Giovedì, 12 dicembre 2013 @09:04
"Tienimi ancora un po’ preziosa
mangiami
a Natale."
(Vivian Lamarque)
Per Natale regala un pezzettino di te. Basta solo una foto, un messaggio, un sorriso. Come se tu fossi un biscotto al cioccolato.
Questo è il mio #spillo su Gioia in edicola. Ricordate, vero, quanto mi piaccia Vivian Lamarque, quanto ho saccheggiato il suo bellissimo Oscar Mondadori di poesie per i miei Buongiorno? (Ed è low cost, come i miei libri: 10 euro). Anche questo è un regalo di Natale: mandate anche solo una poesia, una foto instagram di una poesia, ritagliate o fotografate lo #spillo su Gioia che è tutto arancione e mandatelo a una persona a cui volete bene. Buon Natale.
Io da domenica sarò off line, in fuga dal Natale, con il Consorte. Aspetteremo il 2014 in un lontano altrove. Ogni tanto bisogna "sconnettersi"… Per ritrovarsi. Ma mi trovate, nelle prossime settimane, ogni giovedì su Gioia!, con i miei #spilli; di sabato su D di Repubblica; e su Elle Decor di dicembre, con il mio viaggio in Patagonia. E ovviamente, nei miei libri. Ci rivediamo a gennaio! Buon 2014 a tutti.
E in Friday Lisa la mia password per il 2014.
Lilabella | Venerdì, 10 gennaio 2014 @14:09
Mi mancano i tuoi buongiorno, ecco!
coco | Venerdì, 10 gennaio 2014 @11:23
proprio adesso che ti ho scoperta fai ritardare i tuoi buongiorno. torna presto lisa.
un abbraccio
mah | Venerdì, 10 gennaio 2014 @07:59
di,a,da,in,con,su,per,tra,FRA l'ultima preposizione
Fra | Giovedì, 9 gennaio 2014 @17:56
Mah=una a caso.
Per favore, vai via, non cominciare.
Giusy | Giovedì, 9 gennaio 2014 @16:07
Ma sì, io mi sento ancora a pranzo! Abbiamo spezzato il pane e abbiamo condiviso pensieri, opinioni, auguri, empatia e simpatia.
mah | Giovedì, 9 gennaio 2014 @09:06
scusate passavo di qua ma vedo che siete ancora a pranzo !
Domo | Giovedì, 2 gennaio 2014 @15:37
Cara Carla,
Grazie della tua risposta, pacata e serena quanto le mie parole. Ed è comunque importante e bello aver condiviso questa panchina che guarda al mare triestino (un omaggio a chi ci ospita) e aver parlato con te.
Domo
carla | Giovedì, 2 gennaio 2014 @10:54
Sono d'accordo con te Domo, e non rispondo per polemica, ma nelle miei intenzioni (forse un po' provinciali) c'era l'attenzione che un gruppo di persone che venivano da un altra cultura, che tutti ci dipingono come repressiva verso i bambini e le donne, dedicassero del tempo alla cura dei bambini e che fossero soprattutto uomini.
Forse non era necessaria questa spiegazione, ma sentivo il bisogno di farla.
Buon Anno a tutti!
Lisa torna, così non ci accartocciamo sulle nostre parole... ti prego.
Paola | Giovedì, 2 gennaio 2014 @09:03
Auguri di Buon Anno Lisa, a te, i tuoi cari ed a tutto il salotto verde. é stato bello leggere i vostri auguri, diversi fra loro ma ricchi di colore e speranza. Speriamo in un 2014 pieno di cose belle, cose che ci facciano stare bene e ancora 365 pensieri e frasi (immancabili x me) da condividere grazie a questo blog. Tanta energia positiva e un abbraccio grande a tutti coloro che passano di qua. Lisa ti aspettiamo! :)
Cloe | Mercoledì, 1 gennaio 2014 @21:29
Per Aminta, mi puoi spiegare cosa vuoi dire? Per favore
Fra | Mercoledì, 1 gennaio 2014 @21:23
Mah=unapercaso per favore non tornare con il tuo veleno, la tua cattiveria e specialmente con la tua vigliaccheria visto che Lisa non è qui. Via.
Aminta | Mercoledì, 1 gennaio 2014 @19:02
senza polemica saltiamo pure gli steccati i confini culturali ciò che si vuole ma facciamolo in compagnia di chi viene da noi con il proprio bagaglio di usi e costumi. Rispetto re-ci-pro-co
mah | Mercoledì, 1 gennaio 2014 @17:13
Questa ,diciamo,poesia oscena,macabra,cannibalesca sta ancora qui ? Non l'avete ancora spolpataT
Domo | Mercoledì, 1 gennaio 2014 @12:41
C'era una colonia di bambini....
Che fossero o non fossero non è così importante...sono semplicemente bambini.
Ti prego di non offenderti Carla, scrivo senza polemica, ma penso che dovremmo impegnarci per superare gli steccati e i confini linguistici...
Un sorriso e buon anno a tutti
carla | Martedì, 31 dicembre 2013 @15:54
Mi associo a Giusy: che si avveri il sogno di una società migliore! E ieri al palazzo del ghiaccio a Milano c'era una colonia di bambini mussulmani con i loro genitori che hanno riempito il palazzetto di sorrisi e colori.
Giusy | Martedì, 31 dicembre 2013 @13:54
Sono ancora qui perché desidero condividere il titolo di un articolo che ho appena letto sul quotidiano appena sfogliato. Si tratta del sogno del piccolo rom: "Io, che diventerò maestro per non dover rubare"
Che il sogno si avveri, e che si avveri anche il sogno di una società migliore, meno ingorda,più attenta a chi soffre, più altruista. Sarà un buon boomerang che non farà male a nessuno.
Giusy | Martedì, 31 dicembre 2013 @13:22
Mi piace molto il tuo augurio, Lila! Buon nuovo anno a tutti coloro che seguono (o "sbirciano") questo Blog.
Lilabella | Martedì, 31 dicembre 2013 @10:55
Eccomi qua. Voglio fare gli auguri di buon 2014 a te Lisa e a voi del salotto verde. Vi auguro per questo nuovo anno di emozionarvi alla vita, a quel dono prezioso che abbiamo e che a volte ci fa soffrire ma a volte ci fa anche ridere e stare bene. AUGURI a voi tutti/e.
claudia mdg | Lunedì, 23 dicembre 2013 @21:09
Auguri Lisa, dovunque ti abbia portata la tua fuga dal Natale, spero che ti raggiunga un vento di felicità. Auguri a tutti i frequentatori del blog, e in particolare a Gabriella, perché domani è il suo compleanno.
carla | Lunedì, 23 dicembre 2013 @10:48
Sissy: io trovo che le postine di The Bridge siano fantastiche e per niente da signora... se mai da donna indaffarata perché lasciano libere le mani!
Fiorenza: grazie dell'indulgenza accordatami, a Natale è bello essere perdonate!
Buon Natale a tutte voi, in attesa di parole dalla nostra Lisa
Lilabella | Domenica, 22 dicembre 2013 @22:12
Faccio i miei migliori auguri di un buon Natale a te, Lisa, e a tutto il salotto verde. Spero che il nuovo anno ci accolga con buone cose.
Un sorriso per voi!
Giusy | Domenica, 22 dicembre 2013 @14:11
Ciao Sissy, di sicuro non sono la persona più adatta a dar pareri su questo argomento, visto il "gap"generazionale che ci divide...Non trovo brutte le borse The Bridge! Mi piacciono tanto! sono resistenti, sono classiche e...care, ma questo non è un merito... Ne avevo regalata una alla ragazza di mio figlio ( quasi tua coetanea) che ha molto apprezzato, tant'è che la porta, la trascina, la usa.
Buon Natale a te e a tutti gli ospiti del salotto verde. Auguri di cuore!
Sissy | Domenica, 22 dicembre 2013 @00:46
Tanti auguroni a tutte voi!!
Gia' che ci sono vi chiedo un parere: a voi piacciono le borse The Bridge? Me ne hanno regalata una, modella postina di pelle marrone, per i 18 anni e non l'ho mai usata perche' l'ho sempre immaginata per signore piu' adulte, non giovanili.. Ora di anni ne ho 31 e ne riconosco i pregi.. E' leggera, resistente e capiente.. La vedo sempre brutta, ma non usarla mi dispiace. A voi piacciono? Le usate? Buonanotte, Sissy
Fiorenza | Sabato, 21 dicembre 2013 @20:14
carla,anche colluoquio va bene. consolati con i tanti erroracci di giornalisti ben pagati che strafalcionano in tv.
Francescasièsposata | Venerdì, 20 dicembre 2013 @12:00
Auguri a Lisa e a tutte le amiche del salotto verde... Grazie per quest'anno insieme, ci risentiamo nel 2014! Belle cose e un abbraccio virtuale!!!
Marta | Venerdì, 20 dicembre 2013 @10:26
Oggi ho preso un giorno per me, un giorno da passare in pigiama a casa avvolta in un plaid, con una tazza fumante in mano, tra le foto che scorrono sul tablet, il telefonino spento fino a sera, un giorno per pensare al mio amore in viaggio nell'altro emisfero, un giorno per farmi scorrere dentro come la pioggia che scivola su Roma in questo momento le immagini di quest'anno. Un giorno per me
carla | Mercoledì, 18 dicembre 2013 @08:58
naturalmente volevo scrivere ha detto!! lo vedessero i miei studenti....
carla | Mercoledì, 18 dicembre 2013 @08:57
naturalmente volevo scrivere ha detto!! lo vedessero i miei studenti....
carla | Martedì, 17 dicembre 2013 @12:20
A proposito di biscotti regalati, ieri ero a colluoquio con il genitore di un mio alunno e la mamma per ingraziarmi a detto in un napoletano molto stretto che venerdì mi regalerà la stracciatella! Che belli i regali agresti
Buon Natale tutti
coco mademoiselle | Lunedì, 16 dicembre 2013 @22:31
Ciao Lisa!
Ti ho scoperta cercando una citazione di Salinas ed è stato subito amore il tuo blog. Ho deciso di comprarti a Milano e ti leggo senza fiato con un sorriso sempre stampato sulle labbra.
Mi dai positività e il blog tra il color verde e gli scatti into the sun lo trovo favoloso.
Mi piacerebbe molto partecipare a qualche tuo evento. Scrivi di moda e sai far sognare. Io amo la moda e scrivo il mio primo libro.
Buone feste! Un abbraccio.
:)
Yaya | Lunedì, 16 dicembre 2013 @17:15
Quando torni? Mi manca il tuo buongiorno :(
LISA | Sabato, 14 dicembre 2013 @17:31
Auguri ricevuti, sarò off line da domenica - quindi da domani! Il condor è stato una sorpresa per tutti, anche per i cileni che ci accompagnavano in nave: lì nella Terra del Fuoco ci sono pinguini, cormorani, e pennuti vari, tutti "di Magellano", ma quando i due condor si sono levati in volo, spiegando le ali gigantesche, abbiamo trattenuto tutti il fiato.
Giusy | Sabato, 14 dicembre 2013 @16:27
ciao Lisa, sono un po' in ritardo per farti i miei auguri e forse sarai già off line. Ho sulle ginocchia Elle Decor, comprata per pura curiosità del tuo reportage "en Tierra del Fuego". Mi permetti una punta di sana invidia? Sarai passata per i fiordi cileni, viaggio avventuroso che la Pietra ed io avevamo sognato di fare...Belle le foto del glaciar e quelle di Usuhaia. Non è mancato il condor, che mi ha ricordato la splendida melodia suonata magistralmente da Atahualpa Yupanqui. Beh, anche se non potrai leggere i miei auguri, affettuosi e carichi di ogni bene, mi leggerai - spero - al tuo ritorno dalla terra dove ci si sconnetta per "ri-connettarsi"
LISA | Sabato, 14 dicembre 2013 @08:58
Grazie , e aguri a chi ha scritto e a chi ancora scriverà. Aspetto (anche) notizie dal blog: notizie di un'amicizia in stand by, quella di Marta e Domo; notizie di Lilabella e un forseamore; notizie di fiori d'inverno, luci e biscotti. Scrivetemi, quando sarò connessa vi leggerò.
lia.mo | Giovedì, 12 dicembre 2013 @22:40
Tantissimi auguri di buone feste e tante cose belle !!!!!!
Gabriella | Giovedì, 12 dicembre 2013 @21:02
AUGURI fatti col cuore...che il tuo nuovo anno sia pieno di serenità fiducia tanto tanto amore!auguri, dolce lila da una dicembrina come te!!
Lilabella | Giovedì, 12 dicembre 2013 @10:05
Cara Lisa il tuo buongiorno di oggi lo terrò prezioso come augurio per il mio compleanno. Oggi per me giornata fantastica..grazie del tuo spillo! :-)
Marinella | Giovedì, 12 dicembre 2013 @09:23
Ottima idea Lisa! Se io ricevessi un bigliettino, con uno scarabocchio e una poesia di Vivian Lamarque...sarei la persona più felice del mondo! Mi piacciono tantissimo queste piccole cose...
Mercoledì, 11 dicembre 2013 @09:11
"Mi piacciono le feste di Natale esattamente per la stessa ragione per cui mi manca mia madre: perché entrambe sono state con me generose, illuminate e sagge. Adesso so che, a dicembre, era mia madre a impersonare il Natale. E tutto la evoca, quindi non ho intenzione di sottrarmi all’impegno di ricordarla con allegria; di ritrovarla nelle candele, nei dolci, nella riffa dei regali, nel cosa per chi, nel quante gocce di vaniglia e quanta cannella per che cosa. Molte persone care si rattristano in questi giorni. Non credo sia giusto, anche se le emozioni non sono questione di giustizia, ma di stolta ingiustizia. A ciascuno quello che gli spetta: l’ostinato desiderio di speranza in cui sono stata cresciuta mi obbliga a rispondere con quello che ho ricevuto. Non permetterò, in questi giorni, più tristezza di quella che vorrei evitare di vedere negli occhi degli altri, quella che vorrei evitare di vedere ovunque".
(Angeles Mastretta)
Quest’ostinata speranza.
In realtà a mia madre non piaceva il Natale; come non piace a me, che a dicembre cerco sempre una fuga… Forse perché penso che il Natale sia solo dei bambini, forse perché non amo gli affollamenti di famiglia, chissà. Però mi ha toccato ugualmente questo brano di "L’emozione delle cose": l’autobiografia, per piccoli frammenti, della scrittrice messicana Angeles Mastretta, appena uscita per Giunti. Di lei mi era molto piaciuto "Donne dagli occhi grandi" e "Strappami la vita", letti così tanti anni fa che non so più nemmeno in quali scaffali della libreria li ho messi… I ricordi della Mastretta sanno di Messico, di persone che non ci sono più, dei morti che tra poco per lei saranno più dei vivi, di bambine che imparano a cucire, ditali e nostalgia. Come chiacchierare con un’amica più grande di voi (la Mastretta è nata a Puebla nel ’49), un’amica che non vedete da tempo, con cui non sapete neppure se avete ancora qualcosa in comune…
Ma a proposito di libri: ecco la mia lista di Natale. Non quelli che leggerò, ma quelli che mi hanno catturato negli ultimi mesi. Un po’ già li conoscete dai Buongiorno del blog, come il libro di Ozpetek…
La collina delle farfalle , Barbara Kingsolver (Neri Pozza). Come mettere insieme una catastrofe climatica, e un’intera collina riverberante di farfalle arancioni in fuga dal Messico, con una giovane donna e mamma in una vita troppo stretta? Questa (a me sconosciuta) scrittrice americana ci è riuscita. Ritmo trascinante. Brava davvero.
L’età del desiderio , Jennie Fields (Neri Pozza). Dentro la vita di una delle scrittrici che più ho amato da piccola: Edith Wharton. E il suo amore tardivo per un giornalista sensuale e traditore, Morton Fullerton. Ma soprattutto la scoperta dei sensi. Perché non è mai troppo tardi per amare.
La falsaria , Barbara Shapiro (Neri Pozza). Una giovane artista oggi a Boston, pochi soldi e cuore spezzato. Le viene chiesto di copiare un quadro di Degas rubato dalla collezione di uno dei miei musei preferiti, l’Isabella Stewart Museum. Lo farà… Storia di una falsaria ma anche storia di un amore.
Che ragazza! , Cathleen Schine (Mondadori), una vera sophisticated comedy alla Zia Mame (chi ha letto l'esilarante bestseller Adelphi capirà e comprerà!).
Le ragioni del sangue , Tom Wolfe (Mondadori), forse solo perché è ambientato a Miami Basel, la fiera glam dell’arte contemporanea che si tiene ai primi di dicembre, dove avrei tanto voluto andare…
Poesie? La mia scoperta di quest'anno:
C'è modo e modo di sparire della quasi novantenne Nina Cassian, Adelphi. Rumena, ora americana. Una combattente della poesia.
Gialli? Sì, una categoria a parte.
Il sospetto , Chris Pavone (Piemme), un thriller Fbi ma anche coniugale.
La casa dello spirito dorato , Diane Wei Liang (Guanda), una detective donna nella Cina di oggi.
Infine, per chi legge in inglese, un piccolo gioiello, che metto accanto al mio romanzo british preferito, Diary of a provincial lady : ho appena letto il geniale Miss Buncle's Book , Persephone Books. Scritto nel 1934, è la storia con molto sense of humor e lieto fine di Miss Buncle. Sola e squattrinata in un piccolo villaggio inglese, decide di provare a scrivere un libro, mettendo in scena tutto quello che conosce, ovvero i suoi vicini di casa: una perfetta commedia degli equivoci e l'incubo di ogni scrittore ("non mi avrai mica messo nel tuo romanzo?").
Infine, se avete voglia di mettermi sotto l’albero, regalate i miei libri…
LISA | Mercoledì, 11 dicembre 2013 @19:43
Che belle, Macrì, sul tuo link le donne che leggono… Anch'io ho molto amato la Fallaci da ragazzina (soprattutto per "Un uomo"), ma poi, così inacidita e incattivita, mi ero allontanata. Tra i libri che leggerò a Natale ho anche Country Girl di Edna O' Brien, Elliot. Mi incuriosisce la storia di questa ex ragazza di campagna irlandese che ha trovato una "stanza tutta per sé". E non è quello che cerchiamo noi tutte, leggendo di altre donne che ci hanno, forse, tracciato la strada?
Macrì | Mercoledì, 11 dicembre 2013 @19:35
Sono in treno, ti ho letto, e ho pianto per l'ostinata speranza di Angeles Mastretta. Lo comprerò, grazie della dritta!!! Un bacio cara Lisa.
Ps. Ho comprato settimane fa la biografia di Oriana Fallaci (di Cristina Di Stefano), tanto amata quando ero adolescente, poi un po' snobbata. Mi ha travolta sin dalla prima pagina. Non c'è nulla da fare, le storie di donne mi seducono immensamente_www.macri.tumblr.com
Simona | Mercoledì, 11 dicembre 2013 @15:13
Infatti, concordo: semplice, ma che ti fa pensare a TUTTA la vita anche ai suoi lati scuri. E il finale regala lacrime.
LISA | Mercoledì, 11 dicembre 2013 @10:45
Anche a me piace Jojo Moyes. Poco conosciuta in Italia, eppure semplice, romantica e brava. L'avevo intervista per il primo romanzo, "L’ultima lettera d’amore" (Elliot), che ti consiglio davvero. Leggi qui: http://www.lisacorva.com/it/author/Jojo+Moyes/
Simona | Mercoledì, 11 dicembre 2013 @10:35
Ciao Lisa, grazie per l'elenco natalizio: mi incuriosisce "Che ragazza!". Ho finito di leggere "Io prima di te" di Jojo Moyses che mi ha piacevolmente sorpresa a fatta piangere. Ora sto leggendo "L'analfabeta che sapeva contare" di Jonasson. Per Natale volevo farmi regalare l'ultimo dell'Avallone. I libri consigliati da te sono sempre stati i migliori. Un abbraccio.
Martedì, 10 dicembre 2013 @09:19
Ci sono posti dove si incrociano e si mescolano tutti i venti del mondo. Ci sono posti dove il mondo tace e poi all’improvviso ricomincia, capovolto.
Così comincia il mio racconto del viaggio che ho appena fatto in Patagonia, per nave, tra ghiacci e pinguini, fino alla fine del mondo, ovvero a Capo Horn: lo trovate, molto Chatwin reloaded, su Elle Decor di dicembre, adesso in edicola, con le belle foto di Giorgio Possenti, lo stesso fotografo con cui sono andata a Tel Aviv. Comprateci! (Lui è sopravvissuto anche a me che gli leggevo Chatwin sul ponte della nave…)
Lilabella | Martedì, 10 dicembre 2013 @21:45
Lì, dove si mescolano i venti e tutto è possibile..e la vita rinizia daccapo con un nuovo domani. Io sono dalla parte dell'amicizia e quindi spero che Marta riesca nel suo intento!
Un saluto serale a te, Lisa, ed al salotto verde.
LISA | Martedì, 10 dicembre 2013 @21:01
Anch'io sono dalla parte di Marta. Non sapendo nulla. Ma sono dalla parte di chi aspetta, lì dove si mescolano i venti.
Lady Chatterley | Martedì, 10 dicembre 2013 @19:24
appello al fonico silenzioso. Tornerà cara Marta a sciogliere la tua ansia di rivederlo. E forza Domo ma cosa ti fa fatto Marta di tanto grave?
Marta | Martedì, 10 dicembre 2013 @18:06
Cara Lisa, chiedo ospitalità per lanciare una lettera...e lo faccio dopo averla scritta.
Lettera a te:
Torna, torna e incontriamoci dove si mescolano i venti, dove le persone si incrociano frettolose e noi potremo parlare seduti sul bordo della fontana, torna da me, alla nostra amicizia, alle attese nel bar dando la schiena alla porta e incrociando gli occhi nello specchio posto sopra il tavolo, torna in questa Roma colorata di inverno e di cielo rosso, ti aspetterò lungo - il - tevere dove luce gialla colora l'acqua, dove gli amici sussurrano i loro segreti mentre i ciclisti ti maledicono perchè intralci la loro corsa, torna al mio ascoltare il tuo silenzio nella fretta della mia risata nel tuo sguardo che dal cielo mette a fuoco il mio viso e il tuo sorriso scioglie le mie ansie.
Torna da me, che ieri è già troppo tempo senza di te.
Ti aspetto
Marta
Paola | Martedì, 10 dicembre 2013 @09:52
Lisa è bellissimo.. e dopo essere rimasta in silenzio e tacendo, voglio capovolgermi anch'io..
Buona giornata a te e a tutto il salotto :D
Lunedì, 9 dicembre 2013 @09:45
"Sto per compiere 40 anni e non ho (ancora) un figlio. Ho messo tra parentesi quell’ancora per un moto di autocompassione, per un briciolo di scaramantica speranza, ma rileggendolo mi rendo conto che non è commovente: è solo ridicolo. Ho quasi 40 anni e sto ancora pensando a un figlio?
Pazienza. Questa è la realtà: i 40 anni si avvicinano (non vi dirò quanto) e non ho un figlio. Ancora. Dentro quell’ancora c’è tutto: illusioni e lacrime, oroscopi e statistiche mediche, test di gravidanza e fialette delle cure ormonali. Non è più un avverbio: è uno stato temporale, una nuova dimensione. E, sospetto, dentro quell’ancora non ci sono solo io. Ma, come me, migliaia di "mamme non ancora". Mamme che hanno solo presentato la candidatura. Aspiranti madri".
Forse qualcuna tra voi lo riconosce: è l’incipit del mio primo romanzo, Confessioni di un'aspirante madre , uscito nel 2005, quand’ero (ancora) un’aspirante madre. Una copertina rosa, un piccolo betseller di passaparola, e tante pink girls: molte ancora mi leggono. Il libro, se non lo conoscete, potete ancora leggerlo e regalarlo (è Sonzogno, ordinatelo alla libreria di fiducia oppure on line). E le pink girls? Sono cambiate, come me: alcune sono diventate mamme, magari mamme-Fivet (alcune addirittura di gemelli); altre stringono tra le braccia un bambino che viene da lontano, da un altro Paese; altre ancora non sono più aspiranti, ma sono passate "dall’altra parte del fiume" (un fiume, quello della ricerca di un figlio, dove si rischia di affogare, e il mio libro per molte è stato, lo dico con commozione, un salvagente. Per me compresa. Un salvagente rosa). E poi ci sono pink girls che, ora mamme (dopo viaggi all’estero, e pianti, e solitudine, e delusioni), hanno deciso di aiutare chi è ancora un’aspirante madre: lo fa Rossella Bartolucci, con un’associazione di aiuto e consiglio, sia su web che con un numero verde. Vi aspetta, mercoledì 11 dicembre a Milano, per un concerto di arpa celtica per Natale. Trovate qui tutte le informazioni: www.consultorioweb.it
A tutte, aspiranti e non (padri - aspiranti e non - compresi), il mio augurio di Natale, stavolta rosa.
LISA | Martedì, 10 dicembre 2013 @13:17
Mi hanno commosso, molto, tutte le pink girls che mi hanno scritto dopo questo post… Mi dispiace non poter condividere, perché molti messaggi sono arrivati, in privato, su Facebook, o su Twitter (i social network ci moltiplicano le possibilità di comunicare ma ci mandano in tilt!). Però, visto che considero il blog la mia vera casa, vorrei condividerne almeno uno, quello di Fara: "Ho finito per ri-leggermi il libro, dolce amaro per chi ci è passata, dopo tanto tempo soprattutto dolce. Mi rivedo dopo tanti anni e mi fa tenerezza la donna che ero, nella sua lotta contro tutti…".
Lilabella | Lunedì, 9 dicembre 2013 @23:07
Hai unito con la tua dolcezza tantissime donne che hanno sopportato il dolore della mancanza di un figlio e, per quanto mi riguarda, mi hai dato la luce in momenti davvero difficili. Tanti auguri in rosa a te Lisa, per tutto quello che hai saputo portare con le tue parole! :-)
carla | Lunedì, 9 dicembre 2013 @21:25
la parola madre racchiude, davvero, un significato ancestrale per noi donne. Io non l'ho mai letto il tuo primo libro, ma ricordo che ad un certo eri sparita da Grazia e sei ricomparsa con questa notizia di aver pubblicato questo libro. Se alla parola madre diamo il valore di generare, di dare alla luce, beh, tu hai "procreato" ( perdonami il verbo) tante figlie: le Pink-girls.
Auguri molto rosa a tutti gli aspiranti e non genitori!
LISA | Lunedì, 9 dicembre 2013 @14:37
Ellebori bianchi anche a te, Patrizia fiorista. Più dolci in ricordo della piccola Marta. E a tutte le pink girls che leggono ancora questo blog, qualunque sia (stato) il loro cammino. Ma anche a tutte le aspiranti madri che mi/ci leggeranno...
patri fiorista | Lunedì, 9 dicembre 2013 @14:23
Nel 2005 sei stata la mia ancora tra la fine della vecchia Me, e la nuova Me.
Oggi ho portato il Natale dalla Marta, e mi scombussola sempre, ogni anno. Ma aprire il blog e trovare questo incipt mi ha commosso esattamente come 8 anni fà. Grazie veramente dal cuore. Vi mando i primi candidi Ellebori Patri
Venerdì, 6 dicembre 2013 @09:47
"Le altre bambine volevano fare le ballerine, io volevo essere una specie di vampiro".
(Angelina Jolie)
Non rinunciare ai tuoi sogni di bambina. Riadattali.
Oggi, Friday Lisa: il Buongiorno di oggi anche in inglese. Non sono mai stata una grande fan di Angelina Jolie, ma devo ammettere che la frase di oggi mi ha fatto ridere. E in fondo, lei a essere un po' vampira ci è riuscita!
claudia mdg | Domenica, 8 dicembre 2013 @21:45
Ciao Lisa, ho ceduto proprio alla fine del giro, da minimum fax. Mi sono portata via due raccolte di racconti, "La ragazza dai capelli strani" di D.F. Wallace e "I racconti dell'età del jazz" di F.S. Fitzgerald, e una raccolta di scritti di Zadie Smith, "Cambiare idea".La cosa più bella sono state le chiacchiere, risate e caffè con Giusy, Stefania e Lila.
LISA | Domenica, 8 dicembre 2013 @14:25
E che libri hai comprato compulsivamente, Claudia Mdg? A questo punto sono curiosa.
Lilabella | Sabato, 7 dicembre 2013 @22:17
Sì, cara Lisa, parlavo di quell'evento ma io e Claudia ci siamo state oggi. Mi ha fatto morire dal ridere Claudia che ha esordito dicendo che quest'anno avrebbe fatto acquisti oculati e poi l'ho vista fare uno shopping compulsivo (ha comprato d'un botto tre libri).
Ho avuto modo anche di vedere Giusy e Stefaniachescrivedaroma, siamo state piacevolmente insieme e ci siamo promesse di rivederci presto!
Un saluto serale a te, Lisa, e al salotto verde.
LISA | Sabato, 7 dicembre 2013 @19:35
I vampiri sono stati decisamente sdoganati, Carla, da Twilight e dintorni. E forse questo vuol dire la frase di Angelina Jolie: che le ragazze di oggi devono imparare a non avere paura. Anche sognare di diventare "una specie" di vampiro, o una piccola guerriera come l'eroina di Hunger Games, fa parte del gioco. Le ballerine non sanno lottare e difendersi. Le piccole guerriere di oggi ne hanno bisogno...
LISA | Sabato, 7 dicembre 2013 @19:17
Lilabella, immagino parli di Più libri più liberi all'EUR, vero? Domenica 8 dicembre, alle 18, c'è Madeleine Thien, l'autrice di "L'eco delle città vuote", il libro ambientato tra Canada e Cambogia da cui ho tratto il mio Buongiorno del 2 dicembre. Mi sarebbe tanto piaciuto sentirla parlare.
carla | Sabato, 7 dicembre 2013 @12:00
A me i vampiri hanno sempre fatto paura... però mia figlia li adora!!
Lilabella | Venerdì, 6 dicembre 2013 @21:44
Ohibò, a me sarebbe piaciuto essere un po' una vampira se non altro per vendicarmi di chi mi ha fatto qualche sgarro ma vabbè forse così i miei sorrisi non sarebbero il massimo. Ha fatto sorridere anche a me questa frase.
Un saluto serale al salotto verde.
p.s. domani capatina al palazzo dei Congressi per la fiera dell'editoria. Io e Claudia ormai abbiamo l'ingresso gratis talmente tante le volte che ci siamo state :-)
Giovedì, 5 dicembre 2013 @09:33
"Si lasciano mai le case dell’infanzia? Mai: rimangono sempre dentro di noi, anche quando non esistono più, anche quando vengono distrutte da ruspe e bulldozer, come succederà a questa".
(Ferzan Ozpetek)
Le case dell’infanzia. Chiudi gli occhi, per un attimo. Pensa alla tua.
La frase di oggi è anche il mio #spillo su Gioia! in edicola, ed è tratta da "Rosso Istanbul" (Mondadori), il primo libro firmato dal regista Ferzan Ozpetek.
Qui trovate il nostro incontro, che è uscito su D di Repubblica qualche settimana fa.
Ferzan Ozpetek ci racconta la sua Istanbul. Anzi, le sue Istanbul. Plurale. Quella dei suoi ricordi, e quella di oggi. Lo fa lasciando per la prima volta la macchina da presa, e scrivendo: "Rosso Istanbul", appena uscito per Mondadori, è un piccolo libro in bilico perfetto tra passato remoto e presente accelerato, storie e destini e autobiografia che si sfiorano e si intrecciano, come nei suoi film.
Rosso Istanbul: è questo, allora, il colore della sua città? "E’ il colore dello smalto scarlatto che mia madre, ora quasi novantenne (a proposito: è lei, in una foto anni Cinquanta, la bella, misteriosa donna in copertina), vuole ancora sulle mani. E’ il rosso dei carrettini dei venditori ambulanti di "simit": le ciambelle calde ricoperte di sesamo che sono la prima cosa che compro quando arrivo. Il rosso fiammante dei vecchi tram: ne è rimasto solo uno, dove salgono i turisti, a Istiklal Caddesi. Il rosso dei melograni spremuti per strada. Ma anche il rosso di un abito semplice, rivoluzionario, di una ragazza da sola contro gli idranti della polizia, durante le proteste di Gezi Park: un’immagine che ho ancora negli occhi. E che è nelle pagine del mio libro. Con orgoglio: l’orgoglio di vedere ragazzi e ragazze del mio Paese ribellarsi, alzare la testa, e in modo creativo. Quello che vorrei vedere, di più, più forte, più spesso, anche in Italia". Una metropoli che cambia a velocità accelerata: la segue da vicino, o da lontano? "Istanbul non l’ho mai lasciata. Ci torno almeno ogni due mesi, soprattutto per trovare mia madre: anche a lei, ai suoi segreti, alla sua malinconia, è dedicato il libro. Ma è come se avessi due patrie, due città: Roma, e Istanbul. Non a caso uno dei tanti nomi della mia città, oltre a Costantinopoli, Bisanzio, e ancora "Dersaadet" o "Bab-i Ali", la porta della felicità o la porta sublime, è proprio "la seconda Roma". Che dire? Era destino".
Era destino, forse, che Ozpetek venisse in Italia, ad appena diciassette anni, a studiare cinema, anche se il padre, che aveva acconsentito ad aiutarlo, gli aveva proposto l’America. Era destino che vivesse sempre in bilico tra la prima e la seconda Roma, scenario e nutrimento continuo anche dei suoi film. Ma della Istanbul di oggi, che cosa le piace? "Mi piace la modernità, il dinamismo, i 16 milioni di persone che pensano, progettano, fanno arte ma anche politica. Non mi piace la frenesia di distruzione, con cui si demolisce tutto per costruire qualcosa di non necessariamente bello o utile, solo nuovo. Poco prima di Gezi Park – che era, appunto, il tentativo di radere al suolo un parco in centro – c’è stato Emek Sinemasi, che ho seguito da vicino, con molta tristezza". Emek Sinemasi è un vecchio cinema degli anni Trenta, un cinema storico, costruito ai tempi di Atatürk, che è stato purtroppo demolito, per farne un ennesimo shopping center. "La scorsa primavera sono stato coinvolto anch’io, così come i miei amici registi, attori, sceneggiatori, che hanno cercato di difendere il cinema, scendendo in piazza, protestando, ergendo barricate contro i bulldozer e contro la polizia. Anch’io ho protestato, twittato, e alla fine – quando la battaglia è stata persa e il cinema distrutto – ho deciso di salvarlo come potevo: l’ho messo nel mio libro. E’ meraviglioso il potere delle parole, dell’arte: ci permette di salvare quello che amiamo dall’oblìo". Perché tanta passione? In fondo era solo un vecchio cinema. "E’ stato uno dei primi dove sono andato, da bambino. Dove ho scoperto la magia di quello che sarebbe poi diventato il mio mondo. All’epoca, negli anni Cinquanta, in Turchia i bambini sotto i sette anni non potevano entrare nei cinematografi. E io invidiavo i miei fratelli, che avevano il permesso di andarci. Insistevo con mia nonna, che ogni settimana diceva: "Cosa fanno al Citè? Cosa fanno da Emek? Se fanno un film con la leonessa, andiamo". La leonessa era il leone ruggente della Metro Goldwyn Mayer… Finché la nonna, contravvenendo alle regole, un giorno mi portò. E per la prima volta sono entrato in un cinema. Sono caduto nell’incantesimo che è diventata la mia vita". E magari si ricorda ancora il primo film che ha visto… "Certo: Cleopatra, il mitico Cleopatra con Richard Burton e Liz Taylor. La ricordo tutta vestita d’oro quando arriva a Roma, con il corteo trionfale, i diademi egiziani in testa, da regina. E Roma. C’era già Roma nel mio destino".
Lei parla molto, nel libro, di destino, di coincidenze, di amori finiti e irrisolti, di rimpianti e fantasmi... "Non solo nel mio libro. Questa è la stoffa di cui sono fatti anche i miei film. Anche il prossimo, che uscirà a febbraio dell’anno prossimo: si intitola "Allacciate le cinture" ed è la storia di un amore, di un matrimonio, di una donna e un uomo e 13 anni di vita . Una storia d’amore. Perché è l’amore la cosa più importante della vita. Ci credo, ed è questo che ho voluto fosse scritto sulla copertina del mio libro. Tutti gli amori, anche gli amori impossibili, incompiuti, amori che potevano essere e non sono stati. Perché nella vita ho imparato che è meglio una scia bruciante, anche se lascia una cicatrice; meglio l’incendio di un cuore d’inverno. Ho imparato, e in questo ha ragione mia madre, che è possibile amare due persone contemporaneamente. Ho imparato che non sai mai chi amerai. Ed è questo che voglio raccontare".
Anonimaperprudenza | Venerdì, 6 dicembre 2013 @20:33
Lisa, non sbagli, sono sicura di aver scritto qualcosa sui gelsomini strappati e anche sulle foglie di platano. Fatti vissuti che riemergono leggendoti ed esterno nell'anonimato del tuo Blog. I gelsomini non sono stati strappati alle radici. E le foglie di platano ormai nessuno le raccoglie più. Restano nella memoria ma non è un ricordo spiacevole e nemmeno doloroso: Solo ricordi.
LISA | Venerdì, 6 dicembre 2013 @11:57
Anonimaperprudenza: l'immagine di voi ragazze che strappate il gelsomino è di una struggente violenza. Ma sbaglio, o avevi già scritto? Oppure ho visto questa scena in sogno...
LISA | Venerdì, 6 dicembre 2013 @11:56
Francesca Valensise: è vero, i pavimenti delle case dell'infanzia rimangono nel ricordo, forse perché sono più vicini allo sguardo dei bambini? Adoro i glicini. E mi piace quest'atmosfera arabeggiante. Sicilia?
francesca valensise | Venerdì, 6 dicembre 2013 @11:16
Della casa della mia infanzia il primo ricordo è il pavimento dell'ingresso, che prendeva luce dalle altre camere; un tappeto di arabeschi grigio-rosso in pasta di cemento. C'era, in effetti, un po' di Oriente anche nei sapori di una cucina speziata, nell'ombra del balcone sul retro che cercava di guardare il mare attraverso le contorsioni di un glicine padrone assoluto di quello spazio. Sole filtrato da persiane, santini allineati sul comò. Acqua fredda e anice, come la chiamavano gli arabi, e caramelle alla menta:routine profumata dove i nonni hanno fatto i genitori e i genitori hanno fatto gli assenti.
Anoninaperprudenza | Giovedì, 5 dicembre 2013 @19:21
La nostra casa a due passi dal Lago, con il portico coperto di gelsomini, con ortensie nelle parti ombrose. E pini. Portava il nome di mia nonna, nome che ho ereditato. Ci si andava solo in estate.Quando fu necessario venderla, noi ragazze strappammo il gelsomino a mani nude.
LISA | Giovedì, 5 dicembre 2013 @19:20
E riporto qui quello che mi ha scritto un'amica, Francesca, perché mi piace molto: "Nella mia, la luce che filtrava dalle stecche delle tapparelle faceva muovere i pesciolini sulla mia coperta bianca e azzurra".
LISA | Giovedì, 5 dicembre 2013 @19:06
Nella casa della mia infanzia la bora sbatteva sempre le persiane, d'inverno, di notte. Un rumore che mi piaceva e mi faceva paura. Se chiudo gli occhi ricordo ancora come mi sembravano grandi, le stanze, a me lillipuziana.
carla | Giovedì, 5 dicembre 2013 @11:11
La mia casa dell'infanzia materiale è quella dove sono cresciuta io, perché i miei avi avevano perso tutto tra le due guerre e poi fanno parte del grande fenomeno migratorio del boom italiano, ma una frase che mi ripeteva sempre la mia bisnonna ( nata agli inizi del novecento) " la libertà di casa sua saltava da una trave ad un'altra.
Questa frase, per lei cha non ha mai posseduto una casa, stava proprio a indicare che avere una casa non era solo un possesso ma la possibilità di esprimere il proprio modo di essere e di esistere.
Ecco questa frase per rappresenta la mia casa dell'infanzia.
Francescasièsposata | Giovedì, 5 dicembre 2013 @10:45
A volte esiste ancora la casa dell'infanzia ma cambia aspetto... Il ricordo di com'era nelle foto del mio album di nozze, restaurata dopo il mio matrimonio, la sua anima invece immutata, chissà come racconterebbe la storia della nostra famiglia, lei che è stata costruita dai miei bisnonni... Eredità di generazione in generazione...
Mercoledì, 4 dicembre 2013 @09:25
"Noi abitiamo al piano di sopra. Non siamo le pazze in soffitta: quelle ricevono parecchia attenzione, in un modo o nell’altro. Siamo le donne tranquille in fondo al corridoio del secondo piano, quelle che non sgarrano mai con la spazzatura, quelle che sorridono e salutano allegramente sulle scale, e che, dietro la porta chiusa, non fanno mai rumore. Nella nostra vita di tranquilla disperazione, noi siamo le donne del piano di sopra, con o senza un maledetto soriano o un fastidioso labrador saltellante, e neanche un’anima si accorge che siamo furiose. Siamo invisibili. Credevo che non fosse vero, o che non lo fosse per me, ma ho scoperto che non faccio eccezione. Il problema adesso è come gestire quell’invisibilità, come usarla, come renderla incendiaria".
(Claire Messud)
Dai fuoco alla tua tranquilla disperazione.
No, non volevo leggerlo. Anche se stavo aspettando il suo nuovo romanzo da quando ho finito, qualche anno fa, "I figli dell’imperatore", un bel libro di storie intrecciate, amori, divorzi e sospiri a Manhattan poco prima dell’11 settembre. Da allora aspettavo che scrivesse qualcos’altro. Ma le recensioni di "La donna del piano di sopra" (pubblicato in Italia con l’ottima traduzione di Silvia Pareschi per Bollati Boringhieri; che ho scoperto essere la stessa traduttrice del delicato "Venivamo tutte per mare", di Julie Otsuka, stessa casa editrice), erano dure, belle ma quasi respingenti. Parlavano di rabbia, di esclusione, del "piano di sopra" della vita. Poi, come a volte succede, perché ci sono libri che vogliono essere letti, il romanzo mi è capitato tra le mani. Ho letto la prima pagina, e mi ha catturato. Cos’altro vi posso dire? Che racconta in effetti di una donna del piano di sopra; una donna che si ritrova a quarant’anni sola, senza un amore, senza il lavoro che ha sognato (voleva fare l’artista e invece insegna), e all’improvviso nella sua vita non entra un amore, ma tre: un bambino (un suo alunno), sua madre, suo padre. E dunque cosa vuoi?, riassume la sua migliore amica. Sei innamorata di lei, vuoi scoparle il marito e rubarle il figlio? No, non è questo che succede, ma la rabbia incendiaria e la delusione di questo libro ti prendono e non ti lasciano. Ti fanno venir voglia di lasciare quel secondo piano, e certe vite troppo strette, come le minuscole case di bambola dove la protagonista cerca di ricreare la vita reclusa di Emily Dickinson o Virginia Woolf. Perché la vita è fuori.
Silvia | Giovedì, 5 dicembre 2013 @17:05
Grazie! :-)
LISA | Mercoledì, 4 dicembre 2013 @14:55
La rabbia, io penso, va sempre usata: meglio esplodere che implodere. Se poi usata per qualcosa di creativo, meglio ancora. C'è chi appicca fuoco alla propria solitudine, chi a qualcos'altro. La protagonista del libro rimane sulla soglia… Sarei curiosa di sapere cosa fa!
carla | Mercoledì, 4 dicembre 2013 @13:11
un volta, un medico ayurvedico toccandomi il polso ha esclamato " Ma lei è arrabbiatissima eppure sembra così calma, serena..." Si c'è anche la rabbia forte e potente, come sentimento, ma c'è anche la saggezza di capire se è il caso di abbandonarlo il secondo piano o di ....
Martedì, 3 dicembre 2013 @09:37
"Mostratemi una donna che non si sente in colpa e vi mostrerò un uomo."
(Erica Jong)
Sensi di colpa verso la mamma, i figli (chi ne ha; ma chi non può averne si sente in colpa per quello, ovviamente); per le liste interminabili di cose da fare che buttiamo via prima di arrivare alla fine; per il cioccolato, amore clandestino, o anche solo per l’armadio in disordine… Già. Com’è che gli uomini non si sentono mai in colpa?
Giusy | Mercoledì, 4 dicembre 2013 @13:12
...intendevo quella della leggenda, di Santa Maria in Cosmedin
Giusy | Mercoledì, 4 dicembre 2013 @13:08
Mi unisco al coro delle risate. Max, attento alla Bocca della Verità, quella " te se po' magnà la mano". Me la cavo, vero, col vernacolo? Dimmi di sì.
Giuliano | Mercoledì, 4 dicembre 2013 @12:24
Max ha espresso in maniera simpatica il mio stesso pensiero. Noi uomini siamo soliti non esternare i nostri disagi, al contrario delle donne, le quali riescono a porvi rimedio con più praticità. Sarà il caso di citare il noto detto napoletano "chi chiagn fott a chi rir"?!?! ;)
Lilabella | Mercoledì, 4 dicembre 2013 @12:01
Max non sapevo tu fossi un luogo di attrazione romano :-)
Ad ogni modo ho sorriso anche io..
Max | Mercoledì, 4 dicembre 2013 @11:38
Mannaggia de che Lisa bella? So proprio a bocca da' verità'....
LISA | Mercoledì, 4 dicembre 2013 @09:27
Max, mi hai fatto ridere, mannaggia! Giuliano: uomini e sensi di colpa verso il cioccolato? Quasi quasi (non) ti credo.
Max | Mercoledì, 4 dicembre 2013 @08:21
....ve struggete e ve contorcete ma poi fate quello che ve pare.....diciamo che abbellite l'arberello cò tante palline colorate....
Giuliano | Mercoledì, 4 dicembre 2013 @01:04
E chi può dirlo che gli uomini non si sentono mai in colpa?! liste interminabili mai terminate. Relazioni clandestine con il cioccolato, sensi di colpa verso i nostri cari..
E' solo poco virile ammetterlo..
Lilabella | Martedì, 3 dicembre 2013 @19:08
Forte Giusy! Ma forse può essere che ci sia un uomo che si senta in colpa per qualcosa. Possibile mai che solo noi donne ci struggiamo con i contorcimenti mentali?
Giusy | Martedì, 3 dicembre 2013 @10:57
...proverò a chiederlo (di nuovo) alla Pietra del Carso, vediamo se anche stavolta farà finta di non aver sentito. In alternativa, potrei intervistare i figli, ma temo una porta sbattuta: io ci tengo alle mie porte...
Lunedì, 2 dicembre 2013 @08:26
"Voltati a guardare indietro un’ultima volta, ha detto mia madre. L’ho seguita nella semioscurità del nostro appartamento, ho camminato all’ombra di mio padre, oltre le pareti spoglie e le finestre aperte, mentre il rumore della strada si riversava all’interno. In mezzo a noi, ha detto lei, avevo conosciuto l’amore, l’infanzia che avevo vissuto mi avrebbe sorretta. Ho ricordato la bellezza. Un tempo non mi era sembrato necessario notarne la presenza, memorizzarla, alzare le barricate. Sentivo la presenza di mia madre nel continuo sciabordio delle onde contro lo scafo della barca. Proteggi quelli che ami, mi ha detto. Portaci con te nella prossima vita".
(Madeleine Thien)
Proteggi il ricordo di chi ti ha amato. La bellezza che ti ha regalato. Porta tutto con te.
Una bambina che fugge, da sola, senza genitori. Una barca per un viaggio disperato verso - forse - un nuovo futuro. Potrebbe essere uno dei tanti barconi che a volte arrivano, e a volte purtroppo bruciano o affondano, nelle acque accanto a Lampedusa. E’ invece una barca che è partita anni fa, negli anni Settanta, dalla Cambogia in fiamme, dal Vietnam in guerra, verso la Thailandia. E’ una barca in un romanzo: "L’eco delle città vuote" (66th and2nd). Eppure su quella barca nelle pagine di carta c’è tutto: la bellezza e lo strazio, la guerra e l’orrore, la fuga e il ricordo, e la fatica, fatica terribile di ricominciare. Mi è piaciuto questo libro. Un libro delicato, a partire dalla copertina con i disegni di Julia Binfield, un’illustratrice che amo molto. Un libro delicato e straziante insieme. E mentre seguo la storia di una giovane donna che vive in Canada, e che non riesce a dimenticare la bimba cambogiana che è stata, mentre penso alla Cambogia che ho amato, ai templi di Angkor Wat nella giungla, alle statue sorridenti che hanno visto cose atroci e, comunque, sorridono, ripenso al messaggio che ha sentito sulla sua pelle quella bambina, alle parole sussurrate, che sono quelle che sentiamo anche noi: perché possiamo portare con noi la dolcezza di chi ci ha amato, l’infanzia, la bellezza che ci è stata insegnata. E se riusciamo, è nostra per sempre.
carla | Lunedì, 2 dicembre 2013 @22:24
Beh, non a caso quando si va dallo psicanalista si parte sempre dall'infanzia!! L'infanzia è davvero un periodo che può sostenerci anche da adulte. Sarà per questo che io sono po' arrabbiata con la nostra società che rende adulti precoci i nostri bambini.
LISA | Lunedì, 2 dicembre 2013 @19:00
Ma quello che abbiamo imparato dalle persone che ci hanno amato è dentro di noi, vero, Aminta? Anche se non siamo riusciti a dire grazie. Per quello, credo, mi ha così toccato quel passo del libro: di quella bimba perduta in Cambogia, che sente, dentro di sé, la voce sussurrante della madre e del padre uccisi, ma sente anche la forza della bellezza e di tutto quello che ha imparato. "’L'infanzia che avevo vissuto mi avrebbe sorretta". Bellissimo. Quando è vero, è bellissimo.
Aminta | Lunedì, 2 dicembre 2013 @18:09
sono belle le parole di Lisa meritano un commento un messaggio una riflessione. Mi porto dentro, se non la dolcezza, la figura forte, incisiva di mio padre, il suo esempio e tutto ciò che mi ha aiutato a capire, a tollerare, ad amare. Non credo di averlo ripagato abbastanza quando era in vita. Oggi è troppo tardi.
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