“Il giorno seguente partii per Venezia insieme a Ida. In treno ci ripromettemmo di diventare adulte come a nessuna era mai successo”
(Elena Ferrante)
Viaggiare, per diventare altro.
Il Buongiorno di oggi è la frase finale di “La vita bugiarda degli adulti”, di Elena Ferrante (edizioni e/o). L’avevo letto nel 2019, appena uscito, sull’onda dell’entusiasmo per “L’amica geniale” (quadrilogia che ho molto amato). Mi era rimasta impressa questa frase, la fine e l’inizio, quell’affacciarsi alla vita e partire in treno per scoprire il mondo. Forse perché l’ho fatto anch’io, a vent’anni, con il mitico InterRail. Forse perché credo ancora che il viaggio, che sia vicino o lontanissimo, sia questo: partire, diventare altro.
Quindi, cosa vorrei mettere nel bagaglio a mano di quest’estate? Una mia amica che sta partendo per le vacanze, Marta Verginella (a proposito: è una storica e il suo “Donne e confine”, Il Manifesto Edizioni, un’alternanza di diario Covid e Storia e storie delle donne slovene in Italia, è davvero una lettura interessante), mi ha detto: vorrei leggere qualcosa di essenziale. Esatto, ho pensato. Dopo questi mesi infiniti di pandemia e lockdown, di chiusure e smarrimento, vorrei qualcosa di essenziale. Qualcosa che mi faccia pensare, radicare. Come un mettere le radici nella terra.
E quest’anno se mi è molto piaciuto “Scrittori e amanti”, di Lily King (Fazi), arguto e romantico, su una giovane donna che cerca di scrivere un libro e di capire chi ama davvero; o tutta la trilogia della Famiglia Aubrey (Fazi anche questa!), della brillantissima Rebecca West, scrittrice inglese anni Trenta, che è stata una femminista ma anche un concentrato di femminilità, ora sto pensando a quale classico scegliere. L’essenziale, appunto, da leggere o rileggere.
In realtà anche un libro-leggerezza può essere drammaticamente essenziale: io ringrazio le pagine che mi hanno fatto sorridere in momenti cupi, da “La mia famiglia e altri animali” di Gerald Durrell (Adelphi) a “Zia Mame” (Adelphi), tutto il Wodehouse possibile e immaginabile, Diary of a provincial Lady di Lady Delafield (tradotto in italiano da Neri Pozza, insieme a un altro mio cult, “Un giorno di Gloria per Miss Pettigrew” di Winifred Watson), certi piccoli romanzi anni Trenta di Georgette Heyer o Stella Gibbons che trovate pubblicati da Astoria…
Ma, ovviamente, un classico è altro. Negli ultimi anni mi sono immersa in libri-oceano, ho letto/riletto Guerra e Pace, L’uomo senza qualità, Anna Karenina, La montagna incantata… Alcune delle pagine rilette sono finite nei miei podcast, “Gli abiti parlano”, lanciati in primavera, che potete ascoltare sempre su Spotify e Spreaker. Da una pagina di romanzo, una micro pillola di storia della moda. Perché certo, gli abiti parlano: come le violette sull’abito da sera di Anna Karenina al ballo.
E ora, quale classico per la mia estate? Pensavo a “Il maestro e Margherita” di Bulgakov. Ha quel tanto di surreale che ben si adatta ai nostri tempi. Ma mi lascerò ispirare da un giro in libreria. Anche quello, in fondo, è un viaggio.