“Il tempo passò, trasformando tutto in ghiaccio.
Sotto il ghiaccio, il futuro si agitava.
Se ci cadevi dentro, eri morto.
Era un tempo
di attesa, di azione sospesa.
Vivevo nel presente, che era
quella parte di futuro che potevi vedere.
Il passato fluttuava sopra la mia testa,
come il sole e la luna, visibili ma mai raggiungibili”
(Louise Glück)
Devi imparare ad aspettare.
L’ultimo giorno di gennaio, e dalla mia finestra vedo, leggerissima, la neve. Siamo nel ghiaccio dell’inverno, ma anche nel ghiaccio di questo tempo di “suspended action”: forse per questo mi sono così piaciuti i versi di Louise Glück, la poetessa americana ultimo Nobel Letteratura.
Sono tratti dalla raccolta “Averno” (Il Saggiatore), con la traduzione di Massimo Bacigalupo. E con il testo a fronte. Ecco l’originale:
“Time passed, turning everything into ice.
Under the ice, the future stirred.
If you fell into it, you died.
It was a time
of waiting, of suspended action.
I lived in the present, which was
the part of future you could see.
The past floated above my head,
like the sun and the moon, visible but never reachable”.