Venerdì, 30 marzo 2018 @08:58
"Quando arriverai alla fine di quello che dovresti sapere, sarai all’inizio di quello che dovresti sentire".
(Khalil Gibran)
Intuizione. Immaginazione. La nostra piccola magia quotidiana.
When you reach the end of what you should know, you will be at the beginning of what you should sense.
La frase di oggi è di Khalil Gibran (poeta libanese che visse negli Stati Uniti all’inizio del Novecento), e l’ho incontrata all’ingresso di una mostra: "Intuition", appunto, l’ultima curata a Palazzo Fortuny a Venezia dal collezionista Axel von Vervoordt, così bravo a far "dialogare" antico e contemporaneo, Anish Kapoor insieme a sculture neolitiche. L’ho fotografata sul mio iPhone (anche così si raccolgono parole, giusto?), prima di entrare, e ora è diventata il mio #spillo della settimana su Gioia.
A voi buona Pasqua con tante piccole magie quotidiane. Mi avete letto sabato nelle pagine di Repubblica? La mia nuova collaborazione di cui sono molto contenta, nuovo spazio per immaginare e intuire. Ed ecco il pezzo che è uscito proprio il sabato di Pasqua:
La solitudine è l’ultimo tabù. Senza punto interrogativo. Perché in questa società di like continui, di algoritmi della felicità, e di app che ci permettono di conoscere chiunque, ovunque, la solitudine è indicibile. Un piccolo saggio sull’ultimo numero della rivista inglese 1843 lancia la provocazione, anzi l’affermazione: non è vero che, sdoganati ampiamente i single, stare da soli sia sempre meglio. E soprattutto, il vero tabù è confessare di patire la solitudine; nessuno, né uomo né donna, né giovane né vecchio, né straight né gay, vuole ammetterlo, soprattutto non nei siti o app di dating on line. Lì ci si presenta sempre "al meglio", e soprattutto senza mostrare i morsi e le ferite dell’isolamento. Senza dire – impossibile! – quanto sia triste, malinconico, insopportabile a volte, tornare a casa la sera e non trovare nessuno che ci ha preparato la cena, o a cui preparare la cena. O con cui litigare su cosa mangiare per cena… Quante ore solitarie, con il telefonino acceso magari sul newsfeed di Facebook o di Instagram. E nessuno, ovviamente, che risponda, alla solita, noiosa, domanda Fb su cosa stiamo pensando: "mi sento solo"! Ma è così. Solitudine indicibile in un mondo iper-social.
Per la scrittrice inglese Deborah Moggach è davvero l’ultimo tabù: perché parliamo di tutto, anche della morte. Ma non di quanto ci pesi stare da soli. La scrittrice ha reagito come fanno spesso gli scrittori, che sanno creare mondi alternativi, dove tutto finisce bene: ha scritto un libro su un gruppetto di over 60 che fugge in India. E che è diventato un film, anzi due, ironici e lievi, "The Best Exotic Marigold Hotel". Ma la solitudine non è solo quella dei fantastici Bill Nighy e Judi Dench nella pellicola (che pure, tra spezie e ghirlande di fiori, si innamorano). La solitudine ha le parole di V., bionda, delicata, che commenta amaramente i suoi quasi quarant’anni: "Nella routine di ogni giorno, quello che i francesi chiamano métro-boulot-dodo, quasi non me ne accorgo. Ma il weekend, le vacanze! Le odio. Organizzare un viaggio, decidere, partire; non avere nessuno con cui dividere, a fine giornata, un tramonto, un bicchiere di vino. Non parlo di un amore per sempre, ma di una compagnia dolce, di sentirsi abbracciati". E Tinder? E Happn’? Non funzionano? "Non me la sento di iscrivermi", "Non ci credo", "Ci ho provato ma mi sento così stupida/o", "Ci ho provato ma mi sembra che il punto sia solo il sesso". O anche la noia del sesso, per B., fascinoso gay ultraquarantenne: "Aprivo Grindr la sera, a casa (la prima app di dating, per gay e bisex, ndr). Si accendevano tutti i punti luminosi di chi è libero per un’ora, per un incontro. Ma io vivo in una piccola città e li conosco tutti. Questa mappa luminosa mi faceva solo tristezza. Così, ho smesso". La città come un incrocio digitale; e noi siamo solo un puntino, collegati e scollegati insieme.
C’è poi chi, semplicemente, odia il letto vuoto e freddo. Dice F: "So che ho avuto tanto, forse tutto. Un matrimonio che, finché è durato, è stato bellissimo. Due figli che amo. Ma, soprattutto d’inverno, è così: patisco il freddo e la solitudine. Vorrei un amore piumino, che mi riscaldi sempre. Per questo mi sono iscritta a Meetic ed esco, esco in continuazione: accetto gli inviti di tutti o quasi, aperitivi, cene, weekend di sesso se capita. Quante domeniche a chattare con improbabili scapoli, quanti appuntamenti catastrofici, sviste, eliminazioni. Io so cosa sto cercando: un uomo-piumino, qualcuno che mi scaldi. Forse sul mio profilo dovrei mettere questo. Ma chi osa, come si fa a essere così sinceri?".
L’indicibilità della solitudine arriva di sera. Di notte. Forse per questo, di un piccolo libro longseller, la scena che più è rimasta nell’immaginario è questa: "Sto parlando di attraversare la notte insieme. E di starsene al caldo nel letto, come buoni amici. Starsene a letto insieme, e tu ti fermi a dormire. Le notti sono la cosa peggiore, non trovi?". Lo scrive Kent Haruf in "Le nostre anime di notte" (NN Edizioni). Ma anche se il libro -o il film che ne è stato tratto, con due attori mito ottantenni, Robert Redford e Jane Fonda - non vi ha convinto, quella pagina racchiude tutto. Quando lei vedova, anziana, propone, quasi all’improvviso, al vicino di casa, anche lui anziano e solo, di passare ogni tanto la notte da lei, "per parlare di notte, al buio". Niente sesso. Ma intimità. Tenerezza. Sopravvivere a certe lunghe notti che non passano mai.
"Potrei portarmi a casa chiunque, stasera, a questa festa: anzi, molte di queste ragazze a casa le ho già portate", dice O., che in effetti ha tutte le carte per piacere. Mai sposato, niente figli, bello, famoso. Ma dopo l’ultimo amore finito, una scheggia dentro, una scheggia di freddo: "Il momento più difficile è al mattino. Perché ho voglia di svegliarmi e avere accanto qualcuno che mi conosce, che mi sa". Qualcuno che puoi chiamare casa.
Questa scheggia dentro l’ha riassunta bene Eshkol Nevo, scrittore israeliano (in Italia pubblicato da Neri Pozza), occhi chiari che guardano dritto nelle persone: "Era la prima donna a cui aveva permesso di toccare il suo amaro nocciolo di solitudine". La solitudine indicibile allora diventa questo: un nocciolo, una scheggia, un grumo di dolore, qualcosa che dobbiamo sciogliere, ma non sappiamo come. Se gli scrittori ci prestano le parole, forse si può trovare il coraggio di dirlo.
FRRRR | Mercoledì, 4 aprile 2018 @16:43
io sto anche bene da sola: mostre, letture, teatro, sport, amici. Riempiono la vita e sono un'ottima compagnia. Il problema è il letto vuoto la domenica mattina, quando vorresti aprire gli occhi e trovare qualcuno di amico, di amato con cui alzarti e fare colazione, sperana di vita di una bella giornata! Amico/amato, non necessariamente amante. Ma persona affine, sim-patetica. Più che un problema di vera solitudine, il mio era un problema di condivisione. che per me è il succo stesso della vita. Se vedo qualcosa di bello, me lo godo condividendolo, e non certo su Instragram o Facebook. Condividerlo hic et nunc, lì e ora. Per questo tenacemente ero alla ricerca. Che a primavera-estate si tramutava in caccia... Ricerca di un amore, anche se hai fallito quello precedente....
E' una spinta vitale, mossa anche da pulsioni fisiche e sessuali, ma anche e sopratutto dalla voglia di condividere ciò che c'è di più bello...
Giusy | Mercoledì, 4 aprile 2018 @15:54
Grazie, Lisa. conservo il tuo augurio prezioso e il tuo abbraccio.
LISA | Martedì, 3 aprile 2018 @19:37
Giusy, so che stai dicendo addio al compagno di una vita. Ma è dolce spegnersi con qualcuno accanto. E ti ammiro per le tue parole: i ricordi, se sono dei bei ricordi, la gratitudine per quello che abbiamo vissuto, rendono tutto più lieve, anche l'addio. Almeno te lo auguro. E ti abbraccio forte forte.
giusy | Martedì, 3 aprile 2018 @15:00
Roma, hai visto giusto o...quasi! ho un carico non indifferente sulle spalle. Assisto mio marito, lo sto accompagnando verso una separazione involontaria...eppure non riesco a sentirmi infelice o angosciata. Buffo, vero? affronterò il "dopo" più avanti...poi non è detto che un malore, un incidente, mi faccia dire" ciao, ciao" in anticipo. Grazie per l'attenzione, Roma. Mi ha fatto molto piacere.
Ho comprato Repubblica , letto l'articolo,. Mi è piaciuto molto. In fondo, la solitudine di noi anziani mi sembra più leggera quando è carica di bei ricordi.
Lilabella | Lunedì, 2 aprile 2018 @23:04
Lisa, è davvero un bell'articolo. Sai cosa? Quando ho deciso di dire basta, non ho mai pensato, neanche per un attimo solo, alle conseguenze, alla conseguente solitudine, agli effetti della mia scelta. Essere soli, non nego, a volte non è facile ma credo sia molto peggio essere soli quando si è ancora in due. Un sorriso. Lila
LISA | Lunedì, 2 aprile 2018 @12:10
AISABEL, bella l'idea di grovigli emotivi come gomitoli, da dipanare e sfilare, nodi da sciogliere. In fondo anche la storia di amore malato, segreto, manipolativo che racconta O. è un groviglio - di cui ha dolorosamente trovato il capo (e la coda). Ci sono amori malati, ma non per questo meno amori. A te, O., auguro - visto che è lunedì di Pasqua - una vera resurrezione dell'anima. E' possibile, sono sicura.
roma | Lunedì, 2 aprile 2018 @08:23
ciao lisa non ho letto repubblica perché in questi giorni ho voluto godermi la famiglia in tutte le sue dimensioni , lontana volutamente da pensieri e problemi una piccola grande magia ,.. ti leggerò intanto meritatissime congratulazioni
roma | Lunedì, 2 aprile 2018 @08:16
ciao giusi ti sento triste e preoccupata e sinceramente mi dispiace ..... ....tante piccole magie quotidiane ....ne abbiamo bisogno tutti
Lilabella | Sabato, 31 marzo 2018 @22:58
Sono contenta di passare nel tuo salotto Lisa e leggere questa frase di Gibran. E' vero, anche fotogrando sull'iPhone è possibile raccogliere e poi diffondere, condividere parole e frasi che meritano.
Vorrei lasciare anche io un mio messaggio ad O. (anche se purtroppo oggi non sono riuscita a leggere il tuo articolo cara Lisa).
Vedi O? Vengo anche io da un matrimonio non finito bene e da anni in cui ho sofferto molto. La solitudine non ci deve spaventare più di tanto. Credo sia importante capire quanto sia fondamentale il rispetto e la stima dell'altro. L'onesta e la sincerità è importante, sia verso se stessi che verso gli altri. Quando non c'è questa credo che ogni donna abbia il diritto di chiudere il rapporto e di cercare ciò che la fa stare bene. Sì, non necessariamente deve essere un uomo ciò che ci fa stare bene, è bello però quando si trova con un uomo quella magia.
Ho scritto tanto e non so se sono stata chiara, spero di sì!
Lisa, ti faccio i miei complimenti e auguro a te e a tutte/i voi del salotto verde una buona Pasqua!
Carla | Sabato, 31 marzo 2018 @19:59
Cara O. , tutti abbiamo provato la paura della solitudine. Io l’ho provata tanto tra i venti e i trent’anni. Lo so che non è la stessa cosa, ma comunque è una fase della vita in cui vedi che gli altri costruiscono la propria vita sentimentale e tu hai paura di rimanere lì, al palo. Non sono una sono mai stata una super donna e ho sempre desiderato avere una famiglia incasinata. E fino ad oggi è andata, domani non so. Voglio abbracciarti per dirti che dentro di te c’è sicuramente la forza per trovare la tua speciale compagnia.Questo lungo post fa capire che sei una persona coraggiosa a riconoscere ciò che è stato e sicuramente, ora, sei pronta a scegliere ciò che è meglio per voi tre.
A te ,Lisa, devo dire che mi ha fatto tenerezza vedere il tuo orgoglio
nel mostrare il tuo nome sotto La Reppublica. Ma allora è vero quello che si vede nei film: tutti sognano il NewYork Time e scrivono sulle riviste femminili in attesa di arrivarci.;) Naturalmente scherzo)!, Complimenti ancora!
O. | Sabato, 31 marzo 2018 @18:14
Cara Lisa,
ho letto il tuo articolo su Repubblica e mai come in questo momento ti ho divorato.
E' vero la solitudine può essere una brutta bestia ma anche essere accompagnata da un amore malato può essere altrettanto devastante.
Sono fresca della conclusione di una storia durata ben 11 anni e di cui mi chiedo come possa aver fatto parte di me. Non mi sento stupida ma devo ammettere di essere stata vittima della profonda paura della solitudine e quindi colgo quest'occasione per condividerla. Forse serve anche a me per cercare di dargli una forma.
Mi separo tredici anni fa con due bambine piccole. La dinamica è sempre la stessa. Il mio ex trova un'altra e dopo 20 anni, decide che è ora di cambiare strada.
Io mi sento trafitta nella mia femminilità e nel mio orgoglio. Ai tempi tutti gli amici erano in coppia. Io mi sento quasi menomata. La solitudine mi stritola.
Approdo su Meetic e dopo una prima ubriacatura di incontri, faccio la conoscenza di un uomo che si presenta come solido, tenero e desideroso di una relazione stabile. Si presenta dicendomi che vive con una due nipoti che ha adottato in quanto sua sorella più grande è morta in un incidente stradale con il marito e un figlio suo, nato da un matrimonio improbabile e con una moglie poco stabile psicologicamente.
Iniziamo a frequentarci, il suo amore mi travolge e anche io me ne innamoro perdutamente. Conosco il figlio ma i nipoti no. Qualche settimana dopo mi dice che il nipote più grande va a vivere da solo. OK, Dopo qualche mese inizio a chiedere di conoscere anche loro ma la risposta è sempre che non è possibile. Dopo qualche mese mi dice che la nipote si trasferisce dalla zia e il marito perché possono assicurarle una maggiore stabilità. OK. Tutti i sabati lui va dal nipote per stare con la sorella. Passano le settimane, i mesi e a me inizia a star stretta questa storia. Faccio domande, chiedo. Nulla. La nipote ha dei problemi psicologici (mi dice) e non accetta di vedermi.
Inizia la convivenza con me, dopo qualche tempo anche una sua depressione, problemi con il figlio, problemi con il lavoro. Io pazientemente accetto ma inizio a sentire che stava iniziando un peso più che un piacere. Decido di lasciarlo.
Lui la vive malissimo, fa dei grandi mea culpa e torniamo insieme. La trasferta dalla nipote settimanale non avviene più.
I problemi via via si risolvono e proseguiamo tra alti e bassi ma ogni volta raggranelliamo pezzi del nostro amore e in virtù di questo, andiamo avanti.
Nel frattempo le mie figlie crescono ed entrano nell'adolescenza. Una fase della vita dei ragazzi, in cui la convivenza è dura anche per noi genitori. Io ho qualche problema sul lavoro e inizio a vederlo più insofferente con le ragazze, più assente a casa. Sempre innamorato ma leggermente più acido nei miei confronti. Inizio a vedere movimenti strani con il cellulare. A gennaio chiedo di chiudere anche perché nel frattempo grazie a facebook io inizio a mettere insieme qualche tassello dei personaggi, e insieme ai pochi elementi che nel corso degli anni raccimolo... questa storia di questi nipoti mi quadra poco in quanto per esempio, scopro che questa ragazza vive nel sud Italia.
Lui promette, fa mea culpa e dice che devo fidarmi di lui. Io raccimolo le poche forze rimaste e riparto, fino a che una settimana fa, scopro che frequenta un sito di incontri. La storia la tronco in quattro secondi. Sento sua sorella dopo qualche giorno (con cui non è mai andato d'accordo e che conoscevo poco) e ora che non avevo più nulla da perdere chiedo la verità.
Lui non ha mai avuto una sorella morta ma questi nipoti erano della sua ex, il che vuol dire che per anni io devo aver fatto l'amante. Mi ha farcito di bugie per 11 anni. Questa e tante altre.
La sua aggressività psicologica davanti alle mie domande mi paralizzava, il suo amore mi accecava e forse la famosa paura di solitudine mi faceva passare anche sopra a me stessa.
Su questo avrò tanto da lavorare ma la morale è che sento di essere stata vittima di una manipolazione sottile che mi ha lavorato dentro come un cancro, fino a nascondere buona parte dei miei fantasmi a tutti, persino alle mie amiche che spesso hanno provato a farmi uscire allo scoperto ma io temevo,di trovarmi davanti allo specchio e ammettere che non avevo il coraggio di lasciarlo.
Scusa la lunghezza di questo mio commento ma sono un fiume in piena.
Noi donne non dobbiamo temerla la solitudine. Non siamo necessariamente meglio quando siamo accompagnate da un uomo... anzi.
Aisabel | Sabato, 31 marzo 2018 @16:16
Bello l'articolo Lisa. È mi è piaciuta molta la frase di Nevio. Io, in realtà, i miei grumi di dolore li ho sempre chiamati gomitoli. L'importante, a volte, è stato solo trovare il capo, o la coda. Con uno di questi punti ti fossi sono partita nell'esplorazione. Buona Pasqua a tutti.
Giusy | Venerdì, 30 marzo 2018 @16:18
Buona Pasqua e "boni ovi" a te, Lisa. Per vari motivi, anzi, per uno solo, dimentico di comprare Repubblica.. tanto... ma domani lo farò. Cercherò un piccolo spazio per leggere, seduta. sul divano, anzi, quasi sdraiata.
Venerdì, 23 marzo 2018 @07:51
"E il fatto che potesse contare sulla sua bontà le diede sicurezza, come stringere tra le mani un sasso bello e liscio."
(Jessica Fellowes)
Tengo in tasca il tuo affetto come un sasso raccolto sulla spiaggia. Talismano che mi accompagna. Forza segreta del volersi bene.
Il Buongiorno di oggi – che è anche il mio #spillo della settimana su Gioia – è tratto da "L’assassinio di Florence Nightingale Shore" (Neri Pozza). Non proprio un giallo, ma quasi, scritto da Jessica Fellowes (la nipote di Julian Fellowes, autore che amo molto perché, oltre ad essere meravigliosamente British, ha firmato il serial "Downton Abbey"). Bene, anche Jessica ha deciso per un’immersione nell’inglesità, e ha scritto il primo di quelli che vogliono essere i Mitford Murders, ogni libro dedicato a un caso risolto da una delle Mitford Sisters. Chi conosce le sorelle, chic e selvagge negli anni Trenta, e soprattutto Nancy, una delle mie scrittrici preferite ("Love in a cold climate", un capolavoro; in Italia tradotta da Adelphi), non può che leggerlo con piacere, come stare a casa un pomeriggio con una tazza di tè. E visto che la primavera è in ritardo…
Alessandra R. | Lunedì, 26 marzo 2018 @11:14
Ho dato un'occhiata sul sito di Gucci e... Mitford sisters rule, insomma! Tuttavia preferisco investire in un loro libro. Buon inizio settimana!
LISA | Venerdì, 23 marzo 2018 @09:56
Alessandra R.: le sei aristocratiche (ma selvagge) sorelle Mitford da sole riempiono vari romanzi. Per non parlare degli abiti... Un mito che continua, e infatti, come buffo omaggio, Gucci ha lanciato un maglione, nella nuova collezione, con la scritta: "Never marry a Mitford". Tant'è...
Alessandra R. | Venerdì, 23 marzo 2018 @09:23
... e pensa che delle sorelle Mitford non conoscevo nulla, se non per "sentito dire". Di recente mi sono imbattuta in un articolo dedicato su Flow Magazine (una rivista dedicata alla creatività e al piacere delle piccole cose) e da lì è partita la ricerca di qualche - anche - interessante biografia. Adoro questa sorta di coincidenze.
Alessandra R. | Venerdì, 23 marzo 2018 @09:20
Beh se buon sangue non mente, allora la nipote di Julian promette più che bene. E in tasca, anche oggi, ci infiliamo questa interessante lettura. Buon fine settimana Lisa!
Lunedì, 19 marzo 2018 @09:04
"In quale momento si esce da un matrimonio?"
(Nicole Krauss)
Sentirsi all’improvviso stranieri anche a se stessi. Così finisce un matrimonio.
Ho letto in anteprima "Selva oscura", Guanda, il nuovo romanzo di Nicole Krauss, la scrittrice americana bella e brava, che seguo da tempo (di suo mi era molto piaciuto "La storia dell’amore"). Questo libro non mi ha convinto, ma ho raccolto un’immagine e una frase. La frase è questa, che è anche diventata il mio #spillo della settimana su Gioia. L’immagine è quella del romanzo, di una donna in crisi coniugale che lascia New York, il compagno e i bimbi, per una pausa da sola; e torna a Tel Aviv, nell’albergo brutalista anni Sessanta sul mare dove andava da piccola. E lì, col mare davanti e il passato alle spalle, cerca di guardarsi dentro. La cosa strana, o forse no, è che lo smarrimento raccontato nel romanzo è vero: lei ha divorziato dal marito, Jonathan Safran Foer (proprio lui, l’autore del bellissimo "Molto forte, incredibilmente vicino"). E anche lui è uscito due anni fa con "Eccomi", un romanzo (deludente) dove le pagine più potenti erano sulla dissoluzione di un matrimonio.
In quale momento, dunque, si esce da un matrimonio? Quando capisci che il tuo posto non è più lì, accanto alla persona che hai scelto? Forse ci sono scrittori che, per capirlo, hanno bisogno di scriverlo. O riscriverlo. Questo "disimpararsi a vicenda"– come ha scritto proprio Safran Foer.
roma | Mercoledì, 21 marzo 2018 @08:24
non ci può essere una risposta ciascuno di noi ha la sua fine o tragica , o silenziosa , o sopportata , o nascosta ,o indifferente ,,o interessata o illusa ..........ignorata ma una fine c'è sempre di sicuro.
Martedì, 13 marzo 2018 @08:22
"È stato tutto uno sbaglio: io credevo di voler essere un poeta, ma in realtà volevo essere una poesia."
(Enrique Vila-Matas)
Provaci: indossa ogni giorno una poesia.
Poesie in giro per il mondo, via Instagram, Facebook, mandate tra amiche e amanti, annotate su un quaderno, scritte sui muri… Così ho incontrato questa frase dello scrittore spagnolo Enrique Vila-Matas, che è diventata il mio #spillo su Gioia di questa settimana (insieme a un mio articolo su Shanghai). E questo, la poesia sharing e "condivisa" (proprio quello che facciamo noi!), è anche l’argomento del mio prossimo pezzo su Repubblica, nelle pagine di Club del sabato. Ho cominciato sabato scorso, con un pezzo sull’adultery detox, mi avete letto? In ogni caso vi aspetto questo sabato…
LISA | Lunedì, 19 marzo 2018 @09:13
Vero, Carla! E forse in Francia, la douce France; o forse viaggiando, succede di più, di vedere poesia ovunque, sentirla pulsare.
Carla | Venerdì, 16 marzo 2018 @21:03
Che bellissime le tue foto in instagram!! Io, invece, sono ad Aix en Provance in abbaino poetico che si affaccia sulla piazza principale. Stasera mi sono persa nel guardare le persone che passeggiavano: un ragazzo rasta biondo ssi ė chinato a baciare la sua ragazza, due amici avevano un cartone della pizza e uno ne ha rubata una fetta, le mamme passeggiano con i bambini, due vecchi si tengono pre mano. Ma perchè la Francia fa subito poesia, chic, eleganza e amore... il mio figlio ventenne mi ha detto: " Mamma ma quanto dono belle le ragazze francesi... mi sono già innamorato almeno 20 volte in venti minuti!! :). Che poesia! Essere conquisti della giovinezza dell'amore.Ecco cosa vuol dire essere una poesia la capacità di sentire il pulsare della vita.
Lilabella | Giovedì, 15 marzo 2018 @11:58
E' così che le parole belle, quelle che danno senso alla vita, passano, si condividono appunto, fanno i loro viaggi attraverso persone e emozioni.
https://lilasmile.wordpress.com/2018/03/14/le-perle-di-lisa-corva/
Lilabella | Mercoledì, 14 marzo 2018 @23:12
Ciao cara Lisa. Bello tornare nel tuo salotto dopo un periodo di assenza e incontrarti e incontrare la poesia. Anche io vorrei essere poesia. Ho fatto della poesia la mia ancora di salvezza, non saprei stare senza. Così stasera, leggendoti, coloro la mia serata e la mia notte del giallo oro della poesia, con la luce che solo lei può donare.
Ti ringrazio cara Lisa.
p.s. stasera posterò un altro tuo buongiorno nel mio blog. Ti scriverò al più presto per tenerti informata!
Giovedì, 8 marzo 2018 @09:01
"Un’amicizia tra donne è come un continuo rammendo; è un maglione, anzi tanti maglioni; è il sospiro di sollievo con cui, il primo giorno d’autunno, apriamo l’armadio e loro sono lì, che ci aspettano. Sono maglioni di shetland, che pizzicano un pò, come amiche dal carattere pungente, non risparmiano critiche taglienti; sono i pull modaioli, che amano stare in vetrina, sotto gli occhi di tutti, amiche-energizzanti… E poi c’è il cardigan comprato per caso in un giorno di pioggia in campagna o in una città straniera. faceva così freddo e non avevamo niente di caldo in valigia. Un cardigan, poi. Chi li mette più? E invece quel maglione comprato per caso diventa il nostro preferito, non sappiamo più farne a meno: anche quando perdiamo uno, due bottoni, quando la lavatrice lo strapazza, quando è liso e sciupato sui gomiti, quando qualche tarma si permette di bucarlo. Ma pazienza. E’ il maglione che ci mettiamo quando siamo tristi, quello in cui stiamo più comode; quello che portiamo sempre in aereo per dormirci dentro, quando il viaggio è troppo lungo. E’ l’amica che chiamiamo quando la vita ci fa sentire al freddo. Quella che sa come consolarci, sempre".
La riconoscete? È una pagina dal mio ultimo romanzo, "Ultimamente mi sveglio felice". Sì, lo so, è passato un po’ di tempo, forse dovrei scriverne un altro…
Ma intanto mi piace ricordare queste frasi di lana e cachemire oggi, in questo freddo 8 marzo. Con un pensiero per tutte le mie amiche maglione (anche quelle che non ci sono più, perse per strada, non tutti i maglioni resistono nell’armadio). Ma anche per le donne che mi scaldano la vita. Le artiste, le architette, le designer, le attrici, le scrittrici che ci regalano dei pezzi di mondo nuovo; quelle di cui scrivo, leggo, che intervisto. E le amiche…
La mia amica Alessandra Masu che colleziona solo quadri al femminile e che mi manda immagini e storie di donne che trova alle aste; la mia amica Stefania Rossotti che ha appena scritto un libro dal titolo mantra, "Il giorno uno di noi due", le mie amiche Almira Sadar e Colomba Leddi che creano abiti in cui mi sento, sempre, più bella. Ma anche la donna sconosciuta che ha una parola e un gesto gentile, in un giorno dove piove dentro e fuori... L’amica che mi manda foto su Instagram per trovare nuove ispirazioni e mi apre finestre nel mondo; le amiche compagne di banco che ti conoscono da quand'eri a scuola; l’amica che fa biscotti e quella che fa marmellate; l’amica che ha sempre una stanza per me nella sua vita (e sul comodino ci sono sempre dei fiori); quella che organizza un tè, oggi, per l’8 marzo, un tè un po’ rivoluzionario perché abbiamo ancora tanta strada da fare… Perché "we should all be feminists" è anche questo: ricordare le donne che sono venute prima di noi. E andare avanti.
LISA | Venerdì, 9 marzo 2018 @09:38
E' vero, Carla: ancora una volta, piccole donne crescono.
Carla | Giovedì, 8 marzo 2018 @19:45
Istruzioni per fare oggi
La rivoluzione
Un vestito nuovo, un fiore sul balcone,
Un sorriso bomba, un raggio di sole,
Fare l’amore senza moderazione.
E guardare le nuvole, pieni di stupore.
( F. Genti)
Questo è stato il mio augurio a tutte le donne, e con le mie studentesse abbiamo recitato la preghiera della ragazza misto seta.
Perchè è meraviglioso guardare le donne che sono venute prima di noi, ma dobbiamo avere cura di quelle che ci sono e che diventeranno quelle di domani.
Alessandra R. | Giovedì, 8 marzo 2018 @12:23
"... Cos’altro posso fare per incoraggiarvi a far fronte alla vita?
Le donne devono sempre ricordarsi chi sono, e di cosa sono capaci.
Non devono temere di attraversare gli sterminati campi dell'irrazionalità, e neanche di rimanere sospese sulle stelle, di notte, appoggiate al balcone del cielo.
Non devono aver paura del buio che inabissa le cose, perché quel buio libera una moltitudine di tesori.
Quel buio che loro, libere, scarmigliate e fiere, conoscono come nessun uomo saprà mai...
La vita è ardua, difficile, una lotta senza fine.
Richiede coraggio e una forza giganteschi.
Più di ogni altra cosa, forse, per creature dell’illusione quali noi siamo, essa richiede fiducia in se stessi.
Privi di fiducia in noi stessi siamo come neonati nella culla."
Io stamattina ho mandato queste parole di Virginia Woolf ad una carissima amica che abita lontano lontanissimo (ma vicinissime nel cuore). Realizzo solo ora che è il mio maglione di cachemire pregiato. Che potente metafora. Vado a scriverglielo!
Venerdì, 2 marzo 2018 @16:49
"A un tratto, una mattina, succede – gli atomi si spostano, con un miracolo la vita torna a quel che doveva essere. Succede all’interno del cuore, dove nessuno può vedere… Se la vita è un fiume, quella è la diga formata da rametti e detriti. Non può durare. Si spacca, ramo dopo ramo, e il movimento ricomincia perché deve. La vita si muove".
(Lawrence Osborne)
Disgelo. La forza della corrente, primavera del cuore.
No, non è il racconto del disgelo di un romanzo russo. Il Buongiorno di oggi (che è anche il mio #spillo su Gioia), è tratto da un romanzo ambientato nel caldo appiccicoso e tropicale dell’Asia che mi affascina, in Cambogia, Paese che ho molto amato: "Cacciatori nel buio" (Adelphi), di Lawrence Osborne, inglese così catturato dall’Asia che ora vive a Bangkok. Ma in questi giorni e notti di gelo, di neve continua e inaspettata, di carezze ghiacciate e bianche, è impossibile non pensare alla primavera. Che arriverà. Mi piace quello smottamento del cuore che è come il ghiaccio che si scioglie sui fiumi; mi piace l’idea che a un tratto succede: il dolore si scioglie, viviamo, respiriamo, speriamo, ancora. La vita si muove.
Alessandra R. | Lunedì, 5 marzo 2018 @11:30
Che dire?!? Un passaggio potente, che trascina a lidi di speranza come la forza di una diga che rompe gli argini. Da appuntarsi per i momenti bui e melmosi.
giusy | Sabato, 3 marzo 2018 @15:49
ho detto:te sà? xe morto Gillo Doirfles "me dispiasi tanto, ma iera vecio"
questo detto da un ottuagenario la cui vita sarà non diagnosticabile ma breve. e che domani andrà a votare con l'aiuto mio e della sedia a rotelle..La vita si muove...e il voto del mio grande vecio sarà consapevole. o giusto... (Giusto iera un solo e anche lui xe morto)
LISA | Venerdì, 2 marzo 2018 @19:12
Carla, per quanto riguarda le elezioni, spero che la morte di Gillo Dorfles, grande vecchio (e grande triestino!), indirizzi a un buon voto gli italiani... Lui - come ha scritto la mia amica Francesca M. - il ragazzo di 107 anni che ha parlato con la storia ed è rimasto curioso del mondo.
Carla | Venerdì, 2 marzo 2018 @17:50
* gli ultimi due post
Carla | Venerdì, 2 marzo 2018 @17:50
Si la vita si muove, ci smuove: ė suggestiva l'immagine della diga, costruita con rametti che ad un certo punto si spacca. Viene travolta perchė il movimento ė più forte dell'immobilismo. Gli due post hanno in comune, proprio, l'idea del movimento che di diventa superamento di un limite: i confini, la diga.
Il movimento, il fluire dell'acqua ė, oltretutto, alla base del pensiero occidentale: Eraclita non diceva, forse, tutto scorre tutto passa? La stessa acqua non ė la stessa dopo un secondo ( o qualcosa del genere!). Tutto passa e scorre ... anche le elezioni e speriamo bene per la nostra Italia. Buon voto al salotto verde!

Mi chiamo Lisa Corva, e questo lo sapete. Sapete anche, se siete qui, che credo nel potere delle parole. E della poesia.
Qui troverete i miei Buongiorno: da trasformare in sms, ricopiare sull’agenda, far viaggiare via web… Talismano, oroscopo, cioccolatino, schegge di luce o di consolazione: usateli come volete. Troverete anche le mie interviste, i miei articoli di moda, i miei colpi di fulmine in giro per il mondo. E, ovviamente, i miei libri.
Mi potete anche trovare (a volte) in Piazza Unità a Trieste: la città dove sono nata, dove non ho mai vissuto, ma che continuo testardamente a considerare mia. Se vi avvicinate abbastanza, mi riconoscerete. Se non altro, dal profumo di rose.