“Il mare è piatto e brilla come se tutte le stelle della notte precedente ci fossero cadute dentro”
(Milena Busquets)
Luccicanza. Non dimenticare che hai delle stelle dentro.
Dentro, dentro. Mi spiace per la ripetizione, ma proprio questo mi interessa: ribadire che abbiamo delle stelle dentro, della luce dentro, qualunque cosa succeda, qualunque sia la forza o la persona che vuole spegnerci. L’ho pensato rileggendo questa frase. E rivedendo dopo anni il Leone – il mio segno zodiacale – dell’affresco dei Mesi a Palazzo Schifanoia a Ferrara, un leone con delle stelle impigliate nel manto.
E la frase? Esistono libri di cui ricordi solo un piccolo frammento. Libri che non ti rimangono dentro, non interessanti, non ambiziosi; che chiudi e regali, o metti in un bookcrossing. È successo con questo: ricordo solo che ne feci uno spillo su Gioia anni fa, e il mare del libro, quello di Cadaqués, in Spagna. Ma forse, questa frase mi è piaciuta perché è come se me l’avesse sussurrata il mare. Ogni volta che mi addormento in barca, nel silenzio.
Libri, invece: libri dell’estate 2020. Un’estate strana, post lockdown. Sto leggendo molto: anche perché, man mano, scrivo recensioni dei libri che mi piacciono, e intervisto gli autori, per il Piccolo di Trieste. Mi piace, chiedere i loro rituali di scrittura, il posto del cuore nel mondo… E dunque, che cosa vi consiglio?
GIALLI. Dieci e lode alle gialliste nordiche, le mie preferite. Dopo Asa Larsson (Marsilio), Anne Holt (Einaudi), ne ho scoperto una nuova: è la svedese Maria Adolfsson. E come resistere a una poliziotta umana, troppo umana, ultracinquantenne, che si sveglia la mattina ubriaca dopo essere andata a letto con l’unico uomo che avrebbe dovuto evitare, ovvero il suo capo? Ho incontrato Karen in “Inganno”, l’ho seguita in “Avviso di burrasca”. E adesso manca poco all’uscita del terzo, “Tra il diavolo e il mare” (SEM Edizioni).
LEGGEREZZA. Un nuovo libro di Georgette Heyer, in questo caso “Frederica” (Astoria) è sempre una garanzia. Non credo si offenderebbe, se la definissi una “fake” Jane Austen. In fondo è questo che la scrittrice inglese, leggera e ironica, ha cercato di essere dagli anni Trenta in avanti, in tutti i suoi libri. Che in Gran Bretagna tra l’altro sono conosciuti, e amati, come “romanzi Regency”, perché Georgette, grande ammiratrice della Austen, ha ambientato quasi tutte le sue storie in quell’epoca: dal 1811 al 1820. Ma visto che era in ritardo di un secolo, ha molto studiato, e per nostra delizia ha farcito i suoi romanzi (ne pubblicava uno all’anno) di dettagli di vita e di moda, balli, corteggiamenti, cavalcate. Tanto che alzando gli occhi dalla pagina ci si stupisce di non avere un “phaeton” modaiolo alla porta, la carrozza sportiva aperta di quegli anni, o un ballo per cui prepararsi. A chi la consiglio? A chi cerca leggerezza. A chi ama P.G. Wodehouse, Nancy Mitford, e Gerald Durrell con “La mia famiglia e altri animali”: pagine intelligenti ma light.
LE DONNE E LA STORIA, STORIE DI DONNE. È, secondo me, il romanzone dell’estate, anche perché sono ben mille pagine: “L’ottava vita”, di Nino Haratischwili (Marsilio). Così lo riassume la casa editrice, in copertina: “Una ricetta segreta, sette donne, un secolo di storia”. Vero. Ma questo è molto di più: la scrittrice (Nino è un nome da donna in Georgia) vi trascina senza tanti complimenti dentro le storie e la Storia di una famiglia, vi butta in mezzo a languori d’amore, ambizioni calpestate, i crimini dell’Armata Rossa e quelli del cuore. Crudeltà efferate (ci eravamo dimenticati dell’assedio di Leningrado, dei gulag, di Beria e Stalin?), ma anche sogni, tanti. Un angolo di mondo esotico e ingiustamente dimenticato, tra Tbilisi con le sue ville ricamate di legno, gli antichi bagni sulfurei, e i vigneti. Dove sono stata anni fa…
E poi, un piccolo libro affilato, che ha dentro gli stagni e i ghiacci della Lapponia, e una donna che incontra il male e ne rimane affascinata. Prima il male vero, storico, il nazismo e Hitler; e poi un uomo che la incastra in un amore tossico, violento, distruttivo: “La moglie del colonnello”, di Rosa Liksom, Iperborea. Riuscirà a liberarsi?
Aggiungo i romanzi-ricordo di Teffi e Banine, che da Mosca e dal Caucaso hanno attraversato il Novecento e sono arrivate, negli anni Trenta, a Parigi (Neri Pozza). Da leggere per capire come sopravvivere a rivoluzioni, bancarotta, esilio, forse anche pandemie, senza mai perdere il sorriso: “I miei giorni nel Caucaso”, di Banine, e “Da Mosca al Mar Nero”, di Teffi.
UN CLASSICO. Manca questo! Perché sì, d’estate leggo o rileggo sempre un classico. Quest’anno non ho ancora deciso quale. Ve lo racconterò alla fine dell’estate.