Giovedì, 30 giugno 2011 @08:16
"E’ nel buio che devi guardare, con disobbedienza, ottimismo e avventatezza."
(Marguerite Yourcenar)
E’ nel buio che devi guardare, e cercare una traccia di luce.
Alessandra | Mercoledì, 6 giugno 2012 @11:01
è quasi un anno che hai scritto questo pensiero e lo ricordo come fosse ieri! era la giornata giusta per leggerlo su city... oggi è cambiato ben poco nella mia vita, ma quella traccia di luce che speravo di afferrare non l'ho rincorsa abbastanza... e dopo un anno ancora penso a quel lui, a quella luce... che ho perso!
Roberta | Venerdì, 26 agosto 2011 @08:54
ciao, in quale libro ha scritto questa frase? grazie
Anonimo | Giovedì, 11 agosto 2011 @21:22
io non guardo nel buio,il buio può circondarmi,prendermi,ma sarà proprio lì che la luce si manifesterà e mi avvolgerà se aprirò il mio cuore e la mia vita verso quello che può essere il vero rifugio,perchè credo in Dio ed in lui confido,perchè nel buio èil solo che io posso vedere.
Renzo
stefania | Mercoledì, 6 luglio 2011 @08:42
mi ritrovo in un buio totale, non voluto, ma che conosco bene,sto ferma! non ho paura, so che posso uscire alla luce, devo solo aspettare ancora un pò, il dolore ha bisogno di tempo
Alessandro Tinchini | Martedì, 5 luglio 2011 @23:21
L'unico modo per accedere alla Vera Esperienza... è attraversare l'oscurità. E uscire fuori dall'altra parte. E chi esce... ahhh!
una a caso | Domenica, 3 luglio 2011 @08:33
nel buio ci trovi tutto quello che ti suggerisce la tua fantasia e soprattutto te stessa , i tuoi pensieri ,il tuo coraggio . le tue paure ., il tuo chi sono? il tuo dove vado? è importante uscirne con qualche certezza.
Cristina | Sabato, 2 luglio 2011 @19:17
Come trovare una conchiglia spiaggiata, inondata di luce e di silenzio.
Un incontro fatale.
E dentro l'eco del mare di notte.
annetta | Venerdì, 1 luglio 2011 @11:42
@paola: segnato anche questo proverbio sull'agenda...Buon weekend a tutti
LISA | Venerdì, 1 luglio 2011 @08:57
Bello, MIMI', quel ricordo che segna la rotta nel buio.
Susy Anne | Giovedì, 30 giugno 2011 @15:28
Grazie Lisa per queste frasi di luce, ne avevo proprio bisogno.
mimì | Giovedì, 30 giugno 2011 @15:14
appena l'ho letta mi è venuta in mente una frase letta in un racconto breve di Mario Pistacchio:" Giovedì o al massimo venerdì mattina". scrive così: "...lui sorride, ma timido, come ad intravedere, fermo all'orizzonte nella tempesta, il contorno di un ricordo, per segnare la rotta nel buio e continuare a navigare per un altro giorno ancora."
Segnare la rotta nel buio...ci sto provando...
paola | Giovedì, 30 giugno 2011 @15:13
tutto vero, tutto condivisibile anche se non posso fare a meno di pensare ad una perla di saggezza cinese "non maledire il buio, accendi una candela.
annetta | Giovedì, 30 giugno 2011 @13:39
Questa per me è la formula infallibile quanto lapidaria per aggiustare le cose di noi stessi che non vanno o non ci piacciono più. Dobbiamo avere il coraggio e l'avventatezza di guardare nel fondo buio della nostra anima, dobbiamo disobbedire ai dogmi desueti che ci hanno imposto o ci imponiamo da soli, dobbiamo affrontare il cammino nel buio con ottimismo perchè è l'unico che ci porta diretti alla luce. Meravigliosa. Da imparare a memoria e tenere a mente quando ci sentiamo persi. Grazie Lisa
Roberto | Giovedì, 30 giugno 2011 @12:02
Purtroppo non vivo a Miano, ma anche lontano..
Ma di sicuro appena ci andrò, spero quanto prima, farò una capatina...
LISA | Giovedì, 30 giugno 2011 @09:46
ROBERTO, se vivi a Milano (a proposito, vivi a Milano? E' lì che leggi i miei Buongiorno?), prova ad andare a vedere l'installazione di Anish Kapoor alla Fabbrica del Vapore (la mia intervista all'artista anglo-indiano, che ho incontrato alla Biennale, la trovi nel post del 12 giugno). Si chiama Dirty Corner ed è un lungo tunnel in cui entrare, al buio. Guardando nel buio.
Roberto | Giovedì, 30 giugno 2011 @09:10
La luce si può vedere dapperttutto se si vuole. Anche nel buio.
Come si può vedere il buio più tetro fissando il sole.
Ma non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere.....
Mercoledì, 29 giugno 2011 @08:15
"Siedi più vicina, raccontami
della paura di dormire,
della nostalgia di abbandoni
che tu non conosci che non conoscevi.
Schiudi infine il miraggio
delle tue allegrie di seconda mano,
gualcite come il vestito a fiori
che indossi, meravigliosa
oltre il buon senso e ogni dubbio."
(Riccardo Bertolotti)
Così, una stropicciata allegria.
I versi di oggi sono tratti da "Geometria della scoperta", di Riccardo Bertolotti, Campanotto Editore.
Chiara | Martedì, 12 luglio 2011 @23:26
Lisa,leggo solo adesso la tua risposta; gli esami mi hanno tenuta un pò lontana da tutto ! Comunque leggo City a Roma e ho la veneranda età di 20 primavere :) Un bacio.
LISA | Mercoledì, 29 giugno 2011 @21:11
CHIARA, grazie! Ma da che città leggi City? E quanti anni hai? Sono curiosa! VALENTINA: "Che tu sia per me il coltello". Un titolo che affonda, sempre. SPRING: la paura dell'inverno nel cuore; ma nel tuo nome, la primavera.
Chiara | Mercoledì, 29 giugno 2011 @14:17
Poesia che è anche immagini,suoni,odori. Grazie Lisa....ho appena scoperto il blog,ma tutte le mattine sei la mia compagnia su City. Un bacio. C.
una a caso | Mercoledì, 29 giugno 2011 @09:59
...perdite, abbandoni ,paure e adesso ..stropicciate allegrie . ma non si può vivere più tranquilli e sereni ? happiness resides in each man himself ....
valentina | Mercoledì, 29 giugno 2011 @09:20
sì, tutto molto bello, però poi bisogna aver cura dei pensieri intrisi di malinconia, dei ricordi, degli sprazzi di allegria e delle emozioni condivise. Sai Lisa, questi versi mi hanno ricordato "Che tu sia per me il coltello" di David Grossman e sai che faccio? Ne rileggo una pagina o due mentre aspetto il caffè !
Roberto | Mercoledì, 29 giugno 2011 @09:08
Non è un miracolo...
E' amore.....
Spring | Mercoledì, 29 giugno 2011 @08:46
Ti racconterei di come ogni notte non voglio addormentarmi per paura di risvegliarmi sola,con l'inverno nel cuore,senza te. Ma tu ci sei, sei ancora accanto a me, non mi hai abbandonata. Almeno non ancora. Ed è un miracolo.
ANONIMO | Mercoledì, 29 giugno 2011 @08:44
Era già piccolo il tavolo dove si mangiava un pò di pasta al dente appena cotta per stare ancora più vicini....
Il tutto...in allegria.....
Martedì, 28 giugno 2011 @09:25
"Lei non disse niente, perché captò nell’amore del marito un’insolita cupezza che, dato il suo umore tetro, la scaldò come la dolcezza non sarebbe riuscita a fare."
(Lucy Dillon)
Dolce anche quando è cupo: amore coniugale.
Sono un po’ Crudelia Demon, eppure questo romantico romanzo-con-cani mi ha conquistato, e lo consiglio a chiunque abbia un cucciolo: "Il rifugio dei cuori solitari", Garzanti. Attenzione, perché una delle protagoniste – come l’autrice stessa, che ho intervistato, è un’aspirante madre, proprio come Emma…
LISA | Mercoledì, 29 giugno 2011 @08:13
E la vita è piena di lapsus e refusi: il Buongiorno di carta è uscito con un "amore tetro" invece che "umore tetro"... Ma forse è (quasi) la stessa cose.
una a caso | Martedì, 28 giugno 2011 @15:25
la vita è piena di tragiche contraddizioni.....che alla fine si risolvono. tutto da capo c.schine.
Roberto | Martedì, 28 giugno 2011 @09:30
Ahahahahahahahah
Lunedì, 27 giugno 2011 @08:45
"Il passato è un buon rifugio, ma il futuro è l’unico posto dove possiamo andare."
(Renzo Piano)
Direzioni.
Stavolta il Buongiorno non è di un poeta, nè di uno scrittore, ma di un architetto: Renzo Piano, uno dei più famosi architetti italiani.
LISA | Martedì, 28 giugno 2011 @09:15
CARLA per CRISTINA: sottoscrivo!
Sharon | Lunedì, 27 giugno 2011 @23:13
...dalle ultime "questioni" che ho sentito riguardo il sopracitato architetto ho perso un pò di quella stima che avevo nei suoi confronti....ma è comunque una grande citazione di un architetto!!! :)
mica sarò di parte? ;)
GRANDE LISA, fantastica come sempre!
Carla | Lunedì, 27 giugno 2011 @18:13
per Cristina
quella dell coraggio delle generazioni libiche ed egiziane, degli indignados spagnoli, dei ragazzi inglesi che manifestano contro l'aumento delle tasse universitarie, dei ragazzi che promuovono i referendum e del popolo viola... voi siete cittadini del mondo
è faticoso diventare grandi, ma siete belliisimi e vincerete
paola | Lunedì, 27 giugno 2011 @15:18
concordo con Cristina anche se sono convinta che la speranza non debba mai morire e che non bisognerebbe mai smettere di sognare. Andiamo, col cuore pieno di speranze e di sogni, a braccia aperte incontro al futuro....buon viaggio a tutti.
Domenica, 26 giugno 2011 @15:15
D’accordo, i tacchi. Non sono come Stella - la Ragazza dallo Sguardo Prezzante, protagonista del mio "Glam Cheap", che vede luccicare il suo destino (e il suo amore in bancarotta) negli strass delle sue vertiginose Caovilla – ma i tacchi mi piacciono. Però. Però d’estate sono felice, perché è il trionfo delle infradito. Finalmente è un piacere camminare rasoterra: a piedi nudi sulla spiaggia, preferibilmente, ma anche sugli scogli, sull’erba ancora fresca del mattino. E se proprio non ci si può togliere le scarpe (ad esempio, è altamente sconsigliabile farlo in metropolitana), ci si può sempre infilare un paio di infradito.
Problemi di abbinamento? Nessuno: le infradito si portano con tutto, con i jeans e con i "little white dress", gli abiti bianchi che d’estate sono un passepartout, come e di più del classico tubino nero. E confesso, mi tentano persino le "flats" con le cavigliere, sandali bassi con due, tre, quattro giri di perline o lacci colorati intorno alla caviglia, che vedo ovunque… Tutto, pur di evitare i tacchi, e soprattutto – orrore! - quegli strani ibridi marziani comparsi sul nostro pianeta: stivali "peep toe", ovverossia stivali in genere di camoscio leggero o stringato, ma aperti davanti, da cui fanno capolino le dita dei piedi. No, non mi avranno!
Sì alle infradito, dunque, per camminare spedite nell’estate appena cominciata. Un’unica cosa rimane da abbinare: no, non il guardaroba, neppure la borsa. Ma, avete indovinato, lo smalto. Sarà meglio un classico Rouge Noir, o il color fango di Particulière, o ancora verde acqua, o glitterato… Non importa il colore: l’importante è che, abbassando lo sguardo sulle vostre infradito, vi sentiate felici. E’ a questo che servono le scarpe, giusto?
Questo - molto, molto rimaneggiato - è un elogio delle infradito che ho scritto per Grazia.
Antonella | Lunedì, 27 giugno 2011 @09:33
Splendidi infradito!
Mattino, mezzogiorno, pomeriggio, sera vanno sempre bene! E si possono portare anche in ufficio.
Orribili gli stivali soprattutto quelli "a trippa di gatto"!
Per quanto riguardo lo smalto: come dici tu non importa il colore (l'importante le unghie ben curate), il color fango si abbina con tutti i colori: dal bianco al panna e tutti i marroni, il rosso con tutti i colori brillanti.
E sulle mani....sbaglio o si usa meno di anni fà?
W l'estate.
Buona settimana
Antonella
Venerdì, 24 giugno 2011 @07:48
"Policroma
la voce di un venditore ambulante
fluente lungo i mattoni come un uccello arrampicatore
se n’è andata
a dire al bambino che l’attendevano i fiori
E il bambino ha scelto il mazzo più bello
per fare gli auguri all’Estate"
(Jacques Prévert)
Buongiorno, estate.
I versi di oggi sono tratti da "Canto d’amore" di Prévert, una vecchia edizione Newton Compton del 1977, traduzione di Bruno Cagli.
Come ogni venerdì, trovate il Buongiorno di oggi anche nella parte globish del blog.
LISA | Mercoledì, 29 giugno 2011 @21:08
Ciao, MI PIACCIONO. Bella l'idea di finire in un quaderno! Ma non avresti voglia di raccontarmi anche chi sei, quanti anni hai, da che città scrivi?
MI PIACCIONO | Mercoledì, 29 giugno 2011 @19:11
DELIZIOSI E BELLI QUESTI TUOI BRANI CHE LI CUSTODIRò NEL MIO QUADERNO.
LISA | Domenica, 26 giugno 2011 @08:25
E' vero, VALENTINA. A volte non la sopportiamo, la luce dell'estate. Se non stiamo bene, è troppo: troppo forte, troppa luce, troppa estate. E allora c'è solo la voglia di chiudere le tende, cucirsi dentro un cuscino, e aspettare che sia di nuovo autunno.
LISA | Sabato, 25 giugno 2011 @19:23
'POVNA: carino Miss Buncle's Book, sembra uno di quei libri inglesi ironici e un po' fané che mi piacciono. CARLA: che romantico, davvero! Però dai, in omaggio a quel Prévert di quindici anni fa, mandagli il Prévert di oggi... magari via sms.
maria | Venerdì, 24 giugno 2011 @18:53
per Carla
scusa ma tu hai ancora regalato un libro di poesie al tuo consorte???
magari lui pensa lo stesso di te rifletti anche dando il buongiorno all'estate
Carla | Venerdì, 24 giugno 2011 @15:44
Tanto tempo fa (15 anni fa ) ho corteggiato un bellissimo ragazzo proprio con questo libro: ho preso l'iniziativa e glielo regalai per il suo compleanno, conservo ancora il biglietto di ringraziamento ( mi aveva risposto con una poesia scritta da lui) che mi passò nella biblioteca universitaria.
Non racconto altro, ma siccome siamo delle romantiche, vi solo che sì quello splendido ragazzo è diventato il mio consorte.
E' un pezzo che non mi scrive più poesie, mi sa che devo sgridarlo?!
Giusy d\'a. | Venerdì, 24 giugno 2011 @14:38
Già che ci sono, belli i versi di Prévert, ho sbirciato il globish...in lingua originale hanno tutt'altro suono, ma sfondo una porta aperta.
valentina | Venerdì, 24 giugno 2011 @12:24
buongiorno estate, vattene via presto e porta con te tutta l'amarezza degli ultimi mesi e restituiscimi ottobre, la faggeta quasi spoglia di tutte le sue foglie e il sole autunnale che illumina tutto con una luce speciale, di quelle che fanno bene al cuore.
Silvia | Venerdì, 24 giugno 2011 @10:39
E'un'immagine davvero intensa quella del bambino che fa gli auguri all'estate. Voglio farlo anch'io. Grazie x questo buongiorno, Lisa.
Silvia | Venerdì, 24 giugno 2011 @10:22
Che bello "fare gli auguri all'estate"!
Anonimo | Venerdì, 24 giugno 2011 @09:47
Buongiorno estate, buongiorno autunno, buongiorno inverno, buongiorno primavera...
Buongiorno col sole e con la pioggia, col caldo e col freddo...
Buongiorno tutti i giorni...
Con la speranza che davvero sia un buongiorno...
Appunto...solo speranza.....
Giovedì, 23 giugno 2011 @08:36
"Vivere è non sapere le ragioni.
Dopo un silenzio da contarsi a mesi
o anni, questa sera
ho una cena ridente affollata.
Al vino amaro si riscalda, a belle donne
a rose alte la cena.
Seduta accanto a lui, commensale adulato,
mi sento al sole. Affilo le mie spade
per la prima apertura di guardia.
Vivere è tutti i giorni cominciare"
(Daria Menicanti)
Come mi piace stare accanto a te: tu mia ombra, tu mio sole.
I versi di oggi sono tratti da "L’altro sguardo – Antologia delle poetesse del ‘900", Mondadori.
Matteo M. Vecchio | Sabato, 7 luglio 2012 @13:32
Prego cancellare ogni riferimento al volume di Daria Menicanti, "Tutte le poesie". A chi mi chiederà ragione di questo, risponderò in privato. Vi ringrazio.
Anonimo | Sabato, 28 gennaio 2012 @20:47
Cara Lisa Corva,
la ringrazio! Contatti l'editore Ladolfi al sito della Casa Editrice: fra poco usciranno, sempre per mia cura, tutte le opere di Daria!
Un saluto cordialissimo.
Matteo M. Vecchio
Matteo M. Vecchio | Domenica, 16 ottobre 2011 @00:21
(Scusi: conosce la antologia di Daria Menicanti che ho curato :)?
Silvia | Martedì, 28 giugno 2011 @10:01
"Dopo un silenzio da contarsi a mesi o anni, questa sera
ho una cena ridente affollata."
Anche io...Ed è davvero come ricominciare a vivere iniziando a riassaporare qualche piccolo piacere.
Giusy d'a. | Venerdì, 24 giugno 2011 @14:34
Sembra semplice mettere un punto fermo la sera per ricominciare il giorno seguente a tessere la nostra vita ricominciando da capo. Il bandolo della matassa lo si dovrà pur trovare. Strana questa poesia.
Lila | Giovedì, 23 giugno 2011 @23:38
Tutti i giorni cominiciare e ricominciare...a vivere!
Un sorriso Lisa.
I. Vincenzo | Giovedì, 23 giugno 2011 @20:51
Sono molto belli questi versi, fanno pensare a questi giorni estivi con le ombre che cambiano di continuo e le cene nei ristoranti caldi nei luoghi di mare vicino a Trieste.
una a caso | Giovedì, 23 giugno 2011 @17:04
questi versi "sanno"un pò di polvere.....
anita | Giovedì, 23 giugno 2011 @14:35
più che prosa, prona
valentina | Giovedì, 23 giugno 2011 @12:08
concordo con anonimo...
Hermione | Giovedì, 23 giugno 2011 @09:40
Vivere è tutti i giorni cominciare . . . . Vero!!!
ANONIMO | Giovedì, 23 giugno 2011 @09:35
................
anonima | Giovedì, 23 giugno 2011 @09:06
...difficile vivere accanto ad un uomo desiderato dalle più !
Mercoledì, 22 giugno 2011 @07:12
"Lo so stasera, o cara. I nostri cuori
sono nati da un’unica magnolia,
quell’albero di casa che a Torino
nel cortile distrutto sbandierava
due fiori soli a ogni primavera.
L’albero non c’è più. Sotto la nera
terra, da tanto esilio e tanta arsura,
sento che va intrecciandosi ancor viva
una radice all’altra."
(Maria Luisa Spaziani)
Famiglia. Radici.
I versi di oggi sono tratti da "Poesie 1954-2006", di Maria Luisa Spaziani, Oscar Mondadori.
Aminta | Mercoledì, 22 giugno 2011 @20:30
brevissimo commento il tuo, Lisa Corva. Immagino sia il più sentito, il più vero, Vale anche per me.
Martedì, 21 giugno 2011 @08:45
"Era cominciato lo spettacolo del buio, e tutta la strada si foderava di stagnola. Ogni cosa, perfino l’asfalto e le antenne, non era più grigia e sporca, ma argentata… E tutte le cose lievitavano piano, come avessero un cuore che batteva dentro".
(Elvira Seminara)
Il cuore dell’estate.
Ricordate Viola Di Grado, e il suo straordinario romanzo d’esordio, "Settanta acrilico trenta lana" (e/o) da cui ho sfilato tanti Buongiorno? (L'intervista, invece, la trovate il 9 febbraio 2011). Bè, sorpresa: ha una madre - e d’accordo, questa ce l’abbiamo tutti - ma una madre scrittrice. La frase di oggi, che è il primo giorno d'estate, è tratta dal suo "Scusate la polvere" (Nottetempo). Che inizia –solo un caso? – come il libro della figlia: un uomo muore in un incidente, finisce in un fosso con la macchina, e l’amante. Ma da quel fosso partono due libri molto, molto diversi, come madre e figlia.
A tutti, buona estate.
Fiorenzaccia | Martedì, 21 giugno 2011 @20:36
certo che restare vedova sapendo che il caro consorte e la sua amante hanno lasciato questo mondo insieme e magari abbracciati è un bel colpo! Dal quale però penso e spero ci si possa riprendere presto e con pochi rimpianti. Scriverci sopra un libro mi sembra interessante
Anna | Martedì, 21 giugno 2011 @16:10
Ciao splendida Lisa! Solo un saluto. Ti leggo sempre sulla Rete e sulla "carta"..e sempre con rinnovato interesse.
Anna
Lunedì, 20 giugno 2011 @10:02
"Mi sento sola
nella confusione
della notte primaverile"
(Sugita Hisajo)
Tu dici che sono solo sogni. Illusioni. Ma forse sono desideri che, ora lo so, lasciano tracce luminose: bisogna seguirli.
Da "Il grande libro degli haiku", Castelvecchi.
ANONIMO | Mercoledì, 22 giugno 2011 @08:52
Sono le tracce luminose del suo sguardo, dei suoi occhi che lasciano una scia che non si può non seguire per sempre.....
Farfalla | Martedì, 21 giugno 2011 @22:01
"Ma solitude" questa è una bella canzone di Georges Moustaki. "..donc je ne suis jamais seul avec ma solitude.." se volete, andatevela a cercare, è facile. Vi assicuro, è molto bella. Buona notte
LISA | Martedì, 21 giugno 2011 @08:35
FIORENZA: Il principe felice, ovvero la statua del principe ricoperta d'oro; chiederà a una rondine di portare via l'oro via scaglia dopo scaglia, per donarlo ai poveri della città... Ricordo, che favola tristissima. Mi piace di più l'Oscar Wilde sarcastico, quello dei diari e dei "bons mots".
Fiorenza | Lunedì, 20 giugno 2011 @21:51
Grazie Valentina. in fondo i due concetti sono complementari anche se due secoli separano Milton e Wilde. Però io mi ostino su quest'ultimo. Chissà dove avrò letto la citazione. Ho voglia di leggere qualcosa del poeta di cui non ricordo nulla!!! Buona serata. Ciao.
Ciao Lisa, a me di Oscar Wilde piacciono tanto le favole: te lo ricordi il Principe Felice, l'usignolo e la rosa (forse) e via dicendo? ma che domanda faccio!!!
LISA | Lunedì, 20 giugno 2011 @20:24
Oppure, FIORENZA, era questa dichiarazione di Oscar Wilde che mi è sempre piaciuta: "Non viaggio mai senza il mio diario. Si dovrebbe avere sempre qualcosa di sensazionale da leggere in treno". Oggi gli basterebbe il suo iPhone.
Valentina | Lunedì, 20 giugno 2011 @19:15
"Perchè la solitudine, talvolta, è la miglior compagnia" John Milton, è questa Fiorenza?
Fiorenza | Lunedì, 20 giugno 2011 @18:13
Aiutatemi. Chi diceva "io sono la miglior compagnia di me stesso" o qualcosa del genere? Era forse oscar Wilde o chi altri? Stavolta sono seria e nella mia faretra non ci sono frecce!!
I. Vincy | Lunedì, 20 giugno 2011 @15:44
SOLITUDINE
Era quasi convinto,
senza che nessuno dicesse
che sarebbe stato meglio
vivere da solo.
I suoi occhi guardavano
verso un cielo scuro,
si allontanò con un addio.
Nessuno saprà mai
se continuerà il suo viaggio
in un mondo astratto,
oppure rimarrà in solitudine
senza aver conosciuto
il sorriso della vita ...
e la voglia di vivere.
Antonella | Lunedì, 20 giugno 2011 @15:26
Che brutta sensazione sentirsi sola in mezzo alla confusione.
Mi è capitato qualche anno fà: rientravo alla sera in una casa vuota, con un silenzio pesante, acoltavo la mia voce, parlavo a voce alta "per farmi compagnia". Continuavo a ripetermi che non dovevo essere triste, che dovevo essere tranquilla, fare ciò che avevo voglia, magari pensare di viaggiare un pò e altro. Mi guardavo spesso allo specchio e piangendo mi ripetevo che "La solitudine è il prezzo della libertà!". Poi quel brutto periodo è passato e ora lo ricordo come un pezzo della mia vita che è passato e ha lasciato un buon segno, me lo ricordo come il periodo dei sogni.
Antonella
Giusy d'a. | Lunedì, 20 giugno 2011 @14:37
La vita è sogno? Mi hai fatto venir voglia di rileggere Calderon de la Barca, anche se forse c'entra poco nel contesto.
Sabato, 18 giugno 2011 @14:56
Sapete che cosa mi piacerebbe? Avere un baule magico, dove rovistare tra abiti d’antan. Ma abiti speciali: quelli che appartenevano a scrittrici e poetesse, artiste o esploratrici. Che, in fondo, sono le nostre antenate. In un baule così, probabilmente, troverei molte cose di pizzo bianco: camicie da notte, soprattutto, che potrei usare come copricostume. E, magari, potrei trovare persino l’abito bianco di Emily Dickinson. Già, lo sapevate? La leggenda dice che la schiva poetessa americana dell’Ottocento amasse vestirsi di bianco. E nella casa-museo a lei dedicata, ad Amherst, c’è ancora l’abito che lei usava per stare a casa (si chiamavano "wrapper", all’epoca), sedersi alla scrivania e scrivere le poesie con cui ancora oggi ci fa chiudere gli occhi e sognare. L’abito è di cotone candido, accollato, maniche lunghe, e un tocco prezioso: una fila di bottoncini di madreperla, che luccicano come i suoi frammenti di poesia.
Oggi, forse, Emily Dickinson in versione "homewear" si infilerebbe un paio di leggings comprati da H&M o da Zara. Ma oso pensare che sceglierebbe di sicuro un abito bianco per uscire: incontro all’estate, alle api, le nuvole, le farfalle, tutto quello che poi afferrava e fermava nei suoi versi. Versi leggeri di gratitudine. E speranza. E magari abbinerebbe un'incredibile pochette o un paio di scarpe con una decorazione in macramè; oppure, visto che non ce la vedo proprio Emily con ai piedi dei sandali vertiginosi, un paio di sneakers effetto pizzo (ci sono anche queste!). E che ne dite di un cappello bianco in crochet? Certo, se lo infilerebbe: per proteggersi dal sole.
Oppure "Emily reloaded" non sarebbe per niente così romantica, e darebbe una bella sforbiciata al suo abito troppo lungo, e troppo accollato, trasformandolo in un "little white dress". O forse ancora, Emily oggi si vestirebbe solo in jeans. Ma, in un attimo di cedimento romantico, si allaccerebbe al collo una collana che sembra quasi lavorata all’uncinetto; oppure una leggerissima farfalla in pizzo, chiusa con un nastro (ci sono, ci sono!). Chissà. Di sicuro, però, in jeans o con un abito di crochet bianco, scriverebbe ancora: "La speranza è quella cosa piumata/ che si posa sull’anima/ canta melodie senza parole/ e non smette mai". O almeno, così mi piace pensare. Sarà colpa, senza dubbio, del pizzo.
Questo, un po' sforbiciato, è un articolo moda che ho scritto per Grazia.
Aminta | Domenica, 19 giugno 2011 @20:03
Forse, forse, la grazia e l'eleganza possono sopravvivere e schiacciare la volgarità. Crediamoci! Io ci credo.
claudia mdg | Domenica, 19 giugno 2011 @15:10
Chissà cosa scriverebbe Emily Dickinson oggi, forse avrebbe un blog di poesia; non ho idea di come potrebbe vestirsi, di sicuro non me la immagino super abbronzata, tatuata e con le labbra rifatte. Chissà se la grazia e l'eleganza resisterebbero alla volgarità di oggi.
stefania | Sabato, 18 giugno 2011 @19:51
sono scalza, mezza nuda (in estate indosso in casa solo parei) rossetto che più acceso non si può...ai piedi uno smalto viola con brillantini, l'ultimo sole ha invaso la stanza,non ho impegni, lascio che questa giornata scivoli via. Emily può tenermi compagnia
LISA | Sabato, 18 giugno 2011 @17:11
Che bello quello che hai scritto. Solo una poetessa, del resto, poteva immaginare la Dickinson "al buio: nuda, scalza, col rossetto". La tuta a casa però no! (Per chi non conoscesse Valentina Diana, andate subito al Buongiorno del 10 gennaio 2011: "Cose che finiscono, cose che iniziano").
valentina diana | Sabato, 18 giugno 2011 @16:01
secondo me si metterebbe addosso cose che non danno nell'occhio. non alla moda, non trasgressiava, non sciatta. un paio di vestiti in crepe di lana, gonne ben tagliate, un cappotto per l'inverno, un cappellino di lana rosso, un decoltè nero non troppo alto.
in casa tuta e scarpa da ginnastica non firmate e, solo al buio,: nuda scalza, col rossetto.
Venerdì, 17 giugno 2011 @08:59
"Sei triste perché sei triste.
E’ nella testa. E’ l’età. E’ la chimica.
Va’ dallo psicologo o prenditi una pillola,
o abbraccia la tristezza come una bambola senza occhi
di cui hai bisogno per dormire."
(Margaret Atwood)
E stasera, la voglio abbracciare tutta, la mia tristezza.
Canadese, nata nel 1939, femminista quando ancora il femminismo non era un insulto, scrittrice dura e a volte anche poetessa: è Margaret Atwood. I versi di oggi sono tratti da "Mattino nella casa bruciata", Le Lettere.
Per leggerli in originale, come ogni venerdì, Friday Poetry: cliccate sulla parte globish di Lisa!
Giada | Domenica, 19 giugno 2011 @18:33
Come sempre mi leggi nell'anima...
LISA | Venerdì, 17 giugno 2011 @20:18
A me invece piace quella bambola senza più occhi; mi sembra una bambola strapazzata e abbracciata, portata in giro, dimenticata e poi ripresa. Una bambola che è stata molto amata. Che forse è ancora capace di abbracciare chi non riesce a dar respiro alla sua tristezza, chi non si sente più capace di amare, chi riesce solo a vivere sospesa.
una a caso | Venerdì, 17 giugno 2011 @15:54
le bambole senza occhi.... è una immagine terribile che va molto oltre la tristezza ...... perchè non ci mandiamo tutti/e un bel sorriso ? ciao
Susy Anne | Venerdì, 17 giugno 2011 @14:57
Vorrei poter dare respiro alla mia tristezza...
ANONIMO | Venerdì, 17 giugno 2011 @12:45
Una malinconica tristezza che rende felici le mie notti.....
Hermione | Venerdì, 17 giugno 2011 @11:06
Le pillole e gli psicologi lasciano il tempo che trovano . . . meglio abbracciarla la tristezza: accoglierla dentro di noi ed accettarla.
anonima | Venerdì, 17 giugno 2011 @10:33
Sono triste perche' non sono piu' capace di amare.
stefania | Venerdì, 17 giugno 2011 @09:40
sono triste da un pò troppo tempo e questa tristezza non va via, mi è compagna fedele, mi svuota e mi rende inconsistente, vivo sospesa, vivo senza pensieri, vivo perchè oggi non ho molto altro da fare.
Giovedì, 16 giugno 2011 @08:48
"M’hanno portato una conchiglia.
Dentro le canta un mar di mappa.
Il cuore
mi si riempie d’acqua
con pesciolini
d’ombra e d’argento.
M’hanno portato una conchiglia."
(Federico García Lorca)
Tutto quello che amo ha dentro il mare.
paola | Giovedì, 16 giugno 2011 @17:19
ho chiuso il mio cuore in una conchiglia
ho legato la conchiglia con le catene
ho bloccato le catene con mille lucchetti
questa poesia di Lorca mi fa venire in mente una cosa che ho scritto tanti anni fa,, alla fine del mio grande amore...
ho gettato le chiavi in mille mari
ho fatto dei mille mari una mappa
ho chiuso la mappa nel lato destro del mio cuore
...in quello sinistro ci sei tu.
Antonella | Giovedì, 16 giugno 2011 @14:51
Le conchiglie odorano sempre di mare, anche dopo tanti anni l'odore è sempre li come testimonianza delle loro origini.
Ho conosciuto in te le meraviglie
meraviglie d'amore sì scoperte
che parevano a me delle conchiglie
ove odoravo il mare e le deserte
spiagge corrive e lì dentro l'amore
mi sono persa come alla bufera
sempre tenendo fermo questo cuore
che (ben sapevo) amava una chimera.
(Alda Merini)
Giusy | Giovedì, 16 giugno 2011 @14:30
Me han traìdo una caracola/ dentro le canta un mar de mapa...Ho una piccola raccolta di conchiglie, alcune trovate sulla spiaggia, altre trovate ai mercatini. Mai pescate, non strapperei niente al mare. Quando mi capita di avere bambini per casa, gliele faccio appoggiare all'orecchio e questa nuova generazione cresciuta con la tecnologia informatica spalanca gli occhi, stupita.
Mercoledì, 15 giugno 2011 @08:37
"Il tipo di rapporto che preferisco è ultraterreno: vedere in sogno. Il secondo è la corrispondenza."
(Marina Cvetaeva)
Ed è per questo che, quando ti sogno, ti scrivo… E quando non ti sogno, ti scrivo, sperando di sognarti.
Ricordate il Buongiorno del 14 ottobre 2009? ""Qualsiasi vento è vento di mare". Sono parole della poetessa russa Marina Cvetaeva. Anche la frase che ho scelto oggi per City è sua, tratta da una delle (tantissime) lettere che scrisse a Boris Pasternak (proprio lui, quello del "Dottor Živago"). Si scrissero per anni senza incontrarsi. Se non per lettera, e in sogno.
LISA | Mercoledì, 15 giugno 2011 @23:22
Eclissi lunare ultraterrena! Alla Cvetaeva sarebbe piaciuta...
erica | Mercoledì, 15 giugno 2011 @19:57
anche io la voglio vedere! buona eclissi, e buoni sogni a tutte :)
Giusy | Mercoledì, 15 giugno 2011 @13:34
E sono recidiva, e doppie scuse per il "postaggio" (che brutto neologismo, tutto mio, per giunta) Stasera, eclissi di luna, spettacolo non ultraterreno ma, forse, extraterrestre. Io la voglio vedere questa Luna Rossa.
Martedì, 14 giugno 2011 @08:37
"Adesso, al buio, col ricordo del suo corpo appoggiato al mio, non dovevo fare altro che pronunciare il suo nome e sarebbe stata sotto le coperte, muovermi di un centimetro e avrei trovato una spalla, un ginocchio, sussurrare ancora il suo nome e ancora e ancora, finché non avrei giurato stesse facendo altrettanto con il mio, al buio le nostre voci unite come quelle di due amanti in una favola antica".
(André Aciman)
Il buio, che ti porta più vicino.
Questa frase è tratta da un libro che ho molto amato: "Notti bianche", Guanda. L'intervista che ho fatto ad André Aciman, che ho incontrato quest'inverno a Manhattan, la trovate on line in archivio, il 5 febbraio 2011.
Giusy d'a. | Mercoledì, 15 giugno 2011 @13:13
Patri, è sempre un piacere leggerti e ricevere il tuo saluto. Sto bene, grazie, forse per via delle tue pervinche rosee che non si stancano mai di fiorire. Bellissime. Leggerò anch'lo stesso libro, sai? Un saluto davvero speciale. Giusy Scusa il fuori tema, Lisa, a volte mi capita...
pp | Mercoledì, 15 giugno 2011 @01:10
in attesa del buio che ci faccia riavvvicinare...
vincenzo.I | Martedì, 14 giugno 2011 @21:20
CIAO LISA.
Sono i mie petali profumati,
o le spine che graffiano il buio
del cuore.
Per te,
pura come come una goccia di brina.
patrizia fiorista | Martedì, 14 giugno 2011 @16:24
Buongiorno Lisa, scusa se rispondo solo oggi, grazie del pensamento il libro l'ho già ordinato.L'accostamento madri e fiori mi calza a pennello, come sai la mia mamma mi ha lasciato in eredità il suo pollice verde e la smisurata passione per i fiori. oggi ho comprato un bellissimo vaso di pervinche rosa che ho portato dalla Marta. Ciao Giusy va tutto bene? Un saluto carico di rose per tutte/i Patri
paola | Martedì, 14 giugno 2011 @11:46
grazie Lisa, hai dato parole alle mie sensazioni...
valentina | Martedì, 14 giugno 2011 @09:46
che libro ! molto emozionante, è stata la mia "cura", il primo che ho letto dopo un periodo difficile, nel tentativo di ritrovare quella 'me' schiacciata tra l'incudine e il martello del lavoro e dell'annichilimento. Ho ancora negli occhi quel paesaggio con la neve che io immaginavo blu, sferzato da venti freddi, attraversato dai protagonisti e la ventata di calore che si apriva sulle loro vite quando stavano insieme: alla rasegna cinematografica su Rohmer, nel loro locale preferito, dentro a case...macchine...a guardarsi, sfuggirsi, prendersi, sognare l'uno dell'altro.
LISA | Martedì, 14 giugno 2011 @09:42
ANTONELLA, grazie. Quel Buongiorno l'avevo dimenticato...
"Un’immagine sfuocata di corpi svestiti
nel momento della dolce indolenza
che segue all’amore,
quando il più malvagio dei cuori
arriva a credere
che la felicità può durare per sempre"
(Charles Simic)
E dunque abbracciami, lascia che mi addormenti; non voglio pensare a niente, voglio solo scivolare dentro questo momento: che, per un attimo solo, durerà per sempre.
(Charles Simic: nato a Belgrado nel 1938, è uno dei "poeti laureati" d’America. La sua lingua madre è il serbo, ma scrive in inglese: è arrivato in America a sedici anni, "e i miei agenti di viaggio sono stati Hitler e Stalin". I versi di oggi sono tratti da "Club Midnight", Adelphi)
Antonella | Martedì, 14 giugno 2011 @09:26
Lisa, riesci sempre a farci emozionare, a rievocare situazioni e ricordi che occupano un posticino nel nostro cuore.
La frase di stamattina mi ha fatto lo stesso effetto del primo Buongiorno che ho appeso in bacheca (Clarles Simic - 14.11.08).
Antonella
Lunedì, 13 giugno 2011 @09:15
"Mia madre è troppo, spiegò. In che senso?, chiesi. In tutti i sensi, rispose."
(Vanessa Diffenbaugh)
Oh, madri.
La frase di oggi è sfilata da "Il linguaggio segreto dei fiori", Garzanti. Dove ho scoperto che il muschio simboleggia l'amore materno, perché cresce senza radici.
bri | Giovedì, 16 giugno 2011 @15:42
è anche la storia di un entroterra che è il mio. :)
LISA | Martedì, 14 giugno 2011 @10:43
BRI, "Mia madre è un fiume" è piaciuto molto anche a me. Un piccolo libro d'esordio, piccolo solo come pagine, perché è densissimo e malinconico e struggente insieme: la storia di una madre che perde la memoria, della figlia che le racconta, giorno dopo giorno la sua vita. La storia di un disamore, eppure di un amore. Bello. L'ha scritto Donatella Di Pietrantonio, l'editore è Elliot.
bri | Martedì, 14 giugno 2011 @09:54
per restare in tema segnalo Mia madre è un fiume, un libro molto suggestivo che sto leggendo in queste serate piene di malinconia.
vip | Lunedì, 13 giugno 2011 @22:21
Non lavoro con i fiori, ma li adoro e anch'io, come Victoria, parlo spesso con loro. Il libro è stupendo: fragile, come le corolle colorate che cresce e accudisce, duro come le vicende e le persone che incontra lei...
LISA | Lunedì, 13 giugno 2011 @20:34
Ovviamente, leggendo questo libro, io ho pensato a PATRIZIA FIORISTA... che dovrebbe assolutamente leggerlo! E mi chiedo se tra i lettori del blog ci siano altri uomini e donne che lavorano tra i fiori e con i fiori.
Giusy d'a. | Lunedì, 13 giugno 2011 @14:45
Eh sì. Oh madri! quando mi hanno messo tra le braccia il primogenito mi è venuto spontaneo dirgli "ciao, sconosciuto" . Però l a tesi del muschio non mi convince e forse proprio per questo sono tentata di leggere il romanzo. Non so bene cosa pensino i miei figli. Sarò stata troppo, troppo poco o una via di mezzo? mestiere difficile!
LISA | Lunedì, 13 giugno 2011 @11:08
Riporto quel che spiega l'autrice, Vanessa Diffenbaugh: "Quando stavo scrivendo il libro, mi capitò, a una cena, di cominciare a parlare del musco e dell'amore materno, e un amico che fa il biologo intervenne dicendo: 'questo mi piace molto, perché i muschi sono le uniche piante che crescono senza radici'. Ho capito all'istante che questo concetto sarebbe andato a costituire il finale del libro. L'idea che il musco (l'amore materno) cresca senza radici (separato da tutto ciò che lo circonda) mi è sembrata liberatoria, quasi rivoluzionaria. Victoria, la mia protagonista, crede che l'amore che nutre verso sua figlia non sia sufficiente, di non essere in grado di amare perché non è stata amata. Nella nostra società è diffusa la credenza che si diventi madri simili alla madre che abbiamo avuto, che sia l'amore che gli abusi passino da una generazione all'altra come acqua che nutre le radici di una pianta. Ma la verità è che l'amore - come l'odio - è autonomo".
valentina | Lunedì, 13 giugno 2011 @11:07
è così, certe 'catene emotive' distruttive o anaffettive possono spezzarsi. Ci vuole grande forza di volontà per mettere in discussione l'educazione ricevuta e certi modelli comportamentali, come quelli dei propri genitori. E comunque, malgrado tutto, credo che certe voragini restano sempre lì, buchi neri di sofferenza, non resta che conviverci e guardarli affettuosamente, se ci si riesce.
Antonella | Lunedì, 13 giugno 2011 @11:01
ANTONELLA A MILANO: si ricorda bene Lady Chatteley i palloncini arancione del nostro nuovo sindaco, a proposito avete visto che bella giunta: 7 donne.
Di Roma è il mio responsabile.
Andrea che ti devo dire...ascolta il consiglio di Lisa, appendi il Buongiorno di venerdì scorso, magari è proprio di questo che hai bisogno, sei forse un po' acido come certe mie colleghe?!?
Il libro di oggi l'ha preso mia figlia e poi lo leggerò anch'io, qualcuno ha letto l'ultimo della Serena Dandini "Dai diamaneti non nasce niente": penso sia dello stesso genere.
Buona settimana a tutti acidi e non.
antonella
Anonimo | Lunedì, 13 giugno 2011 @10:20
Scusi Lisa, in che senso " cresce senza radici" ?
Domenica, 12 giugno 2011 @11:26
La prima cosa che vorrei chiedere ad Anish Kapoor è dove ha comprato le sue scarpe. Ma, visto che l'artista anglo-indiano ormai è una superstar, e che quando lo incontro è stanco, o di cattivo umore, o forse le due cose insieme (siamo all’inaugurazione di "Ascension", nel mezzo delle follie della Biennale di Venezia), non oso. Però, visto che sono testarda, lo tallono dalla conferenza stampa al pranzo (dove mi infilo come "imbucata speciale"), in attesa di potergli parlare di… scarpe. Vorrei quasi toccarle per capire di che materiale sono, ma si può? Sono davvero belle, e sembrano morbidissime, ton sur ton con la sua giacca blu cobalto e gli abiti grigio antracite. Cromatismo perfetto: è un artista, del resto. Per ora lascio perdere le scarpe e, invece, gli dico:
Dunque questo è il suo anno, l’anno di Kapoor? Dopo la grande mostra a Parigi (al Grand Palais), ora è a Milano (alla Fabbrica del Vapore e alla Rotonda di via Besana), e a Venezia, nella Basilica di San Giorgio…
"Pura coincidenza". (Ma sorride).
Il fumo che si leva verso l’alto di "Ascension", verso la cupola del Palladio, è stato paragonato alla colonna che guidò Mosè nel deserto. E’ un ricordo che ha guidato anche lei?
"Certo: è il bisogno che tutti abbiamo di tornare verso il mito".
Il mito è uno dei suoi temi ricorrenti. Anche nel titolo della mostra al Grand Palais: "Leviathan", il nome di un mostro biblico. Lei però l’ha dedicata a un artista in carcere, il cinese Ai Weiwei.
"Non lo conosco personalmente, ma mi è sembrato doveroso. Weiwei è agli arresti dai primi di aprile. Qual è il suo reato? Essere un artista? Ma se questo è un crimine, è un crimine profondamente umano: puntare il dito sulle cose, farcele vedere. Trovo che i musei dovrebbero tutti chiudere almeno un giorno, un giorno di protesta e di supporto a Weiwei: non succederà, ma mi sembrava giusto almeno proporlo".
(E qui Kapoor si illumina, molto di più che non quando parla delle sue opere. Che sia il momento di chiedergli delle scarpe? Forse non ancora).
Lei progetta opere giganti, come "Cloud Gate" a Chicago, 110 tonnellate di acciaio che sono diventate una nuvola pesante e lucida in cui i passanti si specchiano. O come Orbit, la torre-spirale di 115 metri in costruzione a Londra per i Giochi Olimpici: che tutti aspettano coma una nuova Torre Eiffel… Ma crea anche opere minime. E’ stata appena presentata a Venezia la sua tazzina di caffè per Illy Art Collection, un riassunto dei suoi temi: l’argento, lo specchio, il riflesso. E in passato ha firmato anelli per Bulgari, gemelli da polso....
"Che importa?", risponde bruscamente. "La dimensione non è altro che una delle forme espressive della scultura".
Ma lei porta, ad esempio, gli anelli che ha disegnato? E ha mai creato un gioiello speciale per sua moglie?
"A questa domanda, mi spiace, non voglio rispondere".
Ma guarda altrove, e solo dopo capisco dove: guarda una donna molto bella, con una collana d’oro dal ciondolo abbagliante. La collana è un’edizione più che limitata che Kapoor ha creato per Louisa Guinness, una galleria d’arte di Londra. La donna, che gli sorride, è sua moglie. Così tento il tutto per tutto:
Non mi dica che ha disegnato lei anche le scarpe che porta?
Ride, finalmente:
"Le ho fatte fare a Bombay. Ma sul materiale, sinceramente, non so risponderle".
"Dai, Anish, mostra le scarpe…", scherza la moglie. "Che siano di pelle di delfino?".
Tutti ridono mentre Kapoor alza il piede e mostra la calzatura incriminata. Io penso ai delfini, e alle razze (o "galuchat", il pesce con cui - ho imparato nella mia carriera da giornalista fintoglam - si confezionano scarpe pregiate); penso agli oceani, visto che il padre di Kapoor, a Bombay, era un idrografo, disegnava mappe marine. Forse da lì viene il suo istinto verso il vuoto, verso altri, più misteriosi spazi? Kapoor non nasconde di essere stato per anni in analisi, e ha paragonato, con un’immagine straordinaria, l’arte alla psicanalisi. "Sei sul lettino e depositi materiale nello spazio tra te e il tuo analista", ha detto, "crei quindi un terzo spazio". Un "terzo spazio" quasi come quello in mostra a Milano, alla Fabbrica del Vapore: "Dirty Corner" è un tunnel di 60 metri, alto 8, in cui entrare, al buio. Un fallo gigante, un utero, come suggerisce il titolo? Quasi troppo facile ripensare a quella che viene riportata come una delle più battagliere dichiarazioni di Kapoor, un po’ alla Woody Allen: "Il mio lavoro non è la storia della mia vita. Non è la storia della mia nevrosi". L’avrà detto davvero? D’accordo, lasciamo perdere… Stavolta è meglio limitarsi alle scarpe.
Questa NON è l'intervista che leggerete su Elle Decor prossimamente. Quella sarà molto, molto più seria. Peccato!
Aminta | Domenica, 12 giugno 2011 @20:00
E ho appena finito di leggere la divertente intervista. Alla prossima...
Venerdì, 10 giugno 2011 @09:17
"Ti sei seduto accanto al letto
e mi hai guardato.
Poi mi baciasti - cera bollente sulla mia fronte.
Volevo che lasciasse un segno:
è così che ho capito quanto ti amavo"
(Louise Glück)
E’ questo che aspetto: un tuo bacio. Ed è questo che voglio: che lasci il segno.
Louise Glück è una poetessa americana, Premio Pulitzer. I versi di oggi (traduzione, imperfetta, mia) sono tratti dalla sua poesia "The Encounter": una delle poesie più sensuali ed erotiche che io abbia mai letto. Peccato tagliuzzarla: più che un Buongiorno dovrebbe essere una Buonanotte…
Dunque, ho dimenticato qualcosa? Certo, ormai lo sapete, ma io cocciuta e noiosa lo ripeto: oggi, Friday Poetry. Il Buongiorno lo trovate anche nella parte globish del blog. Diffondetemi!
Aminta | Domenica, 12 giugno 2011 @19:50
Arrivo anch'io sul filo di lana, un po' di fiato corto, dopo aver votato. Sempre interessanti le proposte di Lisa Corva almeno per chi sa coglierle. Sai perché mi piace chiamarti per nome e cognome? Un nome liscio come seta e un cognome leggermente ruvido. Insieme fanno qualcosa di molto piacevole. Anch'io sono sincera. Ciao
Lady Chatterley | Domenica, 12 giugno 2011 @15:45
Bè, vacanze. Lisa, ho esagerato, chiamiamole vacanzine. Dopo aver letto ' Il padre' metterò in tasca Un incantevole aprile e se ci riesco al volo, Ritratto di signora di H. James. Abbi pazienza ma il menu che ci (mi) proponi è così ampio e vario...
Giusy d'a. | Domenica, 12 giugno 2011 @13:44
stavo scrivendo ed è sparito tutto...sono brava, è evidente. Noi andiamo a votare tutti "in banda" un'occasione per sentirci ancora più uniti in famiglia. Una battuta scherzosa? Dài, Lisa, mi sa che il tuo piccolo quorum non richiesto ha superato il 99 per cento...Speriamo in bene per l'altro. Buona domenica a tutte e a tutti voi.
LISA | Domenica, 12 giugno 2011 @11:32
Bè, io vado a votare ai REFERENDUM, voi avete già votato?
Quanto ad Andrea, magari può copiare ANTONELLA A ROMA e appendere il Buongiorno di oggi, il bacio di Louise Glück, in qualche sua bacheca. Magari gli porta qualche vibrazione positiva, che non fa mai male. E altrimenti, pazienza, dovrà rassegnarsi a evitare con grande cura quell'insulso quadratino... LADY CHATTERLEY: quale libro ti porti in vacanza? Sono curiosa!
LISA | Domenica, 12 giugno 2011 @11:22
Oh perbacco!
Vip | Domenica, 12 giugno 2011 @02:17
Scusa Andrea, credevo fossero tutte offese le tue. A quanto pare, confondevo la tua sincerità con altro. ( come hanno fatto quelli del quotidiano a concederti per cosi tanto tempo quello spazio, le poesiole che pubblichi parlana del nulla o poco piu', e tra l'altro non sono neanche tue, lascia perdere. Non ne posso piu' di trovare ogni mattina quel quadratino INSULSO...) E' vero, scusami: non hai offeso proprio nessuno TU! mah...
Fiorenzaccia | Sabato, 11 giugno 2011 @23:34
ehmmm.... mi correggo: "poesiolefila" forse va meglio....
Fiorenzaccia | Sabato, 11 giugno 2011 @23:22
andrea, accetta le mie scuse, ti prego! i tuoi molteplici interessi spaziano anche su di me! Tra l'altro, oltre ad essere cinefila, sono anche cinofila, teatrofila, letterofila e informaticofila. Ma ridiamici sopra, non ti pare? Ah, dimenticavo: sono persino poesiolofila!
valentina | Sabato, 11 giugno 2011 @22:34
quali poesie? Quali registi? Quali scrittori? Per quanto mi riguarda, così dal cuore: francesca genti, almodovar e murakami. Perchè insulse poesiole? Dai su! Scendi dal pero e parla con noi.
andrea | Sabato, 11 giugno 2011 @22:24
Vip fintanto che non offendo nessuno non hai alcun titolo per dirmi di stare zitto solo perche' critico il "lavoro" della tua amata Lisa. Fiorenza al contrario della maggior parte dei maschi italiani non mi interessano ne macchine ne sport, i miei interessi spaziano dalla cinefilia, fotografia, teatro, lettura (ma non di smielate e insulse poesiole), informatica e tanti altri. Ciao
Lady Chatterley | Sabato, 11 giugno 2011 @20:35
siamo partiti da un bacio ardente e finiamo con il ghiaccio sugli stinchi...So long Lisa, parto per le vacanze e senza PC. ma con un libro in tasca, la scelta è stata un tantino condizionata dai tuoi inviti alla lettura. Ciao!!
Fiorenza | Sabato, 11 giugno 2011 @19:48
E moderata......
Fiorenza | Sabato, 11 giugno 2011 @19:45
Andrea, e comprati la gazzetta dello sport, o qualche sublime quotidiano e vedrai cosa ti schiaffano in prima pagina a tutto titolo certi sublimi giornalisti . Detto ciò, rispetto la tua opinione ma non la condivido. Ciao! Fiorenza rediviva
Farfalla | Sabato, 11 giugno 2011 @19:28
Leggo le "poesiole" eccome se le leggo e leggo con grande piacere le frasi tratte dai libri scelti da Lisa e ho scoperto, grazie a lei, autori che non conoscevo e le sono grata. Poi, ciascuno può pensarla come vuole. ' distogliere gli occhi' è abbastanza facile visto che è una pratica molto diffusa. A presto, Lisa e a tutte voi, con i vostri commenti .
Maria | Sabato, 11 giugno 2011 @17:53
Scusate ma mi sono persa tra botta-risposta ma a cosa?????? Lisa vuoi spiegarmi? Grazie mille
Vip | Sabato, 11 giugno 2011 @17:34
Andrè, facevi bene a stare dove sei stato per questi due anni: in silenzio! E siccome Lisa lo avrà già fatto, scusami per la sincerità, anche tu.
una a caso | Sabato, 11 giugno 2011 @16:11
,,,,guarda qualche bella ragazza ..... il panorama ... le persone ,,o gira subito pagna ciao
valentina | Sabato, 11 giugno 2011 @16:05
e che leggi? Che poi anche 'quattroruote' ha il suo perchè. Io, soprattutto quando sto in crisi, leggo anche le etichette del bagnoschiuma.
andrea | Sabato, 11 giugno 2011 @15:54
purtroppo i miei occhi non possono fare a meno di imbattersi in quel quadratino, visto che si trova schiaffato nella prima pagina di un quotidiano gratuito. Dopo anni cambiare no eh....per la cronaca non leggo 4 ruote
valentina | Sabato, 11 giugno 2011 @14:42
poi c'è sempre 'quattroruote' come valida alternativa alle poesiole...ho scoperto qui, grazie a lisa, autori meravigliosi:aciman, grossman, safran foer, la mia adorata nina berberova, francesca genti...
erica | Sabato, 11 giugno 2011 @14:29
e pensare che io, invece, nel weekend mi sento orfana del buongiorno sul city! uno dei pochi motivi per cui è bello che arrivi il lunedì :)
ps: ho ordinato "Il libro dell'estate", entro la prossima settimana dovrebbe arrivare!
Giusy d\'a. | Sabato, 11 giugno 2011 @13:51
Però, adesso che ci penso e con tutta l'ammirazione per Keats che apprezzo molto, forse forse , meglio polemizzare con due o tre persone di vivo intelletto, faticoso e impegnativo...io a volte ci rinuncio
Giusy d'a. | Sabato, 11 giugno 2011 @13:46
Una a caso, come condivido!
una a caso | Sabato, 11 giugno 2011 @12:20
....e poi ,grazie al cielo,due o tre persone di buonsenso con cui conversare,due o tre persone odiose con cui litigare,due o tre sempliciotti con cui farsi una risata e due o tre stupidi con cui polemizzare ....... da Bright Star di J Keats pag 162 trad .di elido fazi
Lady Chatterley | Sabato, 11 giugno 2011 @09:33
domandina semplice semplice: e allora, perché le leggi quelle poesiole? Be', che noia se condividessimo tutti la stessa opinione, W la sincerità, ma un briciolo di coerenza...
andrea | Venerdì, 10 giugno 2011 @22:07
Finalmente dopo anni che ti leggo su city ho trovato il tempo di visitare il tuo sito, piu' che altro per capire come hanno fatto quelli del quotidiano a concederti per cosi tanto tempo quello spazio, le poesiole che pubblichi parlana del nulla o poco piu', e tra l'altro non sono neanche tue, lascia perdere. Non ne posso piu' di trovare ogni mattina quel quadratino insulso, che penso metti piu' che altro per fare pubblicita' ai tuoi libri. Ciao scusa per la sincerita'.
LISA | Venerdì, 10 giugno 2011 @18:10
ANTONELLA A ROMA: geniale, per la serie "effetti collaterali di una poesia". You made my day! Ecco cosa succede a parlare di baci, bisognerebbe farlo più spesso.
Lady Chatterley | Venerdì, 10 giugno 2011 @17:45
un dubbio: non ci sarà sovrapposizione con l'Antonella che festeggia l'arancione a Milano? Scusate, sto ridendo da sola, per via della rima non voluta.
Lady Chatterley | Venerdì, 10 giugno 2011 @17:40
Oddio! come mi sono divertita con le colleghe acide e tutto ciò che segue....
Antonella | Venerdì, 10 giugno 2011 @16:46
Non sono "anonimo" anzi.
Scusa
Anonimo | Venerdì, 10 giugno 2011 @16:45
Troppo divertente.
Tante battute, qualche collega donna (che purtroppo sono sempre le più acide, non so se le ho beccate tutte io, ma è così..!!) ha detto: "Pur di farti notare...non ti sembra un pochino esagerato". Risposta di un mio collega fighissimo e simpaticisso: "Non l'ha scritta mica Antonella, l'ha scritta una famosa scrittrice americana.
Il mio responsabile, un giovane romano manager rampante, che fuori dall'ufficio è simpaticissimo ma "sul pezzo", come dice lui, massima professionalità, ha detto: "Antonè oggi è venerdì e ci può stà" e mi ha mandato un bacino.
Buon week end.
Antonella
LISA | Venerdì, 10 giugno 2011 @09:43
Ops, ANTONELLA, se succede voglio assolutamente saperlo!
Antonella | Venerdì, 10 giugno 2011 @09:25
Come ho già scritto, spesse volte appendo i tuoi "Buongiorno" sulla bacheca del mio ufficio.
Poesia sensuale ed erotica, E il titolo? Qualche collega lo prenderà come invito?! Farò sapere.
Buona giornata a tutti
Antonella
Giovedì, 9 giugno 2011 @07:06
"Avrò avuto sette anni… Il prato si era riempito di lucciole. Era la prima volta in vita mia che le vedevo e mi sembrava una magia. A un certo punto un bambino con cui avevo giocato per tutto il tempo si è avvicinato con le mani chiuse a conchiglia e mi ha detto di stare ferma. Ha dischiuso leggermente le mani davanti al mio viso, illuminandolo con la luce di una mezza dozzina di lucciole. Volevo vederti ancora un po’, ha detto. Io sono scappata via".
(Enrico Remmert)
Piccole magie.
Proprio qualche giorno fa il Consorte mi ha fatto vedere, in giardino, le prime lucciole. Un piccolo gesto di Romantico Coniugale che mi fa piacere condividere con voi. Ci sono uomini che non regalano mazzi di fiori (peccato!), però portano lucciole nel cavo della mano... La frase di oggi è tratta da "Strade bianche", di Enrico Remmert, Marsilio
LISA | Venerdì, 10 giugno 2011 @11:53
Sì, MARIA, spiegati meglio, grazie. E già che ci sei raccontami anche tu, se hai voglia, da dove scrivi, quanti anni hai, come sei capitata qui, insomma un biglietto da visita telematico! Di me sapete già così tanto...
maria | Venerdì, 10 giugno 2011 @11:34
scusa Lisa cos'è che non hai capito?
magari posso essere più chiara...........
commento a parte ti faccio i complimenti per il sito,foto veramente artistiche e molto belle
di nuovo buona giornata e......a presto? spero
LISA | Venerdì, 10 giugno 2011 @09:41
E' che, MARIA, il tuo commento sugli uomini, i fiori e le lucciole non l'ho proprio capito!
Maria | Venerdì, 10 giugno 2011 @09:31
Buongiorno Lisa,noto con piacere che non ami metterti in gioco infatti consideri solo le "cose/frasi"carine e non consideri gli altri........mi meraviglia molto questa tua indifferenza.....sarà mica voluta?????
Buona giornata
LISA | Venerdì, 10 giugno 2011 @09:15
Ma quante lucciole! IRIS, da dove scrivi con quel bel nome di fiore? Su, nuove sintonizzate, presentatevi, l'Autrice è curiosa... Anche GIADA napoletana, racconta... MELISSA ASPIRANTE DOTTORESSA: ehi! Nuove puntate della tua vita?
Cancella
Mellissa_aspirante dottoressa | Giovedì, 9 giugno 2011 @18:11
Ciao Lisa..quanto tempo ..
ma come sempre 2 minuti di lettura del tuo blog mi fanno tornare il buon umore....:)
(come è diventato complicato postare adesso però..sbruff)
Giada | Giovedì, 9 giugno 2011 @17:10
Sarei scappata anche io...perché le cose che mi tolgono il respiro sono quelle che più mi terrorizzano...e che alla fine lascio volare via.
Come lucciole nella notte.
Semplicemente stupenda
maria | Giovedì, 9 giugno 2011 @15:20
secondo me qualcuno confonde le lucciole con le lanterne .................
mi pare strano che uomini (tipo il mio) non regalano fiori e si soffermano sulle lucciole (INTESE COME ANIMALI peraltro fuori stagione)
buon pomeriggio
Giusy d'a. | Giovedì, 9 giugno 2011 @14:47
Oggi sono tornata ai sette anni, una bella retromarcia. Notti stellate e siepi luccicanti di lucciole, appunto. Mi capita a volte di scendere in giardino, ora che sono anziana, per cercarle nel buio e nel silenzio della notte. Nessuna luce, qui sono sparite ma il ricordo delle passseggiate con le cugine già adulte che mi portavano a vedere il "miracolo", quello, no. Sorprendente Lisa...
una a caso | Giovedì, 9 giugno 2011 @13:09
ho ordinato il tuo libro spero di avere altre emozioni che Lisa non ha trovato ...grazie
smilla | Giovedì, 9 giugno 2011 @13:01
lucciole come stelle in una notte d'estate..
Enrico Remmert | Giovedì, 9 giugno 2011 @11:29
Stragrazie!
Iris | Giovedì, 9 giugno 2011 @09:38
Ciao Lisa, ti leggo sempre ma non scrivo! La frase di oggi riempie il cuore. Adoro le lucciole. Buona giornata.
Antonella | Giovedì, 9 giugno 2011 @09:35
Che Buongiorno speciale, che ricordi meravigliosi.
I fiori farebbero un immenso piacere, ma le lucciole come piccole stelline sui prati rendevano uniche certi notti d'estate in montagna, e come diceva il mio fidanzato diventato poi consorte, spiavano e origliavano i nostri discorsi. Sono passati 30 anni.
Che bellissimi ricordi
Buona giornata
Antonella
valentina | Giovedì, 9 giugno 2011 @09:21
a me le lucciole, gli insettini volanti, seppur luminosi e romantici, mettono paura, potrei saltare su una sedia come nella più classica immagine di una donna alle prese con un topo ! Preferirei una mano piena di cioccolatini. Buongiorno a tutte !
una a caso | Giovedì, 9 giugno 2011 @08:56
non ti puoi immaginare in che serate piacevoli mi hai riportato...! grazie . oggi sarà una buona giornata
Mercoledì, 8 giugno 2011 @08:56
"C’è sempre qualcosa di insolito nell’aria quando sono insieme. Non la puoi chiamare quiete e non la puoi chiamare tempesta. Sa di mandarini e di mandorle tostate e di mare e di biscotti appena sfornati e di primavera. Quasi fossero avvolti in una nuvola. Alcuni pensano che sia turchese, quella nuvola, ma altri no, altri dicono arancione."
(Nataša Dragnić)
Se è amore, è una nuvola.
La frase che ho scelto per City è tratta da un romanzo che esce oggi, e che ha dentro il mare: "Ogni giorno, ogni ora", Feltrinelli. L'autrice, che debutta a 46 anni con un libro già venduto in 28 Paesi, l'ha scritto in tedesco, perché vive in Germania, ma è croata; e dentro c’è il mare della Croazia, mare e onde e nuvole ovviamente. E’ la storia di Dora e Luka: bambini in un paese di mare, bambini subito inseparabili ma separati, lei a Parigi, lui a Makarska, finché… Uno di quei libri che hanno la forza cocciuta e testarda delle favole per grandi.
Giada | Giovedì, 9 giugno 2011 @17:01
Grazie a te!
Ti seguo da Napoli...
LISA | Giovedì, 9 giugno 2011 @07:01
Grazie, GIADA! E dimmi, in quale città ritagli il mio Buongiorno?
Aminta | Mercoledì, 8 giugno 2011 @18:46
Una nuvola fatta di sapori, aromi, colori, sensazioni.. Come è bella la frase che hai scelto, Lisa Corva.
Giada | Mercoledì, 8 giugno 2011 @17:08
Prendo il City solo per poter ritagliare il tuo Buongiorno...
...è come affacciarsi al mondo respirando aria di primavera!
Giusy d'a | Mercoledì, 8 giugno 2011 @13:19
Brava Antonella che riesce a ritagliarsi 2 ore al giorno per la lettura. Respiriamo aria pura quando abbiamo tra le mani un buon libro. Poi c'è l'arancione che ha colorato piazza Duomo:potremmo dire che non solo il verde è il colore della speranza. Anche mia nipote ha partecipato (schiva e moderata com'è) alla festa di benvenuto. e avrei tanto voluto esserle accanto ma vivo altrove.
Antonella | Mercoledì, 8 giugno 2011 @09:50
Vorrei avere il triplo del tempo che dedico ogni giorno alla lettura (2 ore circa, di cui 1 ora abbondante sull'autobus casa/ufficio/casa) per leggere tutti i libri che ci consigli.
Arancione: un colore bellissimmo, il colore dell'amore, il colore del sole che scalda i cuori.
Buona giornta da una Milano piovosa e quindi grigia grigia, ma abbiamo ancora negli occhi l'arancione dei palloncini e degli striscioni di benvenuto al nostro nuovo sindaco Giuliano Pisapia.
Martedì, 7 giugno 2011 @09:10
"Tu sai già quello che voglio scriverti, queste parole sono in realtà indirizzate a me stesso, solamente tentativi per sconfiggere la nostalgia."
(Jan-Philipp Sendker)
Tu sai già quello che voglio scriverti, forse. Ma mi manchi così tanto; scriverti è un modo per sfiorarti, prenderti per mano, parlare con te.
La frase di oggi è tratta da "L’arte di ascoltare i battiti del cuore", Tea. Uno di quei libri così sentimentali, troppo, come una caramella troppo dolce. Come a volte i miei commenti, confesso! Ma questa frase mi è piaciuta.
LISA | Martedì, 7 giugno 2011 @09:45
ANTONELLA: "La fattoria dei gelsomini" infatti è l'ultimo uscito. E' di Bollati Boringhieri, che sta pubblicando pian piano tutto della von Arnim, davvero adorata: una delle poche scrittrici con cui vorrei prendere un tè e chiacchierare di abiti e della vita. Magari nella casa tra i gelsomini, in Provenza, dov'è ambientato il libro. Mi piace il suo sguardo romantico e ironico insieme, mi piace il suo anticonformismo (ha scritto all'inizio del Novecento, quando le donne non potevano neppure votare) e la sua leggerezza. Ma se non hai mai letto niente, forse meglio cominciare con "Il padre", uno dei suoi libri migliori. E poi raccontami com'è andato il vostro tè...
Antonella | Martedì, 7 giugno 2011 @09:35
Stamattina ho letto su una rivista che parla solo di libri "Il libraio", un piccolo racconto tratto da "La fattoria del gelsomini": ho pensato a te cara Lisa, alla tua adorata Elisabeth von Arnim (come l'hai spesso definita tu). Mi è venuta una gran voglia di leggere il libro.
Buona giornata
Antonella
Lunedì, 6 giugno 2011 @08:54
"Chi ha subito un danno è pericoloso, perché sa di poter sopravvivere."
(Josephine Hart)
Ferite, cicatrici, visibili o nascoste. Lividi. Ma dovremmo essere grati di essere sopravvissuti. E’ pericoloso solo chi nel cuore ha il ghiaccio. O la vendetta.
Josephine Hart è morta pochi giorni fa. La sua frase – tagliente e bollente insieme – è tratta dal suo primo libro, "Il danno" (Feltrinelli), un vero bestseller, da cui nel ’92 fu tratto un film con Jeremy Irons, Miranda Richardson e Juliette Binoche. Ho riletto la frase, e mi sono fermata a pensare.
una a caso | Giovedì, 9 giugno 2011 @18:07
per ANG è una bella frase m,ma in che libro l'avrei scritta ? forse c'è un equivoco o non mi ricordo ciao se mi fai sapere ti ringrazio
ang | Giovedì, 9 giugno 2011 @13:25
ma è anche la corazza che isola, il ghiaggio. le cicatrici le hai già, in caso per evitare ferite. 'si paga con coraggio il coraggio di essere felici' ha scritto una a caso in un libro. Vivi và... e mettiti in gioco...
annetta | Martedì, 7 giugno 2011 @13:39
Purtroppo questa è una grande verità; ho incontrato questa "cosa" in persone che hanno subito grosse carenze o traumi affettivi da bambini, danni non razionalizzati, non elaborati e quindi non espulsi. Un bambino ha una tale vita dentro che sopravvive sempre e comunque, anche se l'affetto che riceve è carente o sbagliato. La vita continua, ma abituarsi da piccoli a sopravvivere in mancanza di affetto non sempre ne provoca la ricerca in età adulta; più spesso il risultato è la fuga, o l'illusione "umana" seppur errata, di poter sempre e comunque bastare a sè stessi. Come canterebbe la Nannini: "amarti è una fatica..." ...quante ne ho incontrate non lo so nemmeno pure io, eppure le ho amate tutte. Chissà perchè.
Aminta | Lunedì, 6 giugno 2011 @20:38
Anch'io ho fatto una riflessione. e sono arrivata alla conclusione (ma quale conclusione? no, non ho certezze) che coloro che subiscono un danno, ma quale danno? ce ne sono di vari tipi, la lista sembra lunga...e penso che la chiave di volta per poter sopravvivere sia il perdono o quanto meno la consapevolezza che il 'danno' è solo sulle nostre spalle e dobbiamo sopportarlo... Uffa! troppe parole...
una a caso | Lunedì, 6 giugno 2011 @18:57
nè ghiaccio ,nè vendetta ma solo una corazza per evitare altre cicatrci ....
silvia | Lunedì, 6 giugno 2011 @17:06
E' pericoloso chi non ha un cuore. E' pericoloso chi ricorda in maniera sbiadita di averne avuto uno e si aggrappa al cuore di un altro per poter riassaporare il suo, ma non lo trova più perso com'è nel suo ego smisurato. E in questa ricerca spasmodica finisce col rovinare anche il cuore al quale si era attaccato come un parassita.
E' pericoloso chi sceglie di buttare via il proprio cuore, corrotto da infamia e cattiveria, lasciandolo galleggiare in fiumi di sangue avvelenato. Convinto di poterne fare a meno. E che la vita è meglio senza.
Carosella/ Alessandra Spigai | Lunedì, 6 giugno 2011 @10:09
Questa conosciutissima frase è tornata fuori nella mia vita molte volte. In pochissimi casi, come commenti tu, ho trovato un senso di gratitudine in chi è sopravvissuto ad un danno. Molto più spesso, evidente o molto più spesso celato anche al portatore, ho scoperto uno strato di pelle in più, tossico e di un altro colore.
Sabato, 4 giugno 2011 @16:35
La prima cosa che dico a Bice Curiger è: grazie. Grazie perché, prima di incontrarla per l’intervista - è lei la direttrice della Biennale Arte appena inaugurata a Venezia, la 54esima – sono andata a rivedermi la Scuola di San Rocco, con i capolavori del Tintoretto. Che c’entra, un maestro del Cinquecento con l’arte contemporanea? C’entra. Perché Bice Curiger inaugura questa Biennale con una piccola provocazione. Ovvero, ha messo nel cuore della mostra, ai Giardini, in mezzo ad installazioni, video, e suggestioni sperimentali, tre grandi tele del Tintoretto. Che, semplicemente, attraversano la laguna: sono in prestito dalla Basilica dell’isola di San Giorgio Maggiore, e dalle Gallerie dell’Accademia. Perché?
"Perché chi viene in Biennale, di solito, viene a vedere la Biennale e basta: una bolla di arte contemporanea nella città. Volevo ricordare che, fuori, c’è Venezia".
Ricordarlo con la luce del Tintoretto, visto che il titolo della "sua" Biennale è "ILLUMInations"?
"E’ vero, ho scelto tre tele del Tintoretto dove la luce ha un ruolo importante. Penso agli angeli immateriali dell’Ultima Cena, solo pennellate di luce, appunto; o al temporale nel
"Trafugamento del corpo di San Marco". Ma la mia è anche una provocazione per gli artisti presenti in Biennale, un invito al confronto con il passato. Una provocazione raccolta, ad esempio, da Pipilotti Rist, che per la Biennale ha fatto copiare, in Cina, tre opere della scuola del Canaletto, e ci ha "lavorato", trasformandoli in video".
Pipilotti Rist è l’artista svizzera che è stata chiamata dall’archistar Jean Nouvel per il nuovo albergo Sofitel a Vienna: il suo soffitto decorato e ipercolorato, del ristorante all’ultimo piano, è diventato un nuovo landmark della città, visibile anche da lontano. E’ a questo che ha pensato, a quando l’arte diventa "luogo"?
"Diciamo che conosco e seguo Pipilotti Rist da anni, così come altre artiste presenti alla Biennale. Come Cindy Sherman, che qui è presente con un "wallpaper", un’inedita carta da parati. Sa cosa trovo straordinario della Sherman? Che ha saputo reinventarsi. Alla fine degli anni Ottanta di lei dicevano: ha già fatto tutto. E invece…".
Donne artiste. Lei ha scritto un libro su Georgia O’ Keeffe, su Méret Oppenheim…
"Quella sulla Oppenheim era una biografia. Me l’ha chiesto lei: un onore, perché all’epoca avevo trent’anni, e lei, già anziana, era una delle grandi protagoniste del surrealismo. E’ stato molto emozionante conoscerla e lavorare con lei: intelligente, ironica, ancora così aperta sul mondo. E mi ha fatto un regalo bellissimo, quando il libro uscì: un collage che Max Ernst, suo grande amore, aveva creato per lei, dedicato a lei. Regalarmelo è stato un atto di fiducia, un consegnarmi qualcosa di intimo e prezioso, a cui teneva molto".
Se potesse portarsi a casa qualcosa della Biennale, della sua Biennale, che cosa sceglierebbe?
" Forse la balena di Loris Gréaud? (ride: è un’installazione all’Arsenale, un’enorme balena "spiaggiata", dove si può entrare a carponi, come Pinocchio, ndr). Ma no, nel mio appartamento certo non ci entrerebbe. Però a casa ho molte cose degli artisti che ho conosciuto, di cui ho curato mostre: ho sempre comprato qualcosa, dopo, magari qualcosa di piccolo. Sono per me come pagine di diario, cerchi di una biografia. Non sono una collezionista: non venderei mai niente. E ho anche dei disegni di Meret Oppenheim: nel suo testamento, lasciò scritto che potevo scegliere quello che mi piaceva. Un altro gesto toccante".
Torniamo al titolo della Biennale, "ILLUMInations". La luce, dunque. Forse la luce è molto importante per lei, che è nata e vive in Svizzera, ed è curatrice alla Kunsthaus, il museo di Zurigo: la luce di Venezia e dell’Italia, che affascina da sempre chi viene da Nord.
"Il mio primo ricordo dell’Italia, in realtà, è la pioggia. Siamo arrivati a Milano, alla Stazione Centrale, e abbiamo preso un taxi. Diluviava, i tergicristalli erano rotti. Il tassista è sceso, ha tagliato una patata, e l’ha usata per pulire il vetro: funziona, per via dell’amido… Io avrò avuto cinque anni, e la ricordo come una piccola magia".
Quasi un’installazione d’arte! Ma a proposito di installazioni, lei spera che una persona venga alla Biennale e…
"Si senta felice".
Felicità? Nell’arte contemporanea non si parla mai di felicità, è una provocazione?
(Sorride). "Eppure l’arte riesce, in questo: a illuminarci, a volte anche di gioia".
E dunque, dopo aver intervistato Bice Curiger per Grazia, ho visto. Ho visto i Tintoretto portati all’interno della Biennale (ma che strano, sembravano quasi falsi, con sopra i "piccioni" di Cattelan appostati ad ogni angolo); ho visto i video di Pipilotti, bellissimi, coloratissimi, tre quadri di Canaletto trasformati in video magici, una specie di Venezia reloaded; ho visto la balena, che non mi è piaciuta, e il primo padiglione dell’Arabia Saudita, con due donne artiste, due sorelle, e un’installazione, Black Box, che è un pellegrinaggio alla Mecca ma in realtà è una festa di colori e luci… Ho visto Venezia trasformata in un luna park dell’arte contemporanea, opening e feste e installazioni ovunque, e a volte anche bellissimi vestiti, come all'apertura del museo della Fondazione Prada. Ma sapete quali sono le it-bags più belle? Le shopper rosse con su scritto in bianco "Free Ai Weiwei", l’artista cinese in prigione da due mesi.
Ho camminato ovunque e ho persino incontrato un’americana che aveva le mie stesse scarpe, delle infradito d’argento di Sigerson Morrison (anche dietro queste scarpe c’è una storia incredibile che avevo raccontato su Grazia: ma lasciamo perdere, come sempre mi perdo e Faccio Trama). Le ho portate così tanto che si stanno disfacendo, come abbiamo commentato, disperate, entrambe. Vi è mai capitato di fermare qualcuno e mettervi a chiacchierare perché ha lo stesso vestito, o le stesse scarpe? Alla Biennale (e non solo) si può.
La 54esima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, quest’anno per la prima volta diretta da una donna, apre oggi, 4 giugno, e chiuderà il 27 novembre. Info: www.labiennale.org. Per raccogliere invece l’invito di Bice Curiger e riscoprire il Tintoretto, prima di immergersi nell’arte contemporanea, la Scuola di San Rocco è aperta ogni giorno dalle 9.30 alle 17.30. Ovviamente è un fuori Biennale!
LISA | Martedì, 7 giugno 2011 @09:04
Vale eccome! Che bello, ARIA. Un bimbo che viene da lontano. Portali tutti e due a vedere la balena all'Arsenale, ci si può entrare dentro: il lunapark della Biennale. TI abbraccio forte. Ed Emma insieme a me.
Aria | Martedì, 7 giugno 2011 @08:38
Si, potrebbe essere un'annunciazione, ma questo secondo figlio non nascerà dalla mia pancia. Arriverà da molto lontano e ormai dovrebbe essere quasi ora.. Spero che valga come un'Annunciazione Telematica!
LISA | Lunedì, 6 giugno 2011 @16:54
ARIA! E' un'Annunciazione Telematica?
Aria | Lunedì, 6 giugno 2011 @14:35
Magari quest'anno ci ritorno con il mio bambino. Ce lo portai quando aveva solo 4 anni ed è un bellissimo ricordo. Chissà...magari potrei addirittura tornarci con 2 figli...
Mircea | Sabato, 4 giugno 2011 @16:53
Ciao Lisa, io la biennale arte di solito la evito come la peste bubbonica che afflisse Venexia nel 1575. Il tuo articolo mi ha fatto venire voglia di andare a farci una scappata quando la ressa dell'opening se ne sarà andata e me la potrò gustare in santa pace senza 'colleghi' che mi spintonano perché vogliono accaparrarsi l'ultimo gadget o voulevant.
Mercoledì, 1 giugno 2011 @09:26
"Ciò che poteva essere e ciò che è stato
Tendono a un solo fine, che è sempre presente.
Passi echeggiano nella memoria
Lungo il corridoio che non prendemmo
Verso la porta che non aprimmo mai
Sul giardino delle rose"
(T.S.Eliot)
Quello che poteva essere, quello che è stato; indelebile, eternamente presente, in me.
A vent'anni leggevo Neruda, ed Eliot: anche se mi sembra di capirlo solo adesso. I versi di oggi sono tratti da "Quattro quartetti", Garzanti, e venerdì li troverete, come sempre, in versione globish.
una a caso | Domenica, 5 giugno 2011 @09:05
the waste land ...il nostro incubo all'orientale di napoli .....ma 30 e lode ciao
Leonardo Migliarini | Domenica, 5 giugno 2011 @02:44
' April is the cruelest month, breeding
lilacs out of the dead land, mixing
memory and desire, stirring
dull roots with spring rain. '
T.S.Eliot - da 'Waste Land'
LISA | Sabato, 4 giugno 2011 @11:15
VALENTINA, che si asciuga le lacrime con lo strofinaccio della cucina (e ci commuove e fa ridere insieme!), vedi? E' proprio questo Eliot, almeno per me: non il rimpianto per le "rose che non colsi", ma "ciò che poteva essere e ciò che è stato tendono a un solo fine, che è eternamente presente". Il presente delle possibilità. Guarda come suona in inglese, nella parte globish: è quello il profumo di rose, il profumo di quello che può ancora succedere.
valentina | Sabato, 4 giugno 2011 @10:28
... scrivo asciugandomi le lacrime con uno strofinaccio da cucina, grazie ...
Vip | Sabato, 4 giugno 2011 @10:16
Non solo ciò che poteva essere o ciò che è stato. Ma anche quel che sarà, dunque. VALENTINA: rispolvera la tua libreria, ma soprattutto la tua vita e ritrova quel coraggio. Perchè a giugno, i papaveri -impavidi- ricrescono sempre sulla linea di un binario. E lo fanno per ricordarci che si può sempre ripartire da capo e giocare di nuovo. Adesso tocca di nuovo a te.
una a caso | Sabato, 4 giugno 2011 @08:31
rispolvera il diploma e riprova con determinazione e coraggio meglio una sconfitta ( faccio scongiuri !!!) che un dubbio ...c'è senz'altro posto anche per te ....insisti il vento oggi è dalla tua parte !!!! ciao
valentina | Venerdì, 3 giugno 2011 @19:59
@una a caso, ci sto pensando già da un po' di tempo di riprendere i libri di filosofia e quella parte della mia vita che è rimasta 'sospesa', che si è interrotta per tante buone ragioni e forse anche perchè ho avuto poco coraggio. Proprio mentre scrivo guardo, di sbieco, il diploma di laurea, sta lì arrotolato a prendere polvere sopra la libreria. Vivo giorni strani, che fluttuano, sono momentaneamente disoccupata, dopo tanti anni di precariato, dopo aver messo da parte molto di me e me;è ora di tornare in facoltà, di ripercorrere le scale polverose e rumorose e di rientrare nelle piccole stanze dove faceva sempre troppo caldo, senza paura, mettendo via i rimpianti e pensando che ancora, lì dentro, forse c'è un posto per me.
una a caso | Venerdì, 3 giugno 2011 @18:33
avresti dovuto essere moooooolto fortunata conosco laureati che girano da anni per i corridoi delle università ......comunque se hai un pò di tempo , riprendi i libri per tua soddisfazione personale puoi sempre fare un corso inerente alla materia che ti piace in bocca al lupo ...mi pice come scrivi ciao
valentina | Venerdì, 3 giugno 2011 @14:09
giusy, grazie!
Giusy d'a. | Venerdì, 3 giugno 2011 @13:47
Valentina, mi è piaciuto tanto il tuo commento.
valentina | Venerdì, 3 giugno 2011 @09:27
i rimpianti che ho non sono tanto riferiti a sentimenti, perchè quelli prescindono da tutto, mi escono così... dagli occhi, dalle mani e dalle parole che scrivo ,quanto invece agli studi. Il liceo che non ho potuto fare e la specializzazione universitaria, il mio sogno era quello di rinchiudermi in facoltà e fare ricerca filosofica, quella pura, quella tutta pensiero e ragionamento, quella per cui trovi le soluzioni all'improvviso ...prendi carta e penna, fai un disegno con due frecce ed ecco che ti si apre un mondo !!! solo a pensarci sento il sangue che torna a scorrere nelle vene.
Lady Chatterley | Giovedì, 2 giugno 2011 @16:59
sì quel "no" di troppo mi è sfuggito sulla tastiera. ....
Lady Chatterley | Giovedì, 2 giugno 2011 @16:58
io invece penso alle rose che non colsi ma vivo benissimo e sono contenta di non averle colte...e le spine dove le mettiamo? senza mavalà e tze (forma onomanotopeica che non mi ricorda alcunché) Pensavo a un film del quale non riesco a ricordare il titolo, un film piuttosto amaro.
annetta | Giovedì, 2 giugno 2011 @13:05
Pensieri inutili quelli delle rose che non colsi. Ci illudiamo spesso di sapere per certo cosa sarebbe successo se avessimo fatto una data scelta invece che un'altra; ma se non siamo riusciti a prevedere esattamente gli esiti della scelta effettivamente fatta (e che al momento ci pareva la migliore) figuriamoci se siamo in grado di sapere - e conseguentemente di rimpiangere, gli esiti di quella non fatta!! Mavalà....tze! chi pensa troppo alle rose non colte secondo me vive inutilmente male. Per quel che ne sappiamo delle rose non colte "poteva andare anche peggio, poteva anche piovere "...Frankestein Junior :-)))))
una a caso | Giovedì, 2 giugno 2011 @08:48
non si puo vivere circondati da dubbi e rimpianti . viviamo il presente al meglio ......altrimenti anche questo sarà ,un giorno, oggetto di rimpianti un saluto
Sabrina | Mercoledì, 1 giugno 2011 @23:46
E' tanto che non scrivo, ma leggo quasi tutti i giorni... Le cose che non sono state sono costantemente con me, con il rimpianto di non aver fatto tutto quello che potevo o di non aver detto cose che avrei potuto dire... A volte penso che ci sia un perchè, che le cose vadano o meno in un certo modo perchè devono portarti ad un punto e non ad un altro. Lo spero, quanto meno cerco di farmene una ragione. Buon 2 Giugno a tutti
Vip | Mercoledì, 1 giugno 2011 @21:51
Questi versi mi fanno venire in mente il rimpianto dei sogni infranti di Gozzano. Ricordi, LISA? ...non amo che le rose/che non colsi. Non amo che le cose/che potevano essere e non sono state.
Lady Chatterley | Mercoledì, 1 giugno 2011 @16:52
E sì, le rose che non colsi...