaciuto dormire abbracciata. Forse assopirmi per poi slegarmi dal viluppo dell'amato. Dormire per quanto mi riguarda vuol dire sognare, sentirsi liberi, volare per conto proprio.
Anna dalla stalla di Versailles | Venerdì, 17 settembre 2010 @12:57
Allora è proprio vero che alcuni gesti che noi pensiamo solo nostri sono universali, le dita dei piedi sulle caviglie come mollette per esempio .... Grazie Lisa, il libro lo leggerò senz'altro, i tuoi consigli libreschi sono sempre delle piacevoli sorprese.
Tanti soffi a tutte.
Anna
Lila | Venerdì, 17 settembre 2010 @09:26
Che bella questa scena Lisa, che visione romantica, dopo aver fatto l'amore quello di dormire abbracciati è la cosa più bella che ci possa essere, sentire l'odore del proprio amato, cingergli i fianchi, dargli altri baci. Ora smetto perché sennò mi sciolgo. Ancora più bello se questo avviene in una notte di pioggia e ci si esclude dal resto del mondo. Per Annalisa, io sono impreparata su abbinamenti con tacchi alti ma Lisa di sicuro sa il consiglio da darti. Un abbraccio
Annalisa farmacista | Venerdì, 17 settembre 2010 @09:14
Si è vero si fa proprio così. Mmmh che romantico coniugale! Però sono qui a parlare d'altro: urge consiglio su come abbinare i miei stivaletti color lavanda con vestito/short/altro per non sembrare una quasi quarantenne (ne ho 36 ma insomma) che vuol fare la ventenne. Grazie fashioniste!
Giovedì, 16 settembre 2010 @08:26
"Lo vide. Di spalle. Seduto a un tavolino. Apriva i giornali, posava il telefono, faceva un segno al cameriere, ordinava, accavallava le gambe e si metteva a leggere. Era magico contemplarlo a sua insaputa, leggergli sulla schiena i segni della notte, l’inizio della giornata, la pausa sotto la doccia… Le si abbandonava, disarmato. Joséphine decifrava la sua schiena."
(Katherine Pancol)
Guardarti da lontano. Poter decifrare la tua schiena, visto che non so decifrare te.
La frase di oggi è di Katherine Pancol, tratta dal bestsellerone francese "Il valzer lento delle tartarughe", Baldini Castoldi Dalai. Ma è pensata per tutti gli uomini-rebus che a volte si incontrano nella vita…
LISA | Martedì, 21 settembre 2010 @08:57
ELLI HIPPIE: il mondo è pieno di uomini rebus. Se solo fosse possibile decifrarli mentre neppure se ne accorgono! Ma tu, hai voglia di raccontarmi qualcosa di te? Quanti anni hai, cosa studi, e in quale città prendi l'autobus che ti porta a scuola? L'Autrice è curiosa!
Elli Hippie | Lunedì, 20 settembre 2010 @20:35
Ero pronta per andare a scuola e intenta a soppravvivere tra la massa di gente che affolla come tutte le mattine il pullman. Ed ecco che leggendo questa frase il mio cuore ha fatto un sussulto. Fose perchè mi ci sono ritrovata? Quanto tempo ho passato e forse sto passando tuttora cercando di capire i comportamenti e tutti quei segnali di "quella certa persona"..
Lila | Venerdì, 17 settembre 2010 @09:22
Fiorenza già l'ho fatto!!!Un abbraccio
Fiorenza | Giovedì, 16 settembre 2010 @20:40
perchè pensare a qualcuno che non ci vuole più, Lila? Vero, le cose cambiano, e l'oggetto del tuo amore forse avrà trovato un'altra donna che saprà amarlo in modo diverso, c osa possiamo farci? E mettici sopra una pietra, meglio un macigno.un bacio
danielle | Giovedì, 16 settembre 2010 @14:43
hai proprio ragione Lila, le cose cambiano, spesso e in continuazione, e alcune volte non ce ne accorgiamo neanche...
Farfalla | Giovedì, 16 settembre 2010 @13:58
Un po' alla frutta, forse, ma attendo il dessert. Dubbio: viene servito prima o dopo la frutta? in tal caso scambio le portate.
Farfalla | Giovedì, 16 settembre 2010 @13:50
E sì, l'uomo rebus l'ho conosciuto e forse, amato e molto. Quando ho scoperto che non si trattava di un novello Edipo. quando ho scoperto che dietro i suoi silenzi, i suoi indecifrabili commenti c'erea solo il nulla, ho chiuso la porta di casa. Senza rimpianti. Sono una donna felice.
Lila | Giovedì, 16 settembre 2010 @11:50
Credo sia bellissimo ammirare il proprio amore all'insaputa. A me piaceva moltissimo guardare mio marito dormire, mi metteva tanta tenerezza e quando lo guardavo ero contenta di amarlo come solo io sapevo fare. Le cose cambiano però...Lisa spero di non incontrare più uomini rebus. Buona giornata
Mercoledì, 15 settembre 2010 @08:19
"Era come se gli stesse giungendo una notizia insieme tormentosa e liberatoria, come se, dopo un viaggio lungo e faticoso, egli fosse tornato in una patria distrutta, e la sua casa, benché in macerie, lo accogliesse tuttavia come luogo finale e definitivo di quiete".
(Gregor von Rezzori)
Questo meraviglioso, struggente, consolatorio senso di appartenenza: casa.
(Questa frase è tratta da "Disincantato ritorno", Sellerio. Lui, Gregor von Rezzori , è stato uno dei grandi scrittori mitteleuropei: i suoi libri più belli sono quelli autobiografici ( "Tracce nella neve" e "Sulle mie tracce", Guanda). Nacque nell'allora Impero Austroungarico e morì in Toscana: in una casa nel bosco, dove ora c'è una delle pochissime "writers' retreat" in Italia, diretta, in suo onore, dalla moglie. Ci sono stata, ma purtroppo solo per un'intervista! Vengono invitati solo autori stranieri… Ecco l'intervista che avevo scritto per "Il piccolo")
Beatrice Monti von Rezzori mi aspetta in fondo al giardino. Cammino su questo prato toscano dove ha camminato, prima di me, suo marito, uno degli ultimi grandi mitteleuropei, Gregor von Rezzori. Tra questi ulivi veniva a riposarsi l’instancabile viaggiatore Bruce Chatwin, qui hanno preso il tè -o più probabilmente bevuto un bicchiere di vino rosso - Michael Cunningham, Michael Ondaatje e Colm Toíbín; qui la bella trentenne Zadie Smith, già tre bestseller alle spalle, arriverà tra poco, con il marito, il poeta Nick Laird.
Cammino e mi sembra di camminare non sull’erba ma su pagine di romanzo, calpesto non margherite ma parole: questa casa, questo parco, hanno visto passare i più bei nomi della letteratura internazionale, e altri arriveranno ancora. Qui hanno scritto, riso, chiacchierato, si sono fermati davanti a una pagina vuota; qui, da questa porta, arriveranno tra poco nuovi nomi, nuovi scrittori, dall’America ma anche dall’Iran e all’Africa.
E forse è proprio questa la vera eredità mitteleuropea: aprire la propria casa, aprire le finestre ai venti e alle correnti del mondo. Gregor von Rezzori, nato a Czernowitz quando era ancora Impero Austroungarico, poi Romania, oggi Ucraina, ha visto e raccontato tutto: la dissoluzione dell’Impero, ma anche i crocevia di lingue, culture, destini, migrazioni. E la casa dove ha vissuto i suoi ultimi anni è diventata un rifugio per scrittori, sotto la guida sicura di Beatrice, grazie a una Fondazione chiamata semplicemente Santa Maddalena Foundation, dal nome dell’angolo di Toscana dov’è nata.
Una casa aperta agli scrittori. Cioé?
- Qui a Donnini offriamo una camera da letto con vista; uno studio con una porta da chiudere, silenzio, isolamento. Ho vissuto così tanti anni con uno scrittore, so che è di questo che si ha bisogno. Con in più la possibilità, a cena, di chiacchierare, bere un bicchiere di vino e parlare, volendo, di letteratura.
E a cena, si chiacchiera in inglese?
- Di solito sì. Ma c’è chi l’inglese non lo parla proprio. Come Péter Esterházy, che conosce praticamente solo l’ungherese. Il che non gli ha impedito di discutere di filosofia con Michael Cunningham (l’autore di "Le ore", da cui è stato tratto un film hollywoodiano con Meryl Streep e Nicole Kidman, ndr), che si aiutava con 25 parole in tedesco, e con Zadie Smith. Così diversi, ma si sono trovati. E’ questo che mi piace della Fondazione: le sorprese. Che nascono anche dagli intrecci, dalle simpatie, antipatie o dalle affinità inaspettate, tra gli scrittori che si ritrovano qui.
Zadie, la giovane scrittrice anglo-giamaicana così amata anche in Italia, torna spesso da lei...
- E’ venuta due volte, come "residente". Ma da quando lei e il marito, il poeta Nick Laird, si sono trasferiti a Roma, ci viene spesso a trovare, per il weekend. Loro e il loro carlino (Beatrice sorride e accarezza il suo: in una casa in campagna non potevano ovviamente mancare i cani).
Dunque ospita scrittori, ma anche i loro compagni?
- No, qui si viene per scrivere... L’unica eccezione "famigliare" è stata fatta per una madre e una figlia, entrambe scrittrici: Anita Desai e sua figlia Kiran. Ma sono molto indipendenti, non sono legate dal solito strettissimo cordone ombelicale. E Kiran ha scritto qui il suo "Eredi della sconfitta" (in Italia pubblicato da Adelphi, ndr), che ha vinto il Booker Prize.
Beatrice si alza, mi dice: "Ma lei vorrà vedere lo studio di Grisha"...
Certo che voglio. Grisha, ovviamente, è Gregor von Rezzori; e lo studio più bello, con una grande vetrata su Vallombrosa, è il suo, rimasto praticamente intoccato. C’è una vecchia macchina da scrivere, una foto in bianco e nero di una giovane, magnetica Beatrice; e poi, in piccolo, incorniciata, la città dove è cominciato tutto, e dove inizia anche "Sulle mie tracce": Czernowitz. Da lì von Rezzori è andato a Vienna, a Bucarest, a Berlino, a Parigi, a Roma... Ma, tra le pieghe della sua vita, c’è anche Trieste: perché, quand’era appena nato, scoppia la Prima Guerra Mondiale. I russi avanzavano, e la sua famiglia fuggì dalla Bucovina verso Occidente: in calesse. Tappa a Trieste, in una casa di vacanze del nonno paterno.
La Toscana sembra lontana secoli dalla Mitteleuropa. Come mai avete scelto di venire a vivere qui, tra Firenze e Arezzo, in una casa che ricorda ancora la descrizione di von Rezzori, "isolata come in una fiaba dei Grimm"?
- Non è difficile innamorarsi della Toscana. E nel 1967, quando abbiamo comprato la casa, che allora era in rovina, sembrava la soluzione più logica. All’epoca c’erano sessantamila case in vendita: difficile scegliere. Ma abbiamo deciso che la prima a piacere a tutti e due sarebbe stata nostra. E’ stata la seconda che abbiamo visto. E l’architetto Marco Zanuso, nostro amico, ci ha aiutato a ristrutturarla.
Beatrice mi accompagna a vederla, la "casa degli scrittori". Con quella che lei chiama "la torre", dov’era lo studio di Chatwin. Divani, tappeti, ricordi di viaggio, un’enorme vasca da bagno con i piedi, all’inglese, ma decorata e dipinta sui bordi; e libri, libri sugli scaffali, libri sui tavolini, libri che invitano a sedersi e prenderli in mano. Un grande camino nella sala da pranzo, il sottofondo perfetto per conversazioni in inglese (e forse in ungherese). E arte, ovunque. Beatrice infatti, a 25 anni, quando si chiamava ancora Monti della Corte, aveva aperto, a Milano, la Galleria dell’Ariete, portando in Italia l’arte pop americana, da Rauschenberg a Jim Dine. E ovviamente era amica di Leo Castelli, il grande gallerista newyorkese di origine triestina.
Lei vorrà vedere la tomba di Grisha...
A dir la verità non mi era neppure venuto in mente che potesse essere qui. Ma eccolo, in un angolo di bosco, con vista sulla piscina dove scrittori e scrittrici, immagino, fanno il bagno d’estate pensando alle loro trame. Qui c’è una piramide, ci sono le sue ceneri. E un’iscrizione voluta da Beatrice, che dice semplicemente "nato a Cernopol nel 1914, morto a Donnini nel 1998". Ma come, Cernopol? Cernopol non esiste, o meglio esisteva solo sulla carta: "L’ermellino di Cernopol" è il libro dove von Rezzori, che per lunghi anni fu un apolide, racconta la sua città natia, trasfigurata, immobile per sempre, senza guerre, senza lacerazioni di nazione e di confine. Ed è lì, in fondo, a Cernopol e non a Czernowitz, che da vero romanziere è nato.
Sono stata in questa "casa per scrittori" nel 2008. Da allora mi è capitato di incontrare e intervistare giovani, brillanti scrittori che in quella casa hanno scritto, trovato parole e ispirazione, e bicchieri di vino rosso. Due nomi: l'anglo-pakistana Kamila Shamsie (trovate l'intervista il 10 febbraio 2010, quando in Italia è uscito il suo intenso "Ombre bruciate", Ponte alle Grazie: il titolo del post è "Ci sono vestiti che conservano per sempre il ricordo di un giorno"). E Andrew Sean Greer , di cui forse ricordate molte poetiche frasi rubate per il Buongiorno di City. L'ho incontrato quando in Italia è uscito il suo secondo romanzo, "La storia di un matrimonio", Adelphi (trovate l'intervista il 30 luglio 2009, con il titolo: "Io e lo scrittore con la T-shirt di Obama").
Quello che mi è piaciuto, a proposito di "vestiti che portano sempre con sé il ricordo di un giorno", è che l'elegante, blasée baronessa ha regalato sia a Kamila Shamsie che ad Andrew Sean Greer dei vecchi abiti, intessuti di ricordi, del suo guardaroba. Kamila mi ha raccontato di aver accettato due vestiti estivi, uno a piccoli fiori; Andrew, delle camicie con le cifre ricamate a mano, che appartenevano al dandy Gregor von Rezzori. Un gesto che mi ha commosso e colpito: come certe nonne, o zie anziane, che insistono tanto per regalare abiti che non metteranno più, o di chi non c'è più.
Giusy | Mercoledì, 15 settembre 2010 @20:41
costretta a letto (o quasi) da morbo spero non crudele, ti ringrazio per il suggerimento. Battute a parte, e seriamente, seguirò il competente consiglio. Ciao
LISA | Mercoledì, 15 settembre 2010 @15:51
GIUSY, non regalare "Disincantato ritorno", che è un romanzo; prendi invece "Tracce nella neve", o al limite "Sulle mie tracce". Il meglio di von Rezzori è l'autobiografia.
Giusy | Mercoledì, 15 settembre 2010 @13:44
Lisa, mi è piaciuta moltissimo la tua introduzione all'interessante intervista che rileggerò con calma. Ora so : "Disincantato ritorno" o altro, sarà una delle mie prossime letture e, spero, anche del consorte. Lo troverà sotto l'abete dove, a dicembre, non manca mai qualche libro. Forse sarò troppo in anticipo per la scelta ma penso di non sbagliarmi. Pensa un po', nella nostra pur nutrita biblioteca, manca von Rezzori. Ciao
Annalisa farmacista | Mercoledì, 15 settembre 2010 @10:58
In questa giornata tipicamente settembrina leggere di questo "buen retiro" per scrittori è proprio meraviglioso. Immagino il lento trascorrere della giornata, le pause per sorseggiare il te, il lavoro stancante della scrittura, gli odori che arrivano dall'esterno e rischiano di distrarre dal lavoro. Oddio che voglia di essere lì.
Martedì, 14 settembre 2010 @08:37
"Caro Roger, come vedi non riesco proprio a lasciarti in pace. Devo scriverti. Non per questo devi necessariamente leggermi…".
(Elizabeth von Arnim)
No, non posso fare a meno di scriverti. Non posso fare a meno di pensarti, di desiderarti, disegnarti nel mio futuro. E voglio solo una cosa. Che tu finalmente riesca a vedere, pensare, leggere, desiderare: me.
(Anche questa frase di Elizabeth von Arnim è tratta da "Confessioni di una donna indipendente", Bollati Boringhieri: un romanzo sotto forma di epistolario. Tempi duri, nell’Ottocento come adesso, per le grafomani sentimentali: prima almeno ci si metteva un po’, per scrivere una lettera; si imbucava, si aspettava la risposta, e l'impresa durava, poste permettendo, almeno qualche settimana. Ora mandiamo un sms, e ci agitiamo perché la risposta non arriva nel giro di cinque minuti. Ma la von Arnim ci insegna – come Jane Austen, del resto – che prima o poi lo troveremo, qualcuno che capisce, legge, aspetta i nostri sms)
Elli Hippie | Lunedì, 20 settembre 2010 @20:44
Mi trovo pienamente d'accordo con Sabrina e Dany73, come voi conservo sul cellulare i messaggi più belli o cmq quelli che mi portano alla mente qualcosa di speciale, legati ad un momento particolare, diciamo che fanno da "ponte" con il passato! :)
Pensieri | Venerdì, 17 settembre 2010 @21:31
ah, questa frase rispecchia il mio stato d'animo di questi ultimi giorni..
e il commento di Lisa è proprio azzeccato.. a volte dopo dieci secondi siam già lì che ci tormentiamo perchè non arriva risposta.. la tecnologia dicono che avvicini le persone, ma siamo sicuri che in realtà non le allontani?
ben tornata!
Sabrina | Martedì, 14 settembre 2010 @22:47
Io cerco sempre di evitare tutto questo, se penso di non essere corrisposta evito di farmi sentire, non sopporto l'idea di fargli vedere che lo penso, se secondo me lui non fa lo stesso! Per Dandy73: anch'io faccio come te, conservo i messaggi più belli e li rileggo quando mi sento sola, ma ammetto che ultimamente li cancello comunque in tempi brevi... Per Annalisa: che bella dichiarazione per tuo marito! Complimenti! Io invece nel portafogli porto il bigliettino di Natale della mia nipotina, scritto qualche anno fa, quando ancora non sapeva scrivere :-) Buonanotte a tutti
Andrada | Martedì, 14 settembre 2010 @21:26
Ammetto che preferisco di più l'aggiunta che hai fatto tu, Lisa! :-)
Dandy73 | Martedì, 14 settembre 2010 @19:58
Tutto cambia attorno a noi e cambiamo anche noi. In quest'era tecnologica fatichiamo a distaccarci dal nostro cellulare o dal nostro pc. Conservo gelosamente gli sms più smielati che ricevo per poi rileggerli nei momenti di solitudine e a volte per costruirci un bel castello di sabbia che prontamente si porta via l'alta marea.
Spero tanto anch'io di trovare un giorno qualcuno che scalpiti nell'attesa di ricevere un mio sms.
Lila | Martedì, 14 settembre 2010 @19:36
Grazie Lisa per il tuo incoraggiamento:
Lila | Martedì, 14 settembre 2010 @17:38
E già cara Lisa che bello fare come prima, scrivere le lettere e attendere che arrivi la risposta, io, con chi posso, faccio ancora così ed alla mia migliore amica ho regalato un quaderno lettera con tutte le mie poesie e tutti i miei stati d'animo, poveretta! Spero di riuscire a trovare presto l'uomo che rimanga colpito dalla mia penna, dai miei sentimenti oppure, perché no, da uno dei miei sms.
Giusy | Martedì, 14 settembre 2010 @13:28
fuori tema:" Lettera di una donna dipendente" ( perchè ammalata): mi sono tanto divertita con tronchetti, francesine etc .e mi è venuta voglia di scarpe nuove (classiche). Quando potrò uscire, batterò a tappeto tutti i negozi del circondario.Infine, desidero far sapere all'Autrice che ho finalmente scoperto che la regola d'oro del "do ut des" per me non è valida in questo blog: Io prendo tutto senza dare nulla: forse la prima volta (suppongo) in vita mia. Per quanto riguarda gli sms, ne mando, eccome, tutti o quasi, benevolmente provocatori riguardo certi temi.. ma solo a fratelli e figli. Lascio in pace le amiche, però.,
Annalisa | Martedì, 14 settembre 2010 @11:01
Ah! La libertà dell'amore! Ma si lasciateci scrivere! E' in fondo un esercitarci in attesa di trovare colui/colei che vorrà anzi desidererà leggerci. Io avevo poca pratica (ahimè) prima di conoscere il consorte, ma sto recuperando. Ed è molto bello che lui nel sul cellulare tiene gelosamente in memoria uno dei primi sms che gli ho mandato. Io invece più romanticamente custodisco nel portafogli il primo biglietto di auguri di compleanno che mi ha scritto. Mi fa tanta tenerezza. Per una come me che butta qualsiasi cosa e difficilmente si affeziona agli oggetti è un grande traguardo, o caro consorte. Sappilo.
Lunedì, 13 settembre 2010 @07:50
"E agosto finisce sono scalzi i giorni
fioriti gli astri già si sente il freddo
l’autunno è una lumaca che sporge le corna"
(Jan Skacel)
Sì, agosto è finito; settembre avanza, segue una musica tutta sua, ha il ritmo silenzioso e veloce delle foglie che cadono, delle gocce di pioggia. Presto, presto, ci avvolgerà l’autunno.
Ho usato spesso dei versi di Jan Skacel - tratti dalla sua antologia "Il colore del silenzio", Metauro - per il Buongiorno di City. I più belli, secondo me, sono quelli che ho rubato per il Buongiorno del 5 febbraio 2010:
"In cielo si raccoglie il vento,
il vento purpureo di domani,
e di nuovo l’amore,
di nuovo da tempo immemorabile
da lontano impedisce la morte".
LISA | Mercoledì, 15 settembre 2010 @08:03
Per MAMMAPAPERA: cielo, calze & denari. Che c'è di più vintage che calcolare i denari delle calze? Le calze trasparentissime (ovvero quelle da non più di 20 denari) saranno anche rétro-chic, ma per quello che mi riguarda posso fondare un altro movimento di resistenza, come quello contro il color cammello. Sono legate a un altro periodo storico, e altri uomini, mi sa, come le calze con la riga... Quelle velate, poi, quanto si smagliavano/sfilavano/pizzicavano? Uno dei più bei momenti della mia vita è stato quando hanno messo in commercio quelle coprenti: scure, morbidissime, quasi indistruttibili. Quindi: coprenti, coprenti! Anche 60/70 denari. Ma la vera novità di quest'anno è che anche le fashioniste rinunciano alla gamba nuda d'inverno, perché il diavolo veste Prada ma prende il raffreddore. E quindi, proprio Prada ha mandato in passerella modelle con calze di lana e calzettoni... Sì, avete letto bene: calzettoni! Da copiare? Direi di no. Però se per caso ti venisse voglia, le fashioniste ti capiranno. (Ma dimmi, hai conosciuto già Stella, la mia eroina Glam Cheap, l'hai già seguita nella sua avventura eurostress... e scarpe?).
Anonimo | Martedì, 14 settembre 2010 @20:44
per me, color carne, mamma papera, oppure trasparentissime, poniamo, 10 denari, di qualsiasi colore. Anonima per prudenza:-)
mammapapera | Martedì, 14 settembre 2010 @17:04
Cara Lisa, grazie della risposta, ma mi lasci così, col fiato sospeso? Che vuoi dire con abbinamento calze? Con i miei 44 anni e mezzo ed il mio dottorato di ricerca quando voi esperte mi parlate di vestiario mi sento tanto in prima elementare.
Devo abbinarle, le calze, al vestito? Alla scarpa? A me pare che con le francesine ci stiano meglio quelle un po' coprenti, diciamo 20 denari. Sbaglio? Un tono di colore più scuro o più chiaro del vestito?
Il carrello del super è già stato provvidenziale molte volte, ma io non demordo. L'unica cosa che non devo scordarmi sono i cuscinetti da mettere sotto l'avampiede perchè senza mi vengono le lacrime dal dolore.
Le calze? le calze?.......
LISA | Martedì, 14 settembre 2010 @08:31
ANNALISA FARMACISTA: gli stivali bassi color lavanda mi sembrano perfetti (come la marmellata di cipolle da mangiare col formaggio, del resto. Slurp). MAMMAPAPERA: ma certo, le francesine - soprattutto col tacco largo - vanno benissimo con la gonna e i vestitini autunnali! Fanno molto Jane Austen. Attenta però all'abbinamento calze. (No, Morgana e il suo blog tacchi a spillo non la conoscevo; ma per quanto riguarda le "lezioni di camminata sui tacchi" penso sempre a una scrittrice chick lit inglese, che consigliava di metterseli per andare a far la spesa al supermarket: si ci aggrappa al carrello, così non si cade. Prova, magari funziona!).
LISA | Martedì, 14 settembre 2010 @08:21
A LILA, neo-blogger, buon divertimento!
malu63 | Lunedì, 13 settembre 2010 @19:57
si è vero settembre ha una sua bellezza particolare e un profumo particolare, ho la fortuna di vivere nella provincia di Roma è questo è il mese in cui ci si prepara per la vendemmia, il procedimento è tutto particolare anche se si stà modernizzando molto, ma ancora ci sono persone che si dedicano a quest'arte con amore e passione come i vecchi tempi, e mi riportano indietro nel tempo quando anche il mio papà si preparava, il rumore classico che si sente è lo battere dei martelli vicino allo botti per risistemarle dopo il riposo invernale, si riempiono poi d'acqua che si profuma con la mentuccia e tutto questo lavoro continua fino a che nn si riempiono con l'uva, quindi ogni casa ha la sua piccola botte e tutto prende un senso, vi ho descritto un settembre un pò lavorativo, ma sicuramenete, dolce e profumato.
Lilabella | Lunedì, 13 settembre 2010 @19:29
E' ufficiale, da oggi anche io ho un blog. Chi volesse venirmi a trovare mi trovo su splinder ed il mio sito è http://lilarcobaleno.splinder.com . Buona lettura e mi raccomando, venitemi a trovare.
mammapapera | Lunedì, 13 settembre 2010 @18:49
PS: se ti incuriosice il sito di Morgana sappi che non lo tiene più lei. La versione più completa disponibile la pubblica sul suo sito 'anacreonte'.
....ma forse lo conoscevi già.......
mammapapera | Lunedì, 13 settembre 2010 @18:43
Cara Lisa, ciao, buonasera. Non mi conosci, ma ti leggo spesso e grazie a te l'inverno scorso ho conociuto Jane Austen, te ne sarò grata per sempre.
L'autunno, e per me un dubbio: vorrei comprarmi un paio di scarpe invernali nere o grigio scuro e sono indecisa tra tronchetti e francesine. I tronchetti mi sembrano più universali, ma delle francesine mi attira il carattere, più malizioso, consapevole, che ti permette di interpretarle.
Sono pare mie?
Le posso mettere con tutto come i tronchetti?
Il tipo che ho in mente è nero, scamosciato, con una lavorazione traforata o 'merlettata', con tacco medio-alto ma non a spillo, credo si dica tacco cubano, un po' a colonna. Ci cammino meglio e non traballo.
Mi piacciono le tue riflessioni-moda e così ti chiedo: la mia idea di francesine ti fa proprio pena? Che ne pensi?
Ho 44 anni, passati con i sandaloni mefisto (portati, fino a 2 anni fà, coi calzettoni bianchi) d'estate e con scarponcelli allacciati d'inverno. Ho imparato a camminare coi tacchi la scorsa primavera, mi ero innamorata di un paio di sandali di raso nero con un fiocco lillà. Ho cercato un libro, o un sito per imparare e ho trovato 'tacchi a spillo' di morgana.Mi sono esercitata per 2 mesi e a maggio ho messo i miei sandalini di raso, alla prima comunione di mia figlia. Per me una vittoria. Parenti sbalorditi.
Mi aiuti per le francesine?
Le potrei mettere con un vestito? O vanno solo con i pantaloni?
Un bacio
Dandy73 | Lunedì, 13 settembre 2010 @16:05
E si alza un vento..un vento freddo, come le foglie le speranze butta giù…ma questa vita cos’è se manchi tu…
(Nada, Festival di San Remo, 1969)
Se non ci fosse l’amore a riempire la nostra vita…
Lilabella | Lunedì, 13 settembre 2010 @14:03
L'autunno non è la mia stagione preferita ma c'è un non so che di complicità e semplicità in quella lumaca che sporge le corna. Inoltre da noi a Roma le giornate di settembre ed ottobre sembrano avere una luce particolare. Grazie, Lisa, per questa poesia, mi fa iniziare bene la giornata. Buon inizio di settimana a tutte/i
\'povna | Lunedì, 13 settembre 2010 @10:09
quando questa lumaca appare (e la sera il buio diventa davvero vero buio), la 'povna non può evitare di provare momenti di rimpianto e di tristezza... anche se questi versi, bisogna dirlo, consolano e sono davvero molto belli
Annalisa farmacista | Lunedì, 13 settembre 2010 @10:01
Si il caldo torrido è finito (per fortuna) e cominceranno le pioggie. Ma che bello! Lo scottish weather io lo adoro e sarà per questo che per festeggiare i 40 anni del consorte riproviamo a tornare nelle isole britanniche (sperando nella clemenza del vulcano). Per l'occasione, anzi no, per un insano friday-shopping, ho comprato un paio di stivali con tacco basso, a metà polpaccio, proprio quelli che come come Andrada non ha mai amato abbinati con i vestitini, che adesso invece correrò a comprare per appunto i giorni uggiosi londinesi e dintorni. Anche perchè (botta di gioviiezza) per festeggiare i 40 ho prenotato un concerto di un gruppo emergente in un club londinese. E mica ci posso andare con le scarpe da ginnastica e la felpa di H&M? O si? Ah dimenticavo il colore dei suddetti stivali: lavanda. Sono perdonata per questa caduta di stile? Intanto mi sto attrezzando per la marmellata di cipolle che dicono abbinata ai formaggi sia una prelibatezza.
Domenica, 12 settembre 2010 @10:07
Sapete già (è il mio accorato post del 30 agosto) che vorrei fondare un movimento di resistenza contro il ritorno del color cammello. Ero tentata di prendere posizione anche contro gli ankle boots. Traduzione: i tronchetti: che, come dichiara saggiamente il nome italiano, troncano, in effetti, la figura. Però ne ho comprato un paio in tempi non sospetti, ormai anni fa; e in effetti li metto, a volte persino con i microabiti autunnali. Ecco l’articolo che ho scritto per Grazia.
Ma riusciremo a camminarci? La domanda non è così peregrina. Gli "ankle boots", ovvero i tronchetti che affolleranno le vetrine quest’autunno, sono così alti che ci fanno già rimpiangere gli stivaletti bassi, anfibi comodi e affidabili; che saranno poco femminili, ma almeno ci permettono di correre per prendere l’autobus. E invece no. La moda quest’autunno ci vuole über-femmine: ci tenta con il ritorno dei colori cammello, del retro-glam anni Cinquanta e Sessanta… Il tutto da abbinare a calzature che costringono a un’andatura sexy: e se non vi piacciono gli stivaletti alti, l’alternativa, attenzione, pare saranno le scarpe a punta.
Concentriamoci allora sugli stivaletti. I dubbi ci sono, tant’è che anche una giornalista fashion e cattivella, come l’inglese Hadley Freeman, che si scaglia contro mode e modi dalle pagine del "Guardian", li ha definiti a rischio: interrogandosi su quell’andatura alla Bambi a cui a volte costringono. Una camminata alla Bambi? Ma sì: come un cerbiatto che muove i primi passi. Questo per dirla poeticamente, anzi disneyanamente, ironizza la giornalista inglese: in realtà, il problema è che con certi altissimi tronchetti camminare risulta davvero un’operazione in bilico. Come dimostra, ahimé, un blogger ipercelebre. Ovvero Bryanboy, il ragazzo di Manila ormai così famoso per il suo blog di moda che ha una borsa dedicata a suo nome da Vuitton, e che ultimamente è stato visto aggirarsi alle sfilate con ai piedi un paio di altissimi "ankle boots". Lo so, lo so. C’è di che indignarsi. Se i maschi, o almeno certi maschi, dopo averci rubato le borse firmate (succede, tanto che alcuni brand hanno creato delle linee per uomini), si mettono anche i tacchi, è la fine.
Non resta dunque che concentrarsi sugli stivaletti autunnali, misurare bene i centimetri, e soprattutto provarli: anche perché, come ripete la saggia Hadley, il punto delle scarpe col tacco non è di farci incespicare, cerbiatte o no, per la stanza; ma di far sì che le nostre gambe sembrino più lunghe, e più sexy se possibile, come l’andatura.
Decisi i centimetri, rimangono un paio di dettagli. Gli ankle boots che sfoggeremo, li vogliamo con le fibbie, magari una sola alla caviglia; oppure con le stringhe; o magari, esageriamo, con tutte e due? Ci piacciono di più in stile alpino rivisitato o da Mary Poppins contemporanea? E se fossero foderati di pelliccia?
Una volta scelti, una volta sperimentata la falcata (pardon, la camminata), il più è fatto. Perché poi non ci sono problemi di abbinamento. Come dimostrano le solite celebrities, gli "ankle boots" si portano davvero con tutto: con i jeans o con un micro-abito, con i calzoni, le minigonne, e persino con i leggings. Voi cercate di non assomigliare troppo a Bambi, e buon autunno nelle foreste cittadine. (Quanto alla foresta di Sherwood, per fortuna non prevede "ankle boots". O no?).
LISA | Martedì, 14 settembre 2010 @11:05
Wow, DANDY73. Amori easyjet.
Dandy73 | Lunedì, 13 settembre 2010 @11:58
Idealmente sono una persona abbastanza riservata anche se geneticamente portata a non avere alcun tipo di segreto.
Della mia vita si potrebbe davvero scrivere un libro e non è detto che un giorno arriverò a farlo. Ne ho già scelto il titolo ma quello resta top secret! ehehe
Appassionata di oroscopi e affascinata dall’occulto (sempre sul net) un giorno come tanti altri, prima di mettermi al lavoro, stavo indagando su quello che poteva esserne della mia giornata
nel bene e nel male (credo solo a quello che è positivo), quando ad un tratto scorrendo con il mouse comparve una scritta " trova la tua anima gemella". Fu così che mi registrai ad una chat line.
Premetto che sono sempre stata restia a questo genere di cose, la mia era più che altro semplice curiosità di una SG (single girl).
Ma come dice il proverbio "tanto va la gatta al largo che…"ci ho messo anche l’ultima parte dell’intestino.
Non si è certo trattato dell’anima gemella del tipo "c’è posta per te", in compenso ho scoperto una città dai mille colori che forse ho idealizzato sin dai tempi del film "Il tempo delle mele".
Un po’ infantile, me ne rendo conto, ma adesso più che mai ne sto facendo una ragione di vita, o meglio una prospettiva per fuggire alla monotonia di Milano nella quale mi sento intrappolata.
Alcune persone hanno una "Second Life" sul net, io la cerco disperatamente a Paris! E credimi, non riesco a trovare uno sputo di lavoro anche perché ,non avendo sufficienti conoscenze che mi potrebbero dare una mano in tal senso, navigo nel buio.
"Aiutati che il ciel ti aiuta" non funziona, è un anno intero che cerco assiduamente postulando ad un sacco di offerte ma con scarso esito. Io sono combattiva e non mi perdo d’animo, spero di coronare questo mio sogno.
Dopotutto un’esperienza all’estero (nonostante la mia età) può contrassegnare un buon feedback sul mio c.v. e poi mi dico sempre che non è mai troppo tardi per tornare indietro.
Comunque, dopo questa storia durata ben due anni, non contenta della lezione, sono incappata in un’altra.
Ed eccomi qui: Milano-Paris/Paris-Milano almeno una/due volte al mese facendo la felicità delle compagnie low cost. Non volo solo per ragioni di cuore, quella città così multietnica, con la sua mentalità mi rende VIVA!
Mi sento protagonista e non antagonista della mia vita. Sono un vero sagittario con l’arco e spero di lasciare il segno con le mie frecce!
'povna | Lunedì, 13 settembre 2010 @10:10
no, grazie al cielo la foresta non li prevede (ed è per questo che la 'povna è 'povna da scarpe buffe, rapide, poco taccate...)
http://nemoinslumberland.splinder.com/
LISA | Lunedì, 13 settembre 2010 @09:25
DANDY73: ti prego, racconta! Adoro le storie romantiche, Jane Austen reloaded. Facebook chat?
Dandy73 | Lunedì, 13 settembre 2010 @08:38
Niente è impossibile e chi CERCA trova!!!Di sicuro il tuo romanzo mi piacerà!
Ebbene sì!! A prescindere dalla passione sviscerata per la ville lumiere dove mi sento veramente a mio agio, si tratta di un amour parisien conosciuto in chat. Non mi era mai capitata una cosa del genere...
LISA | Lunedì, 13 settembre 2010 @07:17
Mi piace molto, DANDY73, l'idea che tu sia finita su questo blog per caso, calzando un paio di tronchetti! E spero che tu conosca presto Stella, la protagonista del mio romanzo Glam Cheap. (E' difficile da trovare, perché è uscito tre anni fa e nella maggior parte delle librerie è esaurito, bisogna ordinarlo; si può ordinare anche su ibs, basta cliccare qui a sinistra. Ma qualcosa mi dice che ti dovrebbe piacere!). Un'altra domanda dall'Autrice curiosa: weekend a Parigi? Un amour?
LISA | Lunedì, 13 settembre 2010 @07:13
GIORGIA: un'estate con Jane Austen. Bellissimo.
Giorgia | Domenica, 12 settembre 2010 @23:38
I tronchetti sono orribili e mai ne calzerò, invece del "color cammello" se ne può parlare: ho un bellissimo cappotto che finalmente potrei indossare di nuovo.
Ho trascorso l'estate con Jane: ho divorato i suoi romanzi (nell'ordine: Emma, Mansfield Park, Orgoglio e pregiudizio, L'abbazia di Northanger, Persuasione, Ragione e sentimento) e le sue eroine sono diventate tutte mie amiche, in ogni personaggio trovavo i tratti di qualche conoscente. Insomma... 6 romanzi sono finiti troppo presto!
Un abbraccio
Dandy73 | Domenica, 12 settembre 2010 @19:37
No, in tutta onestà surfando sul net ho trovato il tuo articolo e mi sono soffermata a leggerlo incuriosita dall'argomento; essendo stato un acquisto del giorno precedente. Cerco sempre di scoprire qualcosa in più sulle tendenze moda a Parigi e sono incappata nel tuo blog. Sono dell'idea che nulla accade per caso... adesso ovviamente comincerò a leggere i tuoi articoli. E perchè no?? Anche a commentarli visto che la scrittura è una delle mie passioni! Grazie per aver letto il mio commento!
LISA | Domenica, 12 settembre 2010 @14:03
Però, DANDY 73, sono troppo curiosa e ti faccio una domanda non-tronchetti: mi conosci perché hai letto Glam Cheap (e hai conosciuto Stella: chissà quanti tronchetti al cheap market quest'autunno!). Oppure perché mi leggi su City? Oppure?
Dandy73 | Domenica, 12 settembre 2010 @12:59
Buongiorno Lisa,
pienamente d'accordo con te a proposito dei tronchetti. Nonostante lavori nel settore moda da circa 13 anni, non mi definisco una fashion victim. Cerco sempre di estrapolare la versione più sobria dalle tendenze del momento ricavandone uno stile del tutto personalizzato.
Proprio ieri pomeriggio mi sono dedicata alla ricerca di un paio di tronchetti e in tutta onestà confesso che no è stato per nulla facile trovarli. Tutte le vetrine di Milano e dintorni ne sono letteralmente invase ma trovare il paio adatto a me mi è sembrata un'impresa titanica. Ammetto di avere dei gusti un pochino difficili ma a volte cercare la normalità è più che complicato. Essendo spesso a Parigi durante i week-end e non avendo una vita mondana esagerata i miei acquisti si rivolgono alla praticità ed alla comodità dovendo affrontare lunghe camminate. Tacchi improponibili non fanno più il mio caso e alla fine, dopo un lungo peregrinare ho trovato un paio di tronchetti scamosciati color taupe tacco 6 senza fibbie o strass annessi. Puliti e semplici, proprio come li stavo cercando, che si sposano con qualsiasi capo: dal legging al jeans, dal vestitino castigato e bon ton a quello aggressivo e sexy. Se avessi ostentato con un bel paio di tacchi il quoziente del mio sex appeal sarebbe sicuramente aumentato ma trovo che il "saper camminare" sia molto più femminile di una "trampolata Bambi" spesso ridicola ed incespicata.
Il mio motto?? Saper far propri i codici della moda...
Buon shopping a tutte!
Andrada | Domenica, 12 settembre 2010 @12:10
Fosse così semplice e azzeccato mettersi sempre i tacchi! Comunque i tronchetti non mi sono mai piaciuti, così come non mi sono mai piaciuti gli stivali d'estate con i vestitini...fino a un mese fa. Eh sì, perché mi è bastato trovare un bel paio di stivali di camoscio grigi scontati del 50% che non ho resistito e li ho comprati. E siccome non fa ancora freddo e la voglia di metterli è tanta, ho cominciato a vestirmi come quelle che ho criticato per tutta l'estate. Devo dire che mi sono abituata già, e che quasi quasi mi dichiaro una fan di questo look.
Forse finirò per adorare anche i tronchetti. Mai dire mai. Sarà perché a volte si ha voglia di cambiare, e si arriva ad adottare look scartati precedentemente. Chissà.
Venerdì, 10 settembre 2010 @07:36
"Il sole mi è entrato nelle vene e ha trasformato tutto in oro".
(Elizabeth von Arnim)
La luce mi accarezza, l’estate mi ha riempito il cuore; davanti agli occhi, ho nuovi orizzonti. Tutto brilla d’oro, tutto è oro: luccica dorata, lo sento, anche questa nuova forza che mi vibra, piano, dentro.
(La frase che ho scelto per la mia rubrica su City oggi è tratta da "Lettere di una donna indipendente", Bollati Boringhieri: ed Elizabeth von Arnim, lo sapete, è una delle mie scrittrici preferite, la donna di cui avrei voluto essere amica! Intanto mi consolo pensando che quest'autunno uscirà un suo nuovo libro. Piaceri dell'autunno)
A proposito di piaceri dell'autunno. Leggo su skype lo status di un'amica (eh sì, il social networking è l'equivalente della pausa caffè, per noi Casalinghe Telematiche) che dichiara: "devo uscire dal tunnel delle felpe col cappuccio". Spiegazione: si occupa d'arte e vive tra l'Italia e Berlino, dove, evidentemente, la miglior divisa per affrontare l'autunno è la felpa-con-cappuccio. Una specie di pigiama esistenziale. Basta chiamarlo, come fanno le fashioniste, "hoodie". Io non possiedo "hoodies", eppure mi sento dentro una felpa-con-cappuccio esistenziale, quest'autunno, non è male... Hoodie girls, dunque, oltre alle serotonina girls. (Ma qui denuncerò un'altra amica, fashionista vera: lavora per uno stilista, non dirò quale! Tempo fa mi ha raccontato che il suo abbigliamento per dormire prevede proprio "hoodies" di felpa. Il fidanzato ha avuto pietà e l'ha sposata lo stesso).
'povna | Lunedì, 13 settembre 2010 @10:07
Sì, la foresta di Sherwood è quella dell'amico Robin (e no, io non mi sento Lady Marian!). 'povna/Nastassjia: Nastassja è 'solo' matta, la 'povna è matta e buffa, e, trovo, mi si addice di più!
Anonimo | Domenica, 12 settembre 2010 @13:39
Grazie, Lisa.Leggerò il post. Oggi ho esagerato. Accetta il mio abbraccio virtuale
LISA | Domenica, 12 settembre 2010 @13:27
E, tanto per fare un nome, GIUSY, la dimenticata Alba de Céspedes, con il suo "Nessuno torna indietro", ragazze in un collegio romano negli anni Trenta, molto, molto tempo prima di Sex and the City. Leggi il post del 29 ottobre 2009.
Giusy | Domenica, 12 settembre 2010 @12:54
come spesso, fuori tono. Fuggo da una diretta TV che mi ha tolto l'appettito: E brava Fiorenza per aver ricordato Vassallo - di cognome ma non di fatto.- Ultima vittima di una lista chilometrica. Ma che tristezza! Cosa posso aspettarmi da un Paese dove il concetto di eroismo viene sovvertito con tanta disinvoltura? La mia autorisposta è: Nulla. Grazie LISA per avermi riportato alla memoria Artemisia e Anna Banti, raffinata intellettuale passata nell'oblio così come, giusto per fare un nome, la Bellonci. Ma la lista è lunga.
Andrada | Domenica, 12 settembre 2010 @12:01
Grazie Lisa! Per ricompensare la tua gentilezza e perché ti piace tanto il mio nome, da oggi mi firmerò così! :-) Buona domenica!
LISA | Domenica, 12 settembre 2010 @10:02
Per SIMONA PASIONARIA FASHION: la moda impone, e noi disobbediamo, anche questo fa parte del gioco. Sul ritorno del cammello ho già preso posizione: contro, ovviamente (vedi il post del 30 agosto). E tra rasoterra e tacco 10 ci sono i "kitten heels", le scarpe col mezzo tacco da abbinare a tutti quegli abiti anni Cinquanta e Sessanta, il retro glam che piace a chi guarda Mad Men (io non ancora, ma a questo punto ci tocca, che dite?). Per quanto riguarda i tronchetti, ora metto on line la mia appassionata dissertazione. E vado a lucidare il mio unico paio.
LISA | Domenica, 12 settembre 2010 @09:54
ANDRADA (scusa, ma il tuo nome da principessa dacia mi piace più di Andy). Dunque, io sono diventata giornalista dopo la scuola dell'Ordine dei Giornalisti, una specie di scuola-praticantato, con stage eccetera, alla fine della quale fai direttamente l'esame di abilitazione professionale. All'epoca c'era solo a Milano: selezionavano 45 ragazzi e ragazze da tutta Italia, ogni due anni. Il tema dell'esame d'ammissione era: chi sono le tue icone femminili? Io ho scelto Minnie e Paperina. Davvero. Non so ancora come mai mi abbiano accettato.
LISA | Domenica, 12 settembre 2010 @09:49
'POVNA, anche se io ti chiamerei Nastassja: Sherwood inteso come foresta, quella di Robin Hood? "Lettere di una donna indipendente" è uno dei più malinconici della von Arnim. Io la preferisco in "Il padre", o "Un'estate da sola", o "Un incantevole aprile"... Tutta colpa della Jane Austen che è in me. GIUSY: no, no, piaceri dell'autunno era il mio commento! Nel senso: aspettare un libro nuovo da leggere fa parte dei piaceri dell'autunno. Vi dirò presto il titolo.
LISA | Domenica, 12 settembre 2010 @09:44
FIORENZA: grazie per aver ricordato Angelo Vassallo, il sindaco-pescatore assassinato dalla camorra. Sai cosa mi ha stranamente toccato? Il minuto di silenzio al Festival del Cinema di Venezia, chiesto da Mario Martone, regista del film sul Risorgimento, che è stato girato proprio in Cilento, dove Vassallo era "colpevole" di fare il sindaco. Bellissimo il titolo: "Noi credevamo". (Mi piace anche la storia del titolo, che Martone ha preso a prestito dal libro di una grande donna, storica d'arte dimenticata degli anni Cinquanta e Sessanta, la donna che ci fece scoprire la pittrice seicentesca Artemisia: Anna Banti). C'è chi credeva, e chi crede, nell'Italia.
Giusy | Sabato, 11 settembre 2010 @14:28
Non leggerò "Lettere di una donna indipendente" per via di quel poco (o tanto) di codardìa che alberga in me. Sicuramente leggerò Piaceri dell'autunno, giusto per cercare di farmi piacere la stagione ormai prossima, senza "hoodies", però. Ciao Lisa
'povna (http://nemoinslumberland.splinder.com/) | Sabato, 11 settembre 2010 @12:51
Lettere di una donna indipendente è un libro per me non solo straordinario, ma anche (e questo è più raro) letto nel periodo giusto della mia vita. Un regalo di un'amica lontana, per posta, un natale: mi traghettò in un nuovo anno migliore, spingendomi a ricordarmi chi ero e a riprendermi la migliore parte di me. Anche per me il suo libro in uscita sarà un piacere!
ps. la divisa hoodie, ovviamente, è anche la mia divisa (forse perché rimpiango sempre un po' Sherwood - e non inteso come Anderson - consapevolmente o no!)
fIORENZA | Venerdì, 10 settembre 2010 @15:07
So bene che in questo interessante blog di parla e si scrive d'altro e spero mi perdonerete. Vorreo dedicare un pensiero a Angelo Vassallo, immagino che sarete tutti informati di quanto glie accaduto: il pensiero è questo: "Nessun uomo è un'isola/completo in se stesso:/ogni uomo è un pezzo del continente/ una parte del tutto." E continua... chiaramente non è farina del mio sacco
Andy | Venerdì, 10 settembre 2010 @15:00
Farfalla, non ho mai letto "L'opera al nero", quindi mi astengo! :-)
Farfalla | Venerdì, 10 settembre 2010 @14:53
Andy, Coelho è un grande scrittore, non c'è dubbio, però mi sembra che abbia un pò scopiazzato dal bel romanzo della Yourcenar: " L'opera al nero" .
Simona | Venerdì, 10 settembre 2010 @14:18
Intanto bentornate/i. Mi è piaciuta la disquisizione tra Cam e Annalisa. Adesso però desidero essere più terra a terra e porre una domanda all'Autrice nonchè "giornalista finto glam". Dunque, tra un po' saremo alle prese con il guardaroba autunnale. Chi ritirerà fuori capi vecchiotti ai quali è affezionata, chi li rinnoverà con un accessorio o con qualcosa che le/gli manca e chi comprerà parecchia roba nuova. Ma perchè il sistema moda quasi ci obbliga ad indossare capi che NON ci stanno bene? Esempio: le scarpe, o tutte rasoterra (out per le bassette) o tutte tacco 10 oppure (out per chi ama stare comoda) i tronchetti in varie declinazioni che si adattano solo a chi ha gambe da fenicottero; il beige e il grigio che "smortano" qualsiasi incarnato; i leggins anche per le 40enni il cui specchio non possiede la carta "onestà"; abiti invernali senza maniche per braccia colpite dalla prova "condisco l'insalata" e potrei andare avanti spulciando qualsaisi prewiev autunnale. Quando si apre l'armadio prima dello shopping bisogna avere spirito critico con l'occhio al portafogli, ma se desidero il tacco 5, il rosso quando "va" il giallo e la vita bassa mi sta male, cosa posso fare? Faccio" il vintage fai da me" ripescando abiti ormai scaduti, ma che mi stanno "ancora" bene? Lo so, lo so che bisogna vendere e per questo si gioca sulla vanità e sul "vorrei essere come quella celebrity", ma davvero, perchè le vetrine spesso pullulano di indumenti che, criticamente, stanno bene solo a poche? Altrimenti, ringraziando qualche attrice beccata al market in tuta, dovremmo sul serio viaggiare tutte in "hoodies". PS Tra le novità di quest'autunno trovo interessanti i Levis con un sistema di taglie che dovrebbe aiutare i fisici non perfetti e la linea di Intimissimi pensata per le curvilinee.
Andy | Venerdì, 10 settembre 2010 @14:02
Cam, "quando una persona vuole veramente una cosa tutto l'Universo è con lei affinché la raggiunga" sa di Paulo Coelho - "L'alchimista" (il mio libro preferito).
E Lisa...ti posso chiedere una cosa? Mi potresti raccontare in poche righe come sei diventata giornalista? Se non chiedo troppo!
Buon pomeriggio a tutti!
Giusy | Venerdì, 10 settembre 2010 @14:01
che invidia (postuma) per la tua amica fashionista! L'anziana che ti scrive non ha mai indossato felpeconcappuccio e se ne pente, forse. Ancora oggi indossa, e solo pe rse stessa, camicie da notte ornate di pizzi. Riflesso condizionato?
Lila | Venerdì, 10 settembre 2010 @12:47
Un soffio speciale per Cam e che oggi sia per te un giorno di luce.
Cam | Venerdì, 10 settembre 2010 @12:33
Brava SABRINA DAI MILLE IMPEGNI, bella sfida la tua ma ricordati che quando una persona vuole realmente una cosa tutto l'Universo è con lei affinché la raggiunga: qualcuno li chiama "miracoli" ... ma i sogni a volte si avverano (credimi). Quanto alla solitudine in questo periodo è meglio che non parli ... ma come fa a sentirsi sola una persona come te?
Buona, intensa, giornata e avanti tutta.
Oggi c'è il sole e la luce ha un "colore" speciale, quello dell'aria pulita dopo vento e tempesta.
Buona giornata a tutte/i.
Oro | Venerdì, 10 settembre 2010 @11:31
Mi sta concedendo e non concedenzo! Lila
Oro | Venerdì, 10 settembre 2010 @11:31
E' una bellissima canzone di Mango. Anche a me qui a Roma il sole mi sta concedenzo altre bellissime giornate di sole, e si trasforma in oro anche il cielo che sembra avere un azzurro più intenso in queste giornate così limpide. Lisa ora lo so che Elizabeth Von Arnim è la tua preferita. Quanto alle Hoodie ne ho una anche io rosa, da abbinare ad un bellissimo paio di pantaloni e da oggi in poi ne sarò ancora di più orgogliosa.
eba | Venerdì, 10 settembre 2010 @11:09
Grazie! Sapere che indosso un HOODIE e non una felpa mi fa sentire meno nerd...Meno H&M MOOD come dice il critico musicale Bettinello
Annalisa | Venerdì, 10 settembre 2010 @10:00
Posso interpretare in maniera personale il sole come il colore delle foglie d'autunno? O come quel calore che ho sentito incontrando la prima volta il consorte e avendo la consapevolezza dei nuovi orizzonti? Eh Von Armin sempre bellissima!
Giovedì, 9 settembre 2010 @09:39
"Il vento è freddo e sembra avere un sapore, come di more".
(Filip Florian)
Il vento è fresco e carezzevole, vento della sera, vento che ha dentro il verde dei boschi, l’acqua dei laghi e il ricordo del mare. Le more sanno di vento, o forse è il vento che sa di more; in bocca, ho ancora il sapore aspro e dolce dell’estate.
(Filip Florian è lo scrittore rumeno che ho intervistato – lo trovate nel post del 13 maggio - quando in Italia è uscito il suo romanzo, "Dita mignole", per Fazi)
Ieri, giorno di diluvio e di alluvionata tristezza: ben due amiche mi hanno detto che si sono arrese allo spleen e hanno cominciato a prendere psicofarmaci. Diagnosi, o almeno parte della diagnosi: calo inarrestabile di serotonina, l’ormone del buonumore. Ma non sarebbe bello se nelle more, o nei mirtilli di stagione, ci fosse della serotonina? Quasi una favola metropolitana: per curare le serotonina girls, basterebbe andare in un bosco. O al supermercato.
Lila | Venerdì, 10 settembre 2010 @11:26
Buona giornata anche a te !
Sabrina | Venerdì, 10 settembre 2010 @09:44
Ciao a tutti! Cam, non sei invadente, non preoccuparti. Sto preparando l'esame di ammissione al lavoro della mia vita, con un programma di ben 12 punti (!!!) e la richiesta del tedesco di cui so poco e niente. Lavoro tutto il giorno e studiare così non sarà semplice, ma sono molto motivata perchè ci terrei davvero tantissimo e sono contenta perchè tutto questo mi impedisce di pensare alle cose che non vanno :-) Hai ragione riguardo al confronto, ma a volte ci si sente soli ed è difficile, anche se poi ogni caso è diverso dall'altro. I versi di oggi sono bellissimi, complimenti Lisa, sai scegliere sempre passi interessanti e mai scontati. Buona giornata a tutti
Cam | Giovedì, 9 settembre 2010 @15:43
No problem ANNALISA; il fatto che qualcuno legga sfumature femminili nel mio modo di pensare per me è un complimento ... poi "slow-style" for ever (la sfida è capire cosa possa essere il nostro personalissimo "ristorante dell'amore ritrovato": un cliente a sera e tutto il tempo per pensare e stabilire un rapporto empatico con chi si ha di fronte, con ciò che si fa e alla fine ritrovare quella parte di noi stessi che ancora non conosciamo). E' possibile farlo o è pura utopia? Ditemelo un po' voi.
SABRINA la depressione è un problema complesso che si manifesta in una infinità di modi e con sfumature e livelli di problematicità assai diversi per cui una cura che valga per tutti non esiste. Concordo con te che in certe situazioni porsi piccoli obiettivi e impegnarsi a raggiungerli è utile, indispensabile, è un modo di sentirsi vivi (mi vienene in mente il tinteggiare la casa nei periodi di crisi come terapia proposta dalla Berberova nel suo Giunco Mormorante). L'idea che mi son fatto io (che con la depressione mi confronto, da tempo, praticamente tutti i giorni), idea non definitiva ma che ha una sua fondatezza, è che l'unica cosa che conti realmente è potersi confrontare con qualcuno, avere qualcuno (sia esso il terapeuta, il compagno di vita, la persona che per caso si incontra lungo la nostra strada) che riesca a capire i nostri pensieri, anche quelli che sfuggono a noi per primi. Il sapere di non essere soli è la base su cui si può poi costruire tutto il resto altrimenti non ci sono corse, cibi, stili di vita o farmaci che facciano effetto. Bisogna aver la fortuna di incontrare chi sia in grado di capire e di capirci e purtroppo persone così sono molto rare (io ho incontrato di tutto e se cominciassi a raccontare ce ne sarebbero di cose di dire). Anche scrivere in fondo è un rimedio a volte più potente di tanti farmaci costosi (e anche dannosi, Annalisa correggimi se sbaglio). Grazie per aver svelato in parte l'enigma che si celava dietro la tua nuova impresa: ero curioso, lo ammetto, ma non osavo chiederlo, mi sembrava di essere troppo invadente.
Annalisa farmacista | Giovedì, 9 settembre 2010 @14:01
Ma allora mi confermate che potrei davvero fare un salto di qualità lanciandomi nello slow-style? Una cliente di marmellate l'ho già (grazi LISA!). Scusa Cam per essere stata banale e aver pensato al femminile. Eh già dopo anni di impazzimenti (esterni ed interni - anche la mia tiroide è impazzita) penso che andare piano sia quello fa davvero bene.
Diamonds and Pearls | Giovedì, 9 settembre 2010 @13:53
Non so se è perché ho mangiato la marmellata di more questa mattina che un collega mi ha detto che quando entro in una stanza porto allegria. Sono veramente contenta e mi dispiace per questo collega che è andato in pensione. Mi fa piacere che ci sia comunque venuto a trovare, a volte si dicono le frasi fatte: tanto ci vediamo, e poi si perde il contatto con la persona che se ne va. Lui invece è stato di parola e così ci siamo fatti quattro chiacchere e ci siamo presi un aperitivo brindando a questa nuova vita. Ragazze/i allora da oggi in poi invece che una mela al giorno possiamo dire che una mora al giorno toglie il medico di torno? A me sicuramente regalano un sorriso in più. Lila
p.s. sono veramente contenta che si sia interrotta l'esecuzione di Sakineh spero che si valuti attentamente la situazione di questa donna.
Sabrina | Giovedì, 9 settembre 2010 @13:03
Mi piace questa idea delle more come rimedio alla depressione. La depressione può venire per cause esogene o indogene e mi sono sempre chiesta se i sintomi endogeni possano essere curati con rimedi naturali. Io ci combatto, con profondi sbalzi di umore, ma senza farmaci. Quello di cui sono convinta è che la depressione si vinca vincendo la pigrizia e ponendosi obiettivi che diano un risultato nel breve termine, ad esempio alzandosi la mattina e andando a correre anche se muoio dal sonno o mettendo in ordine la libreria anche se non ne ho voglia, perchè poi vedere l'ordine mi farà sentire meglio, o abche cucinare, brava Annalisa!Mio padre e una mia amica sono depressi e mio cugino lo era, conosco bene la depressione e a volte non so davvero come fare, soprattutto con mio padre... Il futuro mi spaventa molto. Io dico sempre che una cura che per me è un portento è fare un giro in treno per la Riviera Ligure in una giornata di sole (sono di parte, lo so) ma vi assicuro che è meraviglioso, fatelo e respirate a pieni polmoni! E poi bisogna pensare che per tutto (o quasi, ma non siamo catastrofici) c'è sempre, sempre, sempre una soluzione. Io ieri ho iniziato il mio corso di tedesco, è l'ultima cosa che avrei pensato di fare nella vita, eppure adesso sono felicissima. Bacioni
Cam | Giovedì, 9 settembre 2010 @11:52
Cara Annalisa, temevo anatemi fulmini e saette e invece tu non fai altro che leggere nei miei pensieri. Lo slow-style in realtà è "Vivere la Vita" seguendo i ritmi propri di un essere umano. Dopo anni pazzi e scelleratissimo ho capito che l'unica corsa che val la pena di fare è quella che serve ad ossigenare i nostri tessuti (correre è un toccasana contro i primi sintomi di depressione: scientificamente provato). Poi spazio allo slow-style e a un po' di Zen: impresa non da poco ...
Toglimi una curiosità (e non leggere malizia o cattiveria nelle mie parole): come riesci a conciliare questo tuo modo di pensare con la logica "lobbistica" delle case farmaceutiche dove è il mercato a dettar legge; vaglielo a raccontare che bastano delle "more sorridenti" anziché tante belle costose pilloline. Te lo chiedo perché io, dopo anni di studi e di vita nell'ambiente, l'altro giorno non ho potuto non condividere alcune osservazioni fatte dalla amiche del Blog a proposito di Arte a Architettura, una Architettura dove la triade vitruviana di Firmitas Utilitas e Venustas molto spesso cede il campo all'ideologia, alla speculazione e alla banalità. Case malate per persone infelici ...
Ciao e grazie
PS: Cam non necessariamente va declinato al femminile: su un blog "rosa" a volte compaiono anche maschietti interessati a confrontasi con "l'altra metà del cielo" (come avrebbe detto Mao)
LISA | Giovedì, 9 settembre 2010 @11:46
Dico, ANNALISA FARMACISTA, che mangerei volentieri, al mattino con il mio tè, pane tostato con una delle tue marmellate (mirtilli o more?), ad alto livello naturale di serotonina... (Ps: CAM è un uomo!).
Annalisa farmacista | Giovedì, 9 settembre 2010 @11:17
Guarda cara Cam che pur sapendo di remare contro me stessa io sono profondamente convinta che se mangiassimo meglio e soprattutto ascoltassimo il nostro corpo ci potremmo "curare" o forse semplicemente "prevenire" tante cose. Quando abbiamo quelle strane voglie di pasta/frutta/carne/dolci io credo che il nostro corpo ci stia comunicando un'esigenza. Ma anche stare semplicemente un po' di più all'aria aperta, magari non nello smog, credo giovi notevolmente. Dite che mi sto facendo prendere la mano dallo slow-style?
Cam | Giovedì, 9 settembre 2010 @11:12
E chi l'ha detto che nelle more o nei mirtilli di stagione non ci sia l'alchemica soluzione per far risalire il livello della serotonina. A volte uscire un po' dall'ortodossia che ci è stata inculcata non fa male. Chiedo scusa ad Annalisa Farmacista per i miei pensieri un po' "blasfemi": dopo anni d'inferno passati tra medici, medicine e ospedali ho cominciato a farmi domande e ciò che pian piano si scopre a volte è davvero devastante. Prima di investire subito denaro in psico... forse val la pena di dare un occhio a quello che rigiro nel link ... poi se proprio la situazione è catastrofica (ma ci vuole qualcosa di ben peggiore delle piogge autunnali ...) ... allora come "ultima ratio" ... benzodiazepine ...
Buona passeggiata nel bosco o in qualunque posto alla ricerca di emozioni e sorrisi; personalmente al bosco preferirei spiagge assolate con visuali che si perdono all'infinito sull'orizzonte e poi tanti sorrisi e i sorrisi penso siano in fondo l'unico vero rimedio efficace. Fatemi sapere ... io ci sto provando ma come in ogni cosa ci vuole tempo, tanto tempo ...
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__prevenire_e_curare_la_depressione_con_il_cibo.php?pn=152
LISA | Giovedì, 9 settembre 2010 @10:29
ANNALISA FARMACISTA, uno dei più bei momenti della mia vita è stato quando ho eliminato finalmente lo Stendino Itinerante (ricordi quanto lo odia Emma, nel Libro Rosa?), e sono diventata una Donna Felice Con L'Asciugatrice.
Annalisa farmacista | Giovedì, 9 settembre 2010 @10:13
Dicono che ci sia qualcosa nella cioccolata ma fa ingrassare ahimè! Bè novità dell'autunno è che ho cominciato a correre abbastanza seriamente e a fare qualche garetta di 10 km quà e là. Molto bello: consiglio se si vuole scaricare un po' di tensione. E poi che bello comincia la mia stagione preferita, che anche se piove a me piace tanto, soprattutto per i profumi, anche solo dell'aria fresca della sera. Sarà che in autunno si fanno i propositi per il nuovo anno che comincia (retaggio dell'inizio della scuola), mi iscrivo in palestra, devo dimagrire, mangerò meglio, ecc. Io ho deciso di prendermela comoda. Si voglio rallentare. Dopo 10 anni e più di vita frenetica adesso me la prendo con calma. Inizierò dalle piccole cose, tipo stirare il meno possibile, eliminare lo stendino grazie alla mia lavasciuga, lasciare qualche volta che il disordine in casa non mi angosci, cucinare per gli amici, fare nuove marmellate e conserve. Mi piace questa idea.
Mercoledì, 8 settembre 2010 @08:11
"Mie care poesie,
mie piccole arroganti,
come i gechi nella notte estiva,
le dita aperte, in agguato sui muri,
preistoria
in attesa di sbadate prede."
(Anna Maria Carpi)
I gechi che ho incontrato nelle notti tropicali, le lucertole mediterranee di pigri pomeriggi al sole: ripenso a voi, nell’estate che finisce. Mi insegnate a diventare così? Rapida e prudente, curiosa, guizzante.
(I versi che ho scelto oggi per City sono tratti da "Almanacco dello Specchio 2009", Mondadori)
I gechi che ho visto nelle notti di Bali. Le lucertole del "meriggiare pallido e assorto" di Montale e del nostro mare. Però, posso aggiungere un pipistrello? Quello che ho visto stampato su un inenarrabile costume giallo e viola, al Bivio di Miramare a Trieste, quest’estate. Il fiero proprietario era un settantenne abbronzatissimo, un vero triestino che abbordava con nonchalance le ragazze e signore in bikini al Bivio. Batman power.
LISA | Venerdì, 10 settembre 2010 @07:33
Perdonata, GIUSY. Ma quando torni a Trieste devi andare a fare un "tocc" (=un tuffo, per i non triestini) al Bivio, che è esattamente dove la strada si biforca: a destra verso Grignano e Sistiana, a sinistra verso il Castello di Miramare. Credo che i triestini Batman Power siano in azione tutto l'anno. Non temono la bora.
Giusy | Giovedì, 9 settembre 2010 @13:53
Beh, ho confuso una voce de l verbo avere con un lamento..Perdonerai?
Giusy | Giovedì, 9 settembre 2010 @13:49
L'anonima non voleva essere tale
Anonimo | Giovedì, 9 settembre 2010 @13:47
Ciao Lisa, ho letto solo oggi l'esilarante descrizione di Batman power che ho condiviso con il consorte. penso di aver individuato il campo di azione del fantasioso e arzillo signore. Anche la passeggiata da Barcola a Miramare offre tanti spunti..
Passo a piazza Unità che si perde nel mare: hai, mi è venuta una fitta di nostalgia.
LISA | Mercoledì, 8 settembre 2010 @20:00
E infatti, LILA, era orribile!
Lila | Mercoledì, 8 settembre 2010 @16:34
A me i pipistrelli fanno un pò paura e un pò tenerezza. Li vedo agitarsi nell'aria come se non sapessero dove andare ma se scegliessi un animale in cui trasformarmi credo sceglierei un cavallo sono così belli, magici, nobili e liberi. Batman è un film che mi è sempre piaciuto ma sinceramente un pipistrello su un bikini da uomo non lo vedo per niente bene!
Martedì, 7 settembre 2010 @07:58
"La strada dorme: è bianca, è secondaria
all’alba suoni e passi mettono pezzi di suono dentro il sogno
una tessera, l’altra, nel mosaico che vive."
(Antonella Anedda)
La strada dorme. E’ la strada di un paesino. Di un’isola, forse. E’ una strada con i ciottoli per terra. Una strada senza macchine. Nel silenzio, dipano il filo dei miei pensieri. Nel silenzio, sogno il futuro.
(Nostalgia del silenzio, delle isole, dell’estate. Si sente che Antonella Anedda ha scritto questi versi alla Maddalena, in Sardegna? Sono tratti da "Il catalogo della gioia", Donzelli)
LISA | Mercoledì, 8 settembre 2010 @08:03
PYXIS: quello che per te è un racconto, per altri è la realtà. Vedi? Il bello della scrittura. PABLO: ora ti manca piazza Unità...'POVNA: le strade dei pensieri stropicciati, come le amiamo.
\'povna (http://nemoinslumberland.splinder.com/) | Martedì, 7 settembre 2010 @19:37
la strada ce dorme, per me, è quel dell'alba buia del treno pendolare, della sveglia a un'ora sbagliata, in cui il cielo è dello stesso colore di quando hai chiuso la porta per dormire. è la strada dei pensieri stropicciati, delle ruote della bici che vanno in automatico, sotto di te (o dei passi che ticchettano veloci, sotto una pioggia che non perdona). è la strada del rientro dall'estate, che chiama l'autunno di lavoro. buon anno, a tutti noi.
Pablo | Martedì, 7 settembre 2010 @19:25
E' sempre una strada, senza macchine e nella quale si può dipanare il filo dei propri pensieri, anche se è principalmente un luogo sociale, dove ci si incontra, si guarda l'altro, il nuovo, il diverso e ci si fa vedere: la High Line di New York, che Lisa mi ha consigliato caldamente quando ha saputo che le mie vacanze di quest'anno passavano da lì.
Bellissima.
A Parigi esisteva già qualcosa di simile, un percorso elevato dalla Bastille al Bois de Vincennes, che corre a fianco dell'avenue Daumesnil. Ma lì si va a correre, di strada verso il parco, o dove si passeggia, un percorso intimo, silenzioso e nascosto tra le abitazioni, molto parigino.
Invece la High Line rispecchia New York: ci sono le panchine per riposare e leggere guardando il Hudson, ci sono gli artisti per strada, i musicisti, il cibo per strada, i locali all'avanguardia nel quartiere Meatpacking, il Chelsea Market. Tanta vita, tanta immaginazione.
Un'altro punto di vista su quella città infinita.
ciao
Pyxis | Martedì, 7 settembre 2010 @17:17
si e' svegliata all'alba, lui dorme ancora. si affaccia: in strada nulla, solo auto in file di parcheggi. vorrebbe riordinare i suoi pensieri, approfittare del silenzio, prima di andar via. attenta ad ogni singolo passo, non puo' disturbare la persona che ama. quegli orari finiranno forse per allontanarli, ma forse no. gli sussurra un augurio tra i suoi sogni, ed esce. finisce quest'altra manciata di ore passate insieme.
allora? devo ammettere che e' divertente inventare storie cosi'. divertimento mio a parte, ti ringrazio e ti faccio i complimenti per il lavoro che fai per la rubrica su city.
Lila | Martedì, 7 settembre 2010 @11:01
Che bello il verso dei suoni e dei passi che mettono pezzi di suono dentro al sogno, il sogno di una nuova vita forse o comunque di una nuova strada. Anche io cara Lisa sto inseguendo un sogno e per raggiungerlo penso quest'anno di iscrivermi alla facoltà di lettere. E' come riscombussolare la mia vita ma credo che a volte è necessario chiarire i punti fermi per capire dove si vuole arrivare. p.s. Io non l'ho intuito che questi versi fossero scritti alla Maddalena.
Lunedì, 6 settembre 2010 @08:04
Buongiorno, dunque! Da oggi ricomincia la mia rubrica su City. Con le stelle dell'estate:
"Gettasti i lenzuoli
apristi le finestre
ci riempimmo di stelle.
Una farfalla d’oro
sui tuoi capelli"
(Ghiannis Ritsos)
Ricordi? Abbiamo aperto la finestra. Sono entrati i rumori della notte: le auto, certo, le voci, la musica insistente; ma poi, li senti ancora?, i grilli, il mare, il vento, forse i gabbiani. E le promesse dell’estate: un’altra estate passata insieme a te.
(I versi di oggi sono tratti da un piccolo volume bianco, di poesie sensuali, di un poeta greco: il titolo è "Erotica", Crocetti editore)
Cam | Mercoledì, 8 settembre 2010 @15:50
Ciao Sabrina, bella la canzone (stupenda la Mannoia con quella sua energia un po' melanconica); canzone da ascoltare ad occhi chiusi per sognare atmosfere luci ombre sfumature di colore, per sentirne i profumi e gustarne i sapori. Quest'estate ho cominciato a fissare attimi ed emozioni scrutando il cielo, per parlare un po' con Lei, Lei che ora è nuvola e luna è sole è goccia d'acqua è fiore, è nella bellezza che non è mai riuscita a vivere. Ho osservato il mondo e i nostri giorni mai uguali, cercando sensazioni e colori dove mai uno penserebbe di poterli trovare (come quelle rose in un angolo del piazzale di una stazione).
A volte le parole non riescono a dire ...
http://cam6691.tumblr.com/
Sabrina | Mercoledì, 8 settembre 2010 @12:59
Ciao a tutti e ciao Cam, i malintesi non sono poi tali se ci si ferma a riflettere un attimo. Anche qui il cielo è grigio anche se ha smesso di diluviare e la malinconia di fine estate ha già iniziato a farsi sentire. In questa giornata di pioggia (spero non per tutti!) vi invio il link a una canzone che mi piace tantissimo e che rispecchia un po' il mio stato d'animo "autunnale", ma sempre con una speranza nel cuore. Bacioni
http://www.youtube.com/watch?v=noZVUJWDbyY
Cam | Mercoledì, 8 settembre 2010 @11:36
Oggi ascolto il ticchettio delle gocce sui vetri in questa fine estate un po' autunnale e leggo le vostre parole, isolati raggi di sole. Starei ore a "parlare" con voi (ma questo spazio non è mio) perché i fraintendimenti, se accompagnati dalla buonafede, sono solo occasione per nuovi chiarimenti e così avanti all'infinito per non sentirsi mai soli. Davvero impressionante è come a volte le nostre stesse parole assumano nuovi significati e nuovi colori se rilette mischiandole con altri pensieri, coi pensieri di altri coi loro colori. La stessa cosa penso valga anche leggendo altri autori: per andare oltre forse non è necessario leggere altro ma scoprire il nuovo che ogni volta compare anche in ciò che si è letto e riletto. Una scena non è mai uguale a se stessa: è continuo movimento, è trasformazione perché il mondo gira si trasforma si muove e noi con lui incessantemente, senza soluzione di continuità, dove tra un prima e un dopo ciò che conta è saper cogliere l'adesso. Sì, l'adesso, ma con quanta fatica !?
Grazie e buona giornata, sia essa di nuvole o di sole ...
LISA | Mercoledì, 8 settembre 2010 @08:01
Io però, LINA MYRIAM, stavolta ho capito, senza fraintendimenti. E quella valigia non aperta, quei libri non letti, CAM, magari potrai leggerli in quest'autunno di pioggia. O forse no. Perché ci sono giorni in cui abbiamo solo voglia di ascoltare la pioggia che cade.
Andy | Martedì, 7 settembre 2010 @23:01
Cambiamenti a settembre anche per me! Cominciando da un taglio di capelli diverso dal solito, tanti progetti, un lavoretto in parallelo all'università, tanta voglia di fare e migliorare. Più ottimismo, più forza e più grinta. Più amore. Speriamo bene.
Buonanotte a tutte/i!
Lina Myriam | Martedì, 7 settembre 2010 @15:38
che tristezza Cam nelle tue parole. Io ho molto amato Saint-Exupery attraverso Il piccolo principe e Volo di Notte ma non sono andata oltre. Mi dispiace solo il pensiero di una valigia riempita di libri e lasciata lì, in un angolo e vuota di speranze. Spero di essermi sbagliata.Sono la rediviva lina ma questo sarà il mio ultimo commento perchè anch'io riesco con magica abilità a essere fraintesa.
Cam | Martedì, 7 settembre 2010 @15:33
Grazie "Anonimo" per aver sfiorate le mie guance, e un po' anche la mia anima, con quella tua pioggia leggera.
Cara Sabrina perché il termine "sporcare"? Noi viviamo nei e dei nostri ricordi ma rimanere chiusi nella nostra candida torre d'avorio non sempre è la cosa migliore; a volte può servire anche scendere in strada e sporcarci un po' col fango della vita e vedere il mondo e le cose sotto una prospettiva diversa senza aver la presunzione di sapere in assoluto quale sia giusta e quale sbagliata. Esprimendo un concetto simile ad una persona mi sono preso una bella "porta un faccia" (e ne porto ancora i segni); la mia è una personalissima considerazione, non un consiglio un insegnamento o una legge di vita: prendila come tale e ... buona "navigazione" nel tuo nuovo avventuroso ed entusiasmante progetto, qualunque esso sia, e non smettere mai di confrontarti con ciò e con chi ti sta attorno anche se, lo so, a volte può far male.
lila | Martedì, 7 settembre 2010 @11:33
Forza Sabrina!
Sabrina | Martedì, 7 settembre 2010 @11:29
Grazie mille a Lisa per la poesia meravigliosa e a Cam, sempre gentile. Non credo che le tue parole siano fonte di malintesi. L'affetto che trapela da questo blog mi piace molto. Oggi mi sento un po' peggio perchè ieri ho parlato con una mia amica e ho fatto un gravissimo errore... A volte non ci si dovrebbe confidare, per non "sporcare" i ricordi con opinioni diverse dalle proprie, o forse dovrei rendermi conto che magari il sentimento c'è solo da parte mia e che le mie sensazioni finora si sono rivelate sbagliate. E' che io non ci credo... Ad ogni modo oggi parto con il mio nuovo progetto di vita, che mi costringerà a rivedere molte cose e a parlare di meno :-) Un bacione a tutti
Anonimo | Martedì, 7 settembre 2010 @09:32
Piove, un angolo di rugiada riga il tuo viso e cade la pioggia e germoglia il seme e nasce un nuovo fiore e nasce un nuovo giorno su questa terra, per questa vita
Cam | Martedì, 7 settembre 2010 @09:01
Lisa grazie per la risposta che hai dato a Sabrina citando i versi di una delle poetesse che da sempre mi affascinano con la sua storia e i suoi pensieri. Ieri leggendo quel racconto di una speranza delusa e di un nuovo inizio d'istinto avrei voluto risponderle ma ultimamente le mie parole sono una fonte inesauribile di malintesi (quanta verità nelle riflessioni di Saint Exupery) per cui preferisco tacere lasciando parlare il silenzio - che non vuol essere segno di indifferenza ma di diversa presenza - e chi meglio di me sa parlare. Per me speranza e versi in cui si cercano "rime con cuore" stanno diventando qualcosa di muto e trasparente, libri che non si riescono o non si vogliono più aprire come i tre messi in valigia (Ito Ogawa, David Nicohols e Grossman), una valigia che per le vacanze non è mai partita e i tre libri giacciono ancora lì. E oggi piove ...
LISA | Martedì, 7 settembre 2010 @08:03
Per SABRINA e tutti gli "abitanti" del blog che a settembre sperano in un nuovo inizio:
"La speranza è quella cosa piumata
che si posa sull'anima
canta melodie senza parole
e non smette mai"
(Emily Dickinson).
Andy | Lunedì, 6 settembre 2010 @18:26
Come mi sono mancati questi frammenti di poesia! Welcome back on City, Lisa!:)
Giusy | Lunedì, 6 settembre 2010 @13:21
Ebbene Lisa, la finestra oggi l'hai spalancata tu, come faccio io nel mio piccolo, che piova o splenda il sole. ma c''è anche una via di mezzo. Sento nuova e rinnovata energia nel blog e nelle partecipanti al salotto. Buon lavoro a tutte. (io sono ormai una finta nullafacente)
Sabrina | Lunedì, 6 settembre 2010 @12:56
Buongiorno a tutti e bentornata Lisa! Ho letto in questi giorni gli ultimi post, ero rimasta un po'indietro... Quello che mi rimane dell'estate è la speranza disattesa di un amore che non è nato, ma la serenità dentro di me, dopo due giorni di lacrime, che qualcosa cambierà in meglio e che non sia davvero la fine di qualcosa, ma l'inizio di un futuro, anche se al momento sembrerebbe il contrario. Vi capita mai di vedere nelle cose dei segni positivi, che associate alla vostra vita? A me capita, non so se poi magari siano del tutto infondati, ma dentro di me sento una speranza e la voglia di impegnarmi in qualcosa in cui credo e di fare progetti. Inizierò a studiare per la preparazione all'esame di assunzione per un lavoro che mi piacerebbe tantissimo e spero che, concentrandomi, possa distogliermi da mille pensieri. Buona giornata a tutti!
Lila | Lunedì, 6 settembre 2010 @12:39
Finalmente. Bentornata Lisa. Menomale che sei tornata tu ed i tuoi angoli di azzurro. Ghiannis Ritsos poi me lo ricordo, mi piacciono troppo le sue poesie. Anche se momentaneamente sono senza un partner e non ho quindi condiviso con nessuno i ricordi dell'estate posso dire che in me c'è volontà di cambiamento e che quindi spero in un settembre da favola. Un buon inizio di anno lavorativo a tutti/e i lettori del blog.
PaperinaTenera | Lunedì, 6 settembre 2010 @12:28
Ben tornata su city :) finalmente da oggi mi farai compagnia mentre vado al lavoro!!! Buona giornata a te e a tutti voi lettori
Domenica, 5 settembre 2010 @15:27
Donne: mi piace Michela Murgia che ha appena vinto il Campiello con "Accabadora" (che, confesso, non ho letto), e dedica il premio "Non alla mia Sardegna, ma a Sakineh", ovvero alla donna iraniana condannata alla lapidazione per presunto adulterio. (La Murgia la conosco solo obliquamente: mi aveva molto divertito "Tutta la vita davanti", il film che Virzì aveva tratto dal suo primo libro, tutto autobiografico e ambientato in un call center).
Mi piace Rula Jebreal , bellissima al Lido di Venezia: nuova vita e un nuovo amore. Da Israele a Roma, dove lavorava come giornalista, e ora New York: dove vive insieme al suo nuovo compagno, il poliedrico incredibile Julian Schnabel (pittore e regista: ricordate "Lo scafandro e la farfalla"?). Proprio insieme a lui ha appena presentato, alla Mostra del Cinema di Venezia, "Miral". La storia? La sua: quella di una bambina palestinese che cresce in un orfanotrofio; lì cresce, impara, perdona e sfida, e parte alla scoperta del mondo. Mi piace l'idea che una giornalista araba e un regista ebreo newyorchese si siano innamorati, e abbiano creato un film che è una dichiarazione di pace.
Donne come Sofi Oksanen , di cui ho letto qualche mese fa il duro, straordinario "la purga" (Guanda), e di cui vi metto on line l'intervista, che ho fatto per Grazia.
Capelli rasta blu e viola, un nome e un look da rockstar: Sofi Oksanen ha 33 anni e in Finlandia, infatti, è famosa quasi come una rockstar. Ma è una scrittrice. Ha scritto un libro potente dal titolo scomodo, "Purga" (Guanda), che tiene inchiodati come Millennium, la trilogia bestseller di Stieg Larsson. E comincia alla Larsson, con una giovane prostituta, Zara, che arriva tramortita sulla soglia di una fattoria in Estonia. Poi sterza bruscamente, e fa un salto all’indietro: la storia che vuole raccontare non è solo quella di Zara, vittima di "human trafficking", ma quella di sua nonna; la storia che vuole raccontare è quella dell’Estonia, di un odio/amore tra due sorelle prima e dopo la seconda guerra mondiale, di una ragazza che desidera così tanto il marito della sorella da perderla e perdersi, di stalinismo e deportazioni (le purghe del titolo)…
Scritto benissimo, quasi poetico anche se parla di stupro; e selvaggio. Con un grande merito: ci squaderna e ci racconta pagine di una storia a noi sconosciuta, quelle dell’Estonia. Non ce le scorderemo più.
Estonia: perché?
"Perché mia madre è estone. Perché mia nonna viveva nell’Estonia sovietica, in un kolchoz, e io andavo a trovarla ogni estate. E no, non mi sono ispirata a lei per il personaggio di Aliide, l’anziana della fattoria, la donna che incontra la giovane prostituta e reincontra il passato. Dietro c’è una storia che ho sentito spesso da bambina, ed è rimasta con me tutti questi anni: tanto che l’ho trasformata in una pièce teatrale prima, in questo romanzo poi. E’ la storia di una donna, una nostra parente, che viveva con la figlia in una fattoria in Estonia, appunto, ai tempi in cui la terra estone fu calpestata e occupata dalle truppe tedesche e poi sovietiche... Un giorno le due donne trovarono un soldato ferito nei loro campi, e decisero di nasconderlo finché non fosse guarito; costruirono una specie di nascondiglio segreto nella fattoria. Ma qualcuno del villaggio le tradì, e la polizia segreta venne a prelevare la ragazza per interrogarla. Tornò a casa, certo, ma non disse più una parola. E io mi sono chiesta che cosa può succedere, a una donna, per farle decidere di rimanere nel silenzio, per sempre".
Le pagine in cui descrivi le scene di violenza sono potenti: non c’è la descrizione dell’orrore, c’è solo il dopo, il lungo dopo. Come quando Aliide, dopo un interrogatorio appunto della polizia sovietica, torna a casa all’alba, da sola per i campi, e riesce a pensare, quasi in modo ossessivo, solo al fatto che ha le gambe nude, non ha più le calze, e questo è sconveniente…
"Forse ho pensato a quanto, in quegli anni, fosse potente il codice del guardaroba: una donna perbene doveva vestirsi in un certo modo, di sicuro non poteva uscire a gambe nude. Così come un tempo le donne non potevano farsi vedere a capo scoperto, o senza guanti. Le calze sono un simbolo, anche della femminilità violata".
Come mai hai voluto, per la copertina del tuo libro, anche quella italiana, un profilo di donna con un orecchino?
"La spiegazione è nella frase del poeta estone Paul-Eerik Rummo che ho scelto come epigrafe: "I muri hanno orecchie e le orecchie begli orecchini". E nel romanzo ci sono un paio di orecchini d’oro. Del resto nelle guerre, durante le occupazioni, ci sono sempre gioielli, c’è sempre dell’oro: serve per pagarsi la libertà, tentare la fuga. O è l’oro rubato a chi viene ucciso o deportato. Ma gli orecchini alludono anche a qualcos’altro: alla bellezza, allo sforzo per raggiungerla anche quando sembra impossibile".
Bellezza come resistenza umana?
"Esatto. Rummo mi raccontò che, quando l’Estonia venne occupata dai sovietici, decorare la propria casa secondo il proprio gusto, le proprie tradizioni, oppure tentare, per le donne, di mostrarsi sempre ben vestite, piacevoli, era un modo per resistere alla "russificazione": sembra assurdo, ma è così".
Per te, invece, la bellezza è la ricerca di un look estremo?
"Mi piace la moda. Mi piacciono Galliano, Alexander McQueen, Vivienne Westwood. E due stiliste finlandesi: Belle Modeste (crea dei "corsetti" rivisitati, un po’ burlesque, che Sofi indossa anche in occasioni ufficiali, ndr), e i cappelli, i turbanti e gli accessori in seta di Kirsi Nisonen".
cielostellato11 | Giovedì, 23 settembre 2010 @12:17
Ho appena aggiunto La strada dei fiori di Miral alla lista desideri di Anobii, mi fai scoprire un sacco di libri interessanti, grazie!
farfalla | Lunedì, 6 settembre 2010 @20:16
sempre interessanti le tue interviste, uno stimolo per pensare ad altro, per pensare a quel mondo che pensiamo non ci appartenga ma del quale facciamo parte.
http://scampanellino.blogspot.com/ | Lunedì, 6 settembre 2010 @11:21
Bentornata! Posso dirlo senza sembrare egocentrica e vanitosa? Mi piaccio io perchè ho deciso che a partire da questo "nuovo anno" lascio perdere il superfluo, in tutti i sensi. Prime fra tutte le persone vuote ma così pesanti!
BRU | Domenica, 5 settembre 2010 @18:14
Articolo stupendo!
Dopo la settimana "gheddafiana" un pensiero così intenso e delicato dedicato alla forza della femminilità mi emoziona! Grazie...
Giovedì, 2 settembre 2010 @08:40
La prima cosa che noto di Kazuyo Sejima sono le calze: verde scuro, in lurex. Forse non è un caso: questo è un anno scintillante per l’architetto giapponese, 54 anni, la prima donna a dirigere la Biennale Architettura di Venezia (appena inaugurata), e seconda donna al mondo, dopo Zaha Hadid, a ricevere il Pritzker Prize, il più prestigioso premio di architettura. Eppure pochi, prima, conoscevano questa giapponese schiva e tenace, che con il suo studio SANAA, fondato a Tokyo nel ‘95 insieme al socio Ryue Nishizawa, ha firmato edifici poetici, lievi, tutti in "total white": dal New Museum di New York, quasi delle scatole candide in bilico una sopra l’altra; alla Scuola di Management e Design Zollverein, in Germania, un edificio bucherellato di finestre asimmetriche... Poetico è anche il titolo che ha scelto per la Biennale: "People meet in architecture". Forse perché l’architettura è sempre più un luogo di incontro? Penso a certi musei, il Guggenheim di Bilbao o il Maxxi di Roma firmato da Zaha Hadid; o ai design hotel. Ma anche il Learning Center Rolex a Losanna, in Svizzera: una costruzione sinuosa e morbida, a nastro; una specie di "università aperta" per la generazione Facebook, che è lo scenario del breve film in 3D di Wim Wenders che apre la Biennale, negli spazi bui dell’Arsenale, e dove vediamo in un buffo cameo Sejima sfrecciare per l’edificio che ha progettato, con un monopattino. Anche lei ascolta: "If buildings could talk", se gli edifici potessero parlare, è il titolo del film di Wenders e in fondo anche della Biennale. O della nostra vita…
"Il titolo "People meet in architecture" è volutamente ambiguo: non solo perché ci incontriamo in spazi architettonici, ma anche perché in questi spazi incontriamo qualcosa. Atmosfere. Suggestioni. E, in questo modo, possiamo capire qualcosa di noi. Lo vedrete in Biennale: ad esempio, nella "nuvola" di Transsolar Klimaengineering e Tetsuo Kondo".
Tutti, o quasi, gli edifici che lei ha disegnato sono bianchi: perché?
"Cerco di annullare la gerarchia tra l’interno dell’edificio, che è scuro, e l’esterno, che è chiaro. Il bianco serve a questo: a passare dall’esterno all’interno, nella luce, mantenendo la luce".
A proposito di bianco: guardando le sue architetture, mi ero convinta che lei si vestisse solo di bianco, oppure di nero. E invece: calze verde scuro di lurex, un abito lungo a grandi pois verdi e marroni…
Sejima ride.
"Le piacciono le calze? Le ho anche d’argento, sempre di lurex, regalo di un’amica. L’abito, invece, è un vecchio Comme des Garçons, avrà almeno vent’anni".
So che lei è una fan di Comme des Garçons.
"Sì. E quando ho ricevuto il Pritzker, uno dei messaggi che mi ha fatto più piacere è stato proprio quello di Rei Kawakubo, la fondatrice, che mi ha scritto quanto fosse orgogliosa che una donna, e giapponese, avesse vinto. Mi ha poi fatto un regalo bellissimo: avevo bisogno di un abito per la premiazione, a New York, e non riuscivo a trovare niente in negozio. Me l’ha disegnato su misura, in due settimane: quasi come a Hollywood!".
Mi sembra di capire che lei sia un’appassionata di shopping…
"Ma più di tutto mi piace comprare piatti".
Piatti?
"Piatti, ciotole, tazzine... A Venezia sono riuscita a scovare pezzi bellissimi, anche antichi".
Magari ha persino un "nukadoko"?
Sejima ride, sorpresa. E mi chiede: "Come fa a sapere cos’è?". In realtà l’ho appena scoperto, spiego, leggendo un romanzo: "Il ristorante dell’amore ritrovato", di una giovane scrittrice giapponese, Ito Ogawa (Neri Pozza). La protagonista, un’aspirante cuoca a Tokyo, viene lasciata dal suo fidanzato. Torna a casa una sera e scopre che lui si è portato via tutto: sedie, armadi, il letto, pentole e spezie. L’unica cosa che si è salvata è il "nukadoko" della nonna…
"Ma certo, conosco il libro: e il "nukadoko" è la ciotola tradizionale in cui ogni famiglia faceva fermentare, di notte, ortaggi per speziare il cibo. Anche noi ce l’avevamo: di mia nonna, appunto. E sa, tutto dipende dalla mano: che mescola il contenuto, ogni sera. Per questo dicono che dev’essere sempre la stessa persona, a farlo. Se cambia la mano, cambierà il sapore".
Quasi una piccola magia: in cucina, come in architettura, il segreto è questo.
(Come avete intuito, la giornalista fintoglam è stata all'opening della Biennale Architettura di Venezia. Questo è un articolo che ho scritto per Grazia).
BRU | Domenica, 5 settembre 2010 @17:59
...A me piace da sempre Sejma perchè rappresenta l'unione di opposti!
Nel mondo dell'architettura è considerata la più "elegante" con le sue opere così delicate che diventano quasi gesti d'arte, ma per me è rappresentativa di una cultura che unisce grande forza a sensibilità interiore...
guardate il video della presentazione della biennale in You Tube...calze (penso uguali a queste) e abito rosa molto "female"...è davvero l'immagine di integrazione di opposti...forse un messaggio?
Love Kills | Venerdì, 3 settembre 2010 @20:27
sono io, Lila.
Love Kills | Venerdì, 3 settembre 2010 @20:26
L'amore uccide, o almeno a me così hanno detto. Scusate ma sto sul pensieroso ed ho una botta di quella che io chiamo tristitudine. Ieri, se tutto fosse andato bene, avrei compiuto quindici anni di matrimonio. A volte mi sembra ieri che sorridevo al mio ex marito o che gli portavo la colazione a letto facendo uno zompo con le gambe. Ci sono bei ricordi che mi legano a lui e se leggesse quello che scrivo in questo blog vorrei che ci tenesse a sapere che una parte di lui rimarrà per sempre con me e che una parte del mio cuore custodirà il suo sorriso. Ma adesso cambio discorso Lisa per dirti che mi è piaciuto proprio il tuo articolo su Grazia e che mi piacciono anche le calze di lurex e anche io qualche anno fa le indossavo. L'architettura mi entusiasma e gli edifici bianchi li adoro.
Farfalla | Venerdì, 3 settembre 2010 @16:33
hemm..
Anonimo | Venerdì, 3 settembre 2010 @16:32
Mi riferisco al mio post scriptum. Renzo Piano in una sua intervista diceva all'incirca così: l'Architettura è un'arte, io faccio il mestiere dell'architetto. Geniale umiltà. La tua non mi sembra enfasi, Aria, forse è passione. Ciao
Aria | Venerdì, 3 settembre 2010 @09:13
Non sono d'accordo: architettura e arte sono due cose distinte. Questo è il grande equivoco che ha prodotto edifici improbabili, delirio di architetti attenti più alla forma che al contenuto. Ma il contenuto siamo noi, con i nostri gesti quotidiani e le nostre vite che hanno bisogno di spazi accoglienti e a misura umana. L'arte può permettersi l'impossibile, l'architettura no. Scusa per l'enfasi Farfalla, ma questo argomento mi tocca molto.
Farfalla | Giovedì, 2 settembre 2010 @20:32
Post scriptum. Segnato nel bene e nel male, e alludo ai contemporanei...
Farfalla | Giovedì, 2 settembre 2010 @20:29
Aria, l'architettura è Arte o sbaglio? Inutile fare un elenco dei grandi architetti che hanno segnato con le loro opere le nostre città, solo per restare nella piccola Europa.
Aria | Giovedì, 2 settembre 2010 @15:34
Vorrei andare anch'io a visitare questa Biennale. Sono molto incuriosita dagli articoli che leggo e dalla descrizione delle opere. Sembra sempre di più che l'architettura si avvicini al mondo dell'arte. Anche se penso che un buon architetto, come un buon designer, dovrebbe innanzitutto preoccuparsi di soddisfare i bisogni primari dei fruitori : funzionalità, durata, ottimo rapporto tra prezzo e qualità. Se poi ci mette anche la poesia, allora è eccezionale.
Giusy | Giovedì, 2 settembre 2010 @14:46
articolo interessante, sia per via della geniale architetta (uso il femminile) sia per il lato anche frivolo dell'intervista. Calze di lurex! e per di più verdi. che provocazione esibire caviglie ingrossate da lustrini. Ricordo una moda passata: quella dei collant marroncini arricchiti, appunto, da lievi luccichii, vedevo le mie coetanee camminare orgogliose esibendo, sotto la gonna, due tronchi marroni tutti "sberluccicanti"". non ho mai seguito quella tendenza di brevissima durata