Giovedì, 28 gennaio 2016 @09:50
"Una notte Gi mi ha raccontato che la madre di Wendy in Peter Pan, quando metteva a letto i figli, puliva i loro pensieri, li riordinava nei cassetti; quelli brutti in fondo, quelli buoni in superficie. Gi, nell’ora del mio pensiero senza le parole per dirlo, fa così con me, mi salva dal mio buio, mi rimette sui binari dritti che portano al mattino, al caffé, alla vita."
(Valentina Diana)
Qualcuno che ti salva dal tuo buio.
Conoscevo Valentina Diana, schiva poetessa piemontese, per le sue poesie (se cliccate sul suo nome in verde trovate quelle che le ho sfilato in questi anni). Non mi aspettavo un romanzo lieve come "Mariti – o le imperfezioni di Gi", uscito da poco per Einaudi: una storia di salvataggio coniugale, un amore tardivo, fatto di case strette, litigi in macchina, bancomat da usare con cautela, e momenti di felicità da Zara Home. Brava Valentina, che sa accarezzare il quotidiano. Un pezzetto del suo libro ora è diventato il mio #spillo settimanale su Gioia.
Giusy | Venerdì, 29 gennaio 2016 @14:35
Mi unisco a Lisa nel ringraziare Sergio. La poesia si intona perfettamente al mio stato d'animo di oggi. E ti ringrazio, lisa, perché offri ogni giorno parole nuove o antiche dalle quali ricavo spesso qualcosa adatta a me.
Carmela | Venerdì, 29 gennaio 2016 @10:10
Spillo "provvidenziale". Ieri sera figlia angosciata dal futuro. Dalle sue incognite. Dalla fine del mondo. Dalle malattie. Dai nonni che invecchiano. Vibrazioni da adolescente. Sensibile. In sintonia con il mondo. E i suoi drammi. Grazie Lisa!
Alessandra R. | Venerdì, 29 gennaio 2016 @10:09
Pare profilarsi un libro che elogia la normalità. E a me piace. Eccome se piace. Dritto dritto nella mia wish list!
LISA | Giovedì, 28 gennaio 2016 @22:35
Ciao Sergio, ben arrivato qui. E grazie di queste parole, per i nuovi mattini.
Sergio | Giovedì, 28 gennaio 2016 @22:17
"Abbiamo avuto in dono
un viaggio senza soste
e senza ritorni.
Nessun istante
si ripete,
nessuna immagine,
nessuna visione.
Ma non possiamo
perdere il ritmo del nostro cuore,
il nostro sangue
deve scorrere
all'unisono col tempo.
La luna si rinnova
e il sole e il campo di grano
e l'acqua che scorre
nelle vene della terra.
E se non percorriamo,
nuovi ad ogni aurora
luoghi dello spirito,
avremo finito
di vivere."
Un invito al viaggio, di Umberto Kuhtz; quasi un'esortazione a non fermarsi. Un nuovo mattino. Un caffè. Vita.
Mercoledì, 27 gennaio 2016 @10:08
"Tuo padre mi ha conquistato con le lettere".
(Péter Gárdos)
Il Buongiorno di oggi è solo una frase, una piccola frase tratta da un piccolo, delicato libro-testimonianza, che vi consiglio: "Febbre all’alba", Bompiani. La storia vera di un giovane uomo che conquista una ragazza, una lettera dopo l’altra. Niente di strano, direte voi; anche in questi tempi telematici, le parole servono a sedurre; magari non sono di carta, sono mail o whatsapp, ma accarezzano lo stesso. Però l’eccezionalità della storia è che quel giovane uomo è un ungherese, entusiasta socialista, sopravvissuto alla Seconda Guerra Mondiale; è in un campo profughi nella gelida Svezia, ha pochi mesi di vita, almeno secondo il medico che lo cura. Ma vuole disperatamente ancora vivere, amare e vivere… E scrive 117 lettere, ad altrettante ragazze ungheresi rifugiate in Svezia, come lui: vorrebbe conoscerle, qualcuna risponderà?
L’incredibile storia è raccontata (e tradotta in italiano da Andrea Rényi) dal figlio, regista ungherese, che dalla storia dei genitori ha tratto anche un film. Un invito a sognare, sperare, scrivere… e ricordare, oggi che è il Giorno della Memoria.
Myriam | Mercoledì, 27 gennaio 2016 @15:54
Mi fa piacere che la chiusa del tuo scritto sia Il Giorno della Memoria" Che ci sia di monito e di atroce esempio: Ma voglio dire ancora qualcosa: non posso sopportare la tracotanza e superbia dei discendenti di coloro che hanno permesso questo immane genocidio: Oggi non potendo usare i mezzi dell'atroce violenza Nazista usano i mezzi sottili e perfidi della potenza economica e finanziaria risorta grazie agli aiuti del piano Marshall. E la Germania immemore persevera oggi. Immemore e come sempre spietata.
Martedì, 26 gennaio 2016 @09:14
"Mare al mattino, cielo senza nubi
d’un viola splendido, riva gialla; tutto
grande e bello, fulgido nella luce.
Mi fermerò qui".
(Costantino Kavafis)
Svegliarsi al mare. Fermarsi qui.
Lui, nato e morto con negli occhi il mare di Alessandria d’Egitto, è il poeta di Itaca, potente poesia sulla vita come viaggio. Il mare è il mio orizzonte; Trieste, anche d’inverno. I versi di oggi sono tratti dalle sue poesie tradotte da Nicola Crocetti e pubblicate da Einaudi.
Carla | Martedì, 26 gennaio 2016 @19:11
Adesso che l'aria, almeno qui a Milano, si è fatto un po' meno rigida ci sono delle albe bellissime: proprio come quella qui descritta.Grande orizzonte viola, cielo senza nubi...sono meravigliose, preannunciano una primavera lontana , che si avvicina con la sua nuova e fulgida luce. Il mare è lontano e devo aspettare, non mi fermo voglio raggiungerlo per poi , lì si, fermarmi e guardare.
Lunedì, 25 gennaio 2016 @09:58
"Era un male di luna
quel passo lasciato indietro
fermato sul vortice di seta
al ballo stretto in sorriso"
(Gabriela Fantato)
Quei passi che ci suggerisce la luna.
Avete visto la luna piena di queste notti? Non pensate anche voi che ci suggerisca nuovi passi di vita, nei sogni, senza che ce ne accorgiamo? I versi di oggi sono tratti da una piccola antologia Einaudi, "Nuovi poeti italiani 6".
Giovedì, 21 gennaio 2016 @09:49
"Cresce l’inverno sbattendo le persiane.
Porta i suoi venti intrattabili e
trampolini di gelo da cui cadiamo giù
rotti strappati un poco bastonati
dalle sue bassezze e giornatacce
senza uscite. Facinoroso inverno
rigonfio di parole sussurrate.
Prolifico arsenale. Granaio delle voci.
A chi è in ascolto – tu piaci".
(Mariangela Gualtieri)
Ascolto l’inverno.
Mi piace quell’inverno che sbatte le persiane, come la bora a Trieste. Mi piace svegliarmi e vedere fiori di ghiaccio sulla finestra (ancora più se non devo uscire subito). Mi piace l’inverno perché ha in sé la promessa segreta della primavera.
Il Buongiorno di oggi è tratto dal piccolo libro bianco Einaudi "Le giovani parole" della poetessa italiana, ed è il mio #spillo su Gioia. Non perdetevi questo numero del giornale! Trovate anche un mio reportage su Lubiana, capitale della Slovenia, città dove ascolto l’inverno.
Carla | Giovedì, 21 gennaio 2016 @13:50
I versi della poesia sono bellissimi, ma quest'anno ho troppo freddo per dire che mi piace l' inverno!
Monique | Giovedì, 21 gennaio 2016 @13:01
anche se questo è un vento invernale...
Vento
Come un lupo è il vento
che cala dai monti al piano,
corica nei campi il grano
ovunque passa è sgomento.
Fischia nei mattini chiari
illuminando case e orizzonti,
sconvolge l’acqua nelle fonti
caccia gli uomini ai ripari.
Poi, stanco s’addormenta e uno stupore
prende le cose, come dopo l’amore.
(Attilio Bertolucci, Sirio)
Alessandra R. | Giovedì, 21 gennaio 2016 @10:57
"O Wind,
If Winter comes, can Spring be far behind?"
Pare essere bello l'inverno attraverso questi versi e la tua descrizione. L'inverno mi piace proprio per quella promessa che tiene in tasca. E ogni volta che penso al compito dell'inverno, quel conservare quella carta e giocarla al momento opportuno (seguendo sì un calendario ma facci caso, arriva sempre un pò con effetto sorpresa), mi vengono in mente i versi di Shelley. O wind...
Martedì, 19 gennaio 2016 @08:50
"Noi viviamo in un’epoca in cui i fiori di ghiaccio appaiono molto raramente sulle finestre, anche nei paesi freddi. Ma quando non c’era ancora il riscaldamento centralizzato e le finestre erano fatte con vetro fuso pieno di impurità, intorno alle minuscole irregolarità presenti sulla superficie non uniforme della vetrata "crescevano" i motivi formati dai cristalli di ghiaccio… I poeti e gli scienziati romantici tedeschi, in un’epoca in cui i due ambiti non erano ancora isolati, rimasero affascinati da quelle forme e continuarono a chiedersi se fossero davvero vive, create dalla mano di Dio, oppure una mera imitazione, un accidente, una costellazione casuale di cristalli che sembravano, ma sembravano soltanto, essere vivi".
(Adam Gopnik)
Stamattina mi sono svegliata e sul vetro della mia finestra c’era un ricamo di brina. Bellissimo e luminoso. Non proprio gli Eisblumen, i fiori di ghiaccio che avevano affascinato i tedeschi all’inizio dell’Ottocento, come spiega Adam Gopnik in un libro-racconto che sto leggendo adesso, "L’invenzione dell’inverno", Guanda; adesso che è così bello leggere mentre fa freddo fuori. L’inverno visto, come racconta Gopnik, al caldo dietro una finestra.
Carla | Mercoledì, 20 gennaio 2016 @17:48
Quella di Musil, un po' adattata, appena pubblicata e quella della Duff di luglio ( perché bisognava cercare nel mese di luglio, mese di nascita della fanciulla...)
LISA | Mercoledì, 20 gennaio 2016 @16:36
Wow, meraviglioso! Ora però, Carla, mi devi dire che frase avete scelto!
Carla | Mercoledì, 20 gennaio 2016 @14:14
Un'altra cosa divertente: Ieri un mio alunno con problemi amorosi mi ha chiesto una "frase da scrivere alla sua tipa"(!) io sono andata sul tuo blog, abbiamo cercato, discusso del senso profondo di alcune frasi e poi scelto. Conclusione" mi , prof, forte sta Lisa!!" é il commento più urbano che gli ho sentito fare...
Carla | Mercoledì, 20 gennaio 2016 @14:07
Lo scaldino, almeno io lo chiamo così, ê il cuscino riempito con chicchi di grano che si scaldano nel forno a microonde e rilasciano calore per molto tempo. Il mio scaldino sta, generalmente, sui piedi o quando scrivo al computer o quando sono a letto!
LISA | Mercoledì, 20 gennaio 2016 @10:17
Come, scaldino? Spiega spiega...
Carla | Martedì, 19 gennaio 2016 @13:52
Non solo il caldo della casa, il caldo di una tazza di thè e, da quest'anno, anche dello scaldino!!!
Lunedì, 18 gennaio 2016 @10:13
"Lì cosa c’è, in che paese siamo?
Quello è il dolore, e noi lo attraversiamo."
(Vittorio Lingiardi)
Perché siamo fatti (anche) di buio, come ci ricorda, ogni anno, l’inverno.
I versi di oggi sono tratti da "Alterazioni del ritmo", Nottetempo. Non sempre si riesce ad attraversare il buio e il dolore. A volte, nel buio, affondiamo. Anche se mi sembra impossibile, in una giornata di sole come questa su cui ho aperto gli occhi.
Bene, pensavo di non scriverlo, e invece mi sono ritrovata in mano uno dei bicchieri verdi che mi ha regalato e, come ogni mattina da quando è successo, non posso non pensare a lei. E’ passata una settimana da quando si è uccisa Irena, una mia carissima amica. Amica di tutta una vita, persa e poi ritrovata; lei con il suo sorriso, le sue trecce post-hippy, la sua voglia di ballare scalza e di innamorarsi, ancora. La voglio ricordare così, con quell’energia, quella leggerezza. Un matrimonio complicato e un divorzio irrisolto, due figli già grandi, tanti problemi anche di soldi, eppure – ogni volta che la vedevo, noi con le nostre vite così diverse – mi colpiva di lei, e glielo dicevo, quella leggerezza quasi adolescenziale, quel non lamentarsi mai, quell’energia che la spingeva avanti, nonostante gli inciampi e le difficoltà, magari a piedi scalzi, in quelle "mazurke clandestine" che le piacevano tanto. E poi. E poi una domenica di gennaio, un volo, giù dalla finestra, un attimo di disperazione o forse di follia, un attimo per passare dalla luce al buio. Era nata d’estate, Irena, la leggera Irena, come me. Questo gennaio con così tanto buio l’ha inghiottita. Io la ricordo qui, nel mio spazio pubblico e privato, ancora incredula. E la immagino nella luce.
LISA | Martedì, 19 gennaio 2016 @08:52
Mi piace tanto quella frase da una canzone di Leonard Cohen, Monique. Ma non sempre, come ricorda Carla, nel buio c'è uno spiraglio di luce. O a volte, semplicemente, preferiamo affondare nel buio.
Carla | Lunedì, 18 gennaio 2016 @22:22
La tua amica Irena ricorda la protagonista del"il futuro di una volta"della Dandini. Talvolta il futuro ti sembra così buio da non riuscire a vedere un barlume di luce.Solo Il buio fitto e denso.
Un abbraccio di luce a te , a tutte, Lisa
Giusy | Lunedì, 18 gennaio 2016 @16:28
...ci sono crepe dalle quali la luce non riesce proprio a filtrare perché si aprono sul buio.
Monique | Lunedì, 18 gennaio 2016 @15:03
"C'è una crepa in ogni cosa. E' da lì che entra la luce".
(Leonard Cohen)
Vero Lisa?
Un abbraccio a tutte,
M
Giusy | Lunedì, 18 gennaio 2016 @14:57
Mi sono commossa, Lisa, davvero un "tuffo al cuore" le tue parole, il tuo ricordo mi hanno portato indietro nel tempo e non sto a spiegarne il motivo. E' quella leggerezza, quel sorriso che alla fine "ti frega" e scusatemi tutte per la volgarità- Vorrei andare oltre, dire ciò che penso a proposito di "quella scelta" non nulla di psicologia ma ho le mie idee in proposito.Mi sono dilungata per non dire nulla...scusatemi...
Alessandra R. | Lunedì, 18 gennaio 2016 @10:32
E' nel buio che si vede meglio l'apparire, magari improvviso, della luce. Ed è la più bella, la più potente. Buon lunedì Lisa.
Sabato, 16 gennaio 2016 @14:55
"Vi sono innamorati che guardano nell’amore come nel sole, e divengono semplicemente ciechi; mentre ve ne sono altri che con stupore scoprono per la prima volta la vita quando l’amore la illumina."
(Robert Musil)
L’amore che illumina, l’amore che ti illumina.
Ebbene sì, sto andando avanti (lentamente!), a leggere "L’uomo senza qualità", da cui è tratta questa bella frase, che ho subito trasformato nello #spillo di Gioia, il primo del 2016. L’amore, la luce, le pagine, l’inverno che ha dentro di sè la promessa della primavera. L’amore che acceca certo, ed è meraviglioso anche quello, l’amore che fa perdere l’equilibrio, vero? Ma a me piace l’amore che illumina e scalda, l’amore che accarezza come il sole quand’è buono.
E a proposito di luce. Sono tornata a casa dopo una lunga settimana tra Firenze e Milano. Tra le scoperte di Firenze, il Mercato Centrale con una installazione multicolor di Michelangelo Pistoletto, vetrate di luce all’interno del mercato ottocentesco. Mi piace tanto l’arte insieme al cibo: guardatela qui: http://www.mercatocentrale.it
E a Milano, invece, una nuova libreria con bar, Verso Libri, accanto alle Colonne di San Lorenzo, dove mi sono persa tra tutti i #librichemiaspettavano con musica jazz in sottofondo e un cappuccino che arriva al piano di sopra col montacarichi. Insomma, un anno nuovo di scoperte, di amore e di luce. E’ cominciato…
giusy | Sabato, 16 gennaio 2016 @16:25
...ma se voglio capire meglio la Pietra Carsica allora sarebbe più saggio rimettere Musil sullo scaffale.. Scherzo, scherzo.. oggi ho voglia di scherzare...inoltre - gravissimo problema - il mouse sta facento i capricci forse è colpa della mia gatta Puffy---
LISA | Sabato, 16 gennaio 2016 @16:11
Giusy: Chagall e le coppie che volano, un altro mio grande amore. Musil è più severo, e in questo secondo tomo anche più condensato di pensiero e quasi metafisico. Ma vado avanti testarda. Come dice l'amico tedesco che mi ha spinto a prenderlo in mano, leggendolo si capiscono meglio gli uomini (nel senso dei maschi!). E in fondo è vero.
Giusy | Sabato, 16 gennaio 2016 @15:44
Credo di aver già detto che ti accompagno col pensiero nella lettura e rilettura di Musil. Lo faccio con il contagocce così assaporo meglio...Questo amore che illumina mi fa venire in mente Gli Sposi di Chagall. Le arti figurative si sposano bene con la letteratura...Andrò a leggere'altra pagina dell'uomo senza qualità.
Venerdì, 8 gennaio 2016 @12:42
Andar per librerie. Lo faccio ancora, anche adesso che compro libri su Amazon e magari li leggo digitali. Mi piace ancora andar per librerie, perché penso sempre che lì, in quei labirinti di carta e sogni e storie, ci sia il #librochemiaspettava, proprio me. E che aspettava solo di essere trovato, aperto, annusato (il profumo della carta: ho un’amica che fa così, sempre, con i libri, prima di leggerli: li apre a caso e li annusa).
Quindi che bello scoprire, parlando, che ci piace andare nelle stesse librerie. E’ successo mentre intervistavo Scott Schuman, ovvero Sartorialist, il blogger e fotografo che ha reso famoso lo street style e che continuo a seguire su Instagram (l’intervista la trovate sul numero di gennaio di How To Spend It Italia, in edicola da oggi con Il Sole 24 Ore). Le sue librerie preferite a NYC sono anche le mie. "Strand, un vero cult, anche per i volumi rari e usati; McNally Jackson, che ha un bel caffè", mi ha detto. "A Manhattan compro libri: perché, confesso, alle scarpe riesco a resistere, ai libri no". E infatti nel suo appartamento newyorchese ci sono in bella vista, non solo negli scaffali ma anche impilati per terra accanto ai divani, libri, soprattutto di fotografia e di storia delle città.
Molte delle mie librerie preferite sono state chiuse, soprattutto a Milano (anche se, visto che nei prossimi giorni sarò a Milano, spero di andare a vederne una nuova nuova, una libreria-bar in zona Ticinese, Verso). Invece a Trieste c’è, da qualche anno, una nuova splendida libreria dentro uno dei miei caffè preferiti, il centenario Caffè San Marco. Per sfogliare i #librichetiaspettano mentre bevi un caffè. Qual è la vostra libreria preferita? Raccontatemelo...
LISA | Sabato, 16 gennaio 2016 @16:08
Franci, ma che bella la tabaccheria con il bookcrossing! Mi fa venire in mente tante cose... La farmacia con il bookcrossing (esisteva davvero) del mio secondo romanzo. I libri che passano di mano. I libri usati che cercano nuove persone che li portino a casa. Le sorprese di certi libri e di certe pagine, sempre. I libri che ci aspettano, come nuovi continenti ancora da scoprire. Anche i libri che abbandoniamo in fondo, strade non percorse, strade abbandonate.
Franci | Sabato, 16 gennaio 2016 @15:27
Tutt'altra cosa la tabaccheria del paese dove passo i mesi estivi, non ci sono tavoli a cui sedersi per sorseggiare caffè o cappuccini, ma in compenso ci sono libri in buon ordine in un apposito scaffale offerti a tutti per una lettura a casa propria. Non viene richiesto nulla, viene detto che è un prestito, si da fiducia a chi sceglie un libro, perché lo riporti, ma poi nessuno fa controlli. Questa "libreria" si avvale del fatto che chiunque può prendere un libro, ma anche donarne uno dei suoi. Personalmente ho portato diversi classici della letteratura dai sonetti di Shakespeare a Moby Dick, Le père Goriot, Giro di vite ecc. li avevo doppi. ho notato che sono stati presi e riportati, spero anche letti! mi è sembrata una cosa bellissima. I libri hanno il potere magico di insegnarci a vivere. A Bologna, dove abito, frequento una piccola libreria un poco polverosa, offre anche libri usati ed il libraio, che ormai conosce i miei gusti, sa consigliarmi. Comunque grazie per tutti gli autori e titoli che vengono via via consigliati da te, carissima Lisa, ne ho comprati parecchi e li ho letti con grande curiosità e piacere.
LISA | Sabato, 16 gennaio 2016 @14:36
Grazie, mi sono molto divertita a leggere i vostri ricordi di librerie... e punzecchiature! E bellissima l'Antilamentation di Dorianne Laux, che non conosco... Torno da Milano dopo essere stata nella nuova libreria-bar in corso di Porta Ticinese, quasi accanto alle Colonne di San Lorenzo, Verso Libri. Piccolissima, una sola vetrina, ma quando sono entrata c'era tutto quello che mi manca di una libreria: titoli scelti con amore, piccole case editrici, musica jazz, il bancone di un bar; e sopra un altro spazio di libri e tavoli a cui sedersi, sfogliare libri, lavorare al computer, con il cappuccino che arriva buffamente con un montacarichi. Andateci se passate da Milano: la magia della carta.
Monique | Giovedì, 14 gennaio 2016 @14:29
Chapeau, Alessandra!
"Non pentirti mai di nulla. Non dei crudeli romanzi che hai letto fino alla fine per scoprire chi aveva ucciso il cuoco. Non degli insipidi film che ti hanno fatto piangere nel buio. Non delle notti in cui hai invocato dio e maledetto tua madre, sprofondato nel divano del salotto mangiandoti le unghie".
(Antilamentation di Dorianne Laux)
Purificanti riflessioni della Laux.
Lei non si pente di aver lanciato un televisore dalla finestra, e a volte bisognerebbe essere di larghe vedute come lei.
Un "lungo" abbraccio virtuale :-)
Monique
Alessandra R. | Giovedì, 14 gennaio 2016 @12:01
D'altronde, Monique, si può e si deve giustificare i fiumi di parole che scorrono senza modo di agguantarli e fermarli? Io credo di no. E non sarei io. "Egoisticamente" si scrive per se stessi ma la scrittura ha il potere di portare alla luce sensazioni per poi condividerle e sono sinceramente contenta esse abbiano reso vivi i tuoi ricordi. E grazie a quelle librerie che ti fanno sentire veramente a casa, e il proprio spirito da un'indescrivibile karma.
Monique | Mercoledì, 13 gennaio 2016 @16:41
Alessandra, io invece l'ho trovato sublime...
Ero lì con te, passo dopo passo, sala dopo sala, scalino dopo scalino.
Forse perché le conosco le librerie che hai nominato.
"Io non ho mai avuto una tristezza che un'ora di lettura non abbia dissipato."
(Charles Louis Montesquieu)
M
Anonimo | Martedì, 12 gennaio 2016 @19:56
Alessendrà, stringi stringi sennò chi te legge? Alessandra: sarà anche bello e interessante il tuo racconto e l'incipit promette bene ma abbi pietà.
Alessandra R. | Domenica, 10 gennaio 2016 @14:11
Chiudo gli occhi e rivivo, come fosse oggi, quel sabato mattina in Bloomsbury. La primavera era ormai giunta e gli alberi londinesi, lungi dal rispettare una data sul calendario, si godevano ancora spogli la tranquillità di un quartiere ancora dormiente. L’Università era aperta ma pochi erano gli studenti che la affollavano, sparpagliati qua e là ma concentrati soprattutto alla caffetteria del piano terra. E come gli alberi nel loro mutare stagionale anch’io avevo i miei tempi, e il mio tempo da dedicare e improvvisare. Avevo un paio d’ore ancora per assaporare i dintorni, gli spazi, il cielo di quel nuovo quartiere londinese. Una passeggiata senza meta ma l’aria decisamente fresca e il vento dispettoso mi hanno spinto a invertire la marcia e intrufolarmi in un posto caldo in attesa di ricongiungermi più tardi con un’amica. Ed ecco che i miei occhi vengono attratti da un’insegna inequivocabile. Le Waterstones sono, come dire, omologate ma hanno una loro ben precisa identità, come se volessero mantenere l’allure di una vera libreria nonostante le regole dei tempi moderni. Ad esempio quella di Piccadilly, nonostante sia posizionata in un crocicchio affollatissimo, entrati e superato il piano terra (di inequivocabile richiamo per londinesi di passaggio e turisti incuriositi e avidi di novità) regala un senso di pace che non ti aspetteresti; complice la moquette che ricopre ogni spazio calpestabile. E la libreria in 82, Gower Street ha qualcosa di veramente speciale: qui rispolveri non solo scaffali che sanno di antico e vissuto ma anche quel piacere di perdersi e dimenticare il tempo, sensazioni che non capita spesso di provare. Quando entro in una libreria nuova sono solita fare un giro di perlustrazione generale: sommando spazi e tempo a disposizione, calcolo approssimativamente la mia permanenza in un settore piuttosto che in un altro, naturalmente lasciandomi guidare da improvvisazioni e scoperte che scardinano ogni piano iniziale. La libreria si trova all’interno di questo edificio storico in stile fiammingo gotico conservato in tutto il suo splendore. Cinque piani di puro godimento per la vista, il cuore, la mente. Ti senti in un posto speciale perché gli spazi restaurati sono pressoché originali: ampie sale intervallate da anguste stanze, come nicchie per nascondersi dal passaggio di altri lettori. Si raggiungono i piani alti salendo imponenti scale di legno massiccio; la mano scivola sul corrimano intarsiato e ti senti avvolgere da vissuti passati, come se una coperta fantasma ti avvolgesse e ti trasportasse indietro nel tempo, curiosando in quelle che allora erano gli appartamenti di sellai, commercianti di polli e tappezzieri. E quando ti accorgi che il tempo sta scivolando via, in preda ad un dolce senso di panico, cerchi di recuperare scendendo le scale fino al basement dove si può ammirare al reparto antiquario una collezione di rari e antichi libri. E qui e altrove ogni passo è reso felpato dalla onnipresente moquette che qui, credimi, adoro!
Ecco cara Lisa, questa è la libreria che, recentemente, mi ha letteralmente trasportato in una dimensione senza spazio e senza tempo anche se poi, richiamata da un inconscio senso del dovere e da una fisica stretta al polso, mi sono precipitata alla cassa e poi verso la piazza antistante per raggiungere la mia cara amica. Tra l’altro questa libreria si trova vicino a Persephone che pure questa, potenzialmente, si presta ad essere nominata libreria preferita ma, essendoci passata di domenica, non ho potuto che sbirciare all’interno, certo non scoraggiata dal cartello "closed". E con questo ti ho aperto invece una porta sui miei ricordi, e una delle mie librerie preferite. Non solo per la vasta ricchezza e scelta di testi ma per le sensazioni provate: semplici ma essenziali per lo spirito.
Mariella | Sabato, 9 gennaio 2016 @21:14
Anch'io amo le librerie: c'è sempre un libro che mi attende. Un libro che mi riconosce e che riconosco come il mio.
Giusy | Sabato, 9 gennaio 2016 @17:57
...e poi, SI' proprio come faceva una mia amica del tempo che fu, anch'io ho sempre annusato i libri nuovi anche quelli di testo che promettevano, con il loro odore-profumo, studio e applicazione da parte mia...
Giusy | Sabato, 9 gennaio 2016 @17:50
anch'io vado per librerie quando e se posso, Sono una"nullafacente" piuttosto impegnata.Più delle librerie, le varie e asettiche Feltrinelli, Mondadori Rizzoli ( e va bene... indimenticabile quella in Galleria, nostra meta il sabato mattina) mi incuriosiscono i Librai, e la maiuscola non è a caso. Il negozio dove andiamo a curiosare, a scegliere libri da leggere o regalare è gestito da una signora ancor giovane: capelli grigi prima del tempo, occhi e viso triste che si illuminano quando scelgo qualcosa che piace anche a lei. Sa consigliare bene e sembra averli letti tutti i libri che vende.. Ricordo anche il libraio vicino al Liceo classico frequentato da mio figlio tanti anni fa. Era figlio di profughi istriani. Anche lui, pochi sorrisi, però trovava sempre ciò che chiedevo e desideravo...Potrei aggiungerne altri, ne ho in lista...
Carla | Venerdì, 8 gennaio 2016 @22:09
La libreria é proprio il mio luogo del cuore: uno dei primi ricordi che ho e nella libreria Puccini in corso Buenos Aires a Milano, il papà prima di partire per i lunghi viaggi di lavoro lontano da casa andava in libreria a fare la scorta. Proprio così la scorta come si fa con la pasta, l' olio ... E io bambina lo accompagnavo e ascoltavo la libraria che consigliava i libri e a mia volta acquistavo i miei libri inizialmente di favole. Poi é arrivata la mitica Feltrinelli di piazza Piemonte e le scorte erano tutti libri seri e impegnati perché dovevo fare l'intellettuale (!). Anche se la libreria che preferivo, e che non c'è più, é la libreria Giannini al Forte dei marmi... Era aperta su due lati, scaffalature bianche altissime, libri sparsi, disordinati ; una di quelle librerie dove non trovi mai quello che cerchi, ma esci sempre con un libro che ti ha cercato. Ora c'è una piccola libreria di quartiere che resiste grazie alla passione delle due librarie, e una piccola libreria a Pietrasanta: una libreria conceptor con mobili vintage bellissimi..
Lunedì, 4 gennaio 2016 @09:36
"Comincia con la neve, la storia che parla di te. Ho provato a farla cominciare in tanti altri modi. L’ho fatta cominciare con il caldo, con la luce, in un altro paese – più selvatico, più sporco, più povero – in un altro letto, non in questo. Ma ogni volta uno zoom mi riporta a quella casa…" (Julie Myerson)
Il Buongiorno di oggi è tratto da un romanzo Einaudi che ho letto e perduto (o forse regalato, o forse lasciato in un bookcrossing). Di quel romanzo ricordo solo questa frase, che è stata anche un mio remoto Buongiorno su City, tanti anni fa. Ci sono frasi che ci rimangono dentro, vero? E riappaiono – le sentiamo dentro; vengono quasi riattivate. Magia della poesia, magia delle parole. La frase mi è ritornata in mente stamattina: sono tornata nel mio altrove dopo un inizio d’anno (molto calorico!) a Napoli, mi sono affacciata dalla finestra, ed è tutto bianco di neve. Ci sono storie che iniziano così, con la neve. Ci sono anni che iniziano così, con la neve.
Giusy | Mercoledì, 6 gennaio 2016 @17:18
Un bell'inizio Lila! penso che non ci sia nulla di meglio festeggiare l'anno appena iniziato con l'abbraccio dei nipotini che hanno compiuto il loro primo anno. Auguri carissimi. E sfrutto il Salotto Verde, anche se potrei facilmente mandarti un messaggio ma...come sai...dove è finito il mio amatissimo, fidato vecchio telefonino?
Carla | Martedì, 5 gennaio 2016 @18:43
Anni che iniziano con il sole tiepido e il mare piatto che risuona con un leggero sciabordare delle onde. Anni che iniziano con il naso appiccicato alla finestra a sognare un anno pieno di tutto ciò che per ciascuno é importante, più recondito e inatteso. Perché l' importante è che la storia inizi.
Buon anno a tutte!
Lilabella | Martedì, 5 gennaio 2016 @08:55
E' cominciata con la pioggia qui a Roma la storia del nuovo anno. Una pioggia silenziosa e lieve. Lisa non mi è sempre facile affacciarmi ai tuoi buongiorno anche se per me sono come una finestra dove si respira aria buona. Passo quindi ad augurare a te e al salotto verde un buon anno nuovo. Il mio è iniziato con l'abbraccio dei miei nipotini che il 9 dicembre hanno compiuto già un anno.
Un sorriso col cuore. Lila
Alessandra R. | Lunedì, 4 gennaio 2016 @12:11
Eh già, questo nuovo anno è iniziato innevato come nelle migliori tradizioni invernali. Neve. Quella che copre noi, la natura avvolgendo(ci) in un abbraccio, in un manto silenzioso. E come una pagina bianca, chiamata opportunità, possiamo riscrivere qualcosa di nuovo e bello. Condizione climatica perfetta che si fa metafora e in concomitanza perfetta con l'inizio del nuovo anno. Comincia con la neve la storia che parla, anche qui, di noi.

Mi chiamo Lisa Corva, e questo lo sapete. Sapete anche, se siete qui, che credo nel potere delle parole. E della poesia.
Qui troverete i miei Buongiorno: da trasformare in sms, ricopiare sull’agenda, far viaggiare via web… Talismano, oroscopo, cioccolatino, schegge di luce o di consolazione: usateli come volete. Troverete anche le mie interviste, i miei articoli di moda, i miei colpi di fulmine in giro per il mondo. E, ovviamente, i miei libri.
Mi potete anche trovare (a volte) in Piazza Unità a Trieste: la città dove sono nata, dove non ho mai vissuto, ma che continuo testardamente a considerare mia. Se vi avvicinate abbastanza, mi riconoscerete. Se non altro, dal profumo di rose.