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Quali libri per Natale

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Quali libri per Natale? Comincio dall’ultimo, che ho appena finito di leggere. Non tanto perché voglio consigliarlo (non mi ha del tutto convinto), ma perché mi piace molto l’idea di un libro-amiche. 

È di Sally Rooney, la giovane scrittrice irlandese ormai bestseller. E il romanzo di cui ho appena chiuso l’ultima pagina è l’ultimo, “Beautiful world, where are you” (tradotto in italiano da Einaudi: “Dove sei, mondo bello”). La storia? Una corrispondenza via e-mail tra due amiche trentenni, Alice ed Eileen. L’abbiamo scelto in una piccola libreria a Dublino, sul fiume, “The Winding Stair”, perché volevamo un libro da leggere insieme a distanza: noi, tre amiche del liceo, che ormai abitiamo in tre posti diversi del mondo (d’accordo, esagero: d’Europa), e che cerchiamo ogni anno di ritagliarci un weekend da sole, noi tre. Leggerlo, sottolinearlo, mandarsi dei whatsapp di commento e pensare alla nostra amicizia, a quando ne parleremo insieme: anche questa, una conversazione tra amiche. E quindi, il mio consiglio non è tanto il libro (forse troppo freddo, troppo piatto, come stile di scrittura, per me), ma l’idea: regalare un libro da leggere insieme a un’amica. O magari due. 

Dal libro ritaglio però una pagina che mi è piaciuta molto, dove Eileen, in una delle sue e-mail all’amica, racconta di come “Dublin was like an advent calendar concealing him behind one of its million windows”: pensa a Simon, l’uomo di cui è innamorata, o forse no, e di come un giorno si sia resa conto, magicamente, di come la sua “presenza fisica” permeasse la città, come appunto le mille finestre di un Calendario dell’Avvento: c’è lui, racconta, nella struttura della città, in piedi o seduto, nudo o vestito, braccia conserte o gesticolante, lui. Perché “underneath everything, beneath the surface of everything, I began to feel it all over again – the nearness, the possibility of beauty, like a light radiating softly from behind the invisible world, illuminating everything”. Ho sottolineato queste parole, ed è proprio questo che spero come regalo per Natale: “sotto ogni cosa, sotto la superficie di ogni cosa, sentire di nuovo tutto questo – la vicinanza, la possibilità della bellezza, come una luce che splende soffusamente dal mondo invisibile, e illumina tutto”. Se un libro, una poesia, anche uno dei miei Buongiorno colorati riesce a farlo, a passare questa luce soffice e irradiante, non è bellissimo? È la vita.

Ma torniamo ai libri. Nella pila di romanzi che ho letto, e che quindi vi consiglio di portare a casa, regalarvi e regalare, c’è una scrittrice americana, Emma Straub. Il suo “Domani a quest’ora” (Neri Pozza), ha una cover che sapeva tanto (troppo) di chick lit, di vecchio film con Meg Ryan. Ma all’ultimo momento ho messo il libro in valigia e l’ho finito in un weekend sulla neve. Forse perché c’è Manhattan, c’è un viaggio nel tempo: la protagonista, una single quarantenne con il cuore pesante per il padre che sta morendo in ospedale, si ritrova nel mattino dei suoi sedici anni – come in un perfetto film hollywoodiano, appunto. I sedici anni, prima che cominci tutto: prima delle scelte e delle indecisioni, prima delle occasioni mancate, prima di diventare quella che sei; anche prima del dolore. La protagonista, Alice, torna più volte a quel mattino, per cercare di cambiare il destino, o forse di accettarlo, di capirlo meglio. Ma anche per stare ancora un po’ con il padre, prima che muoia. Impossibile? Certo. Ma quando ho letto, nelle note di copertina, che il padre dell’autrice, morto durante il lockdown Covid, era un famoso scrittore di fantascienza, ho capito perché. 

Un altro libro Neri Pozza che mi ha conquistato è quello di Ayelet Gundar-Goshen, giovane scrittrice israeliana le cui pagine mi ricordano quelle del miglior Eshkol Nevo. “Dove si nasconde il lupo” è in realtà ambientato negli Stati Uniti, dove la madre di un figlio adolescente “che ha gli occhi del colore del mare di Tel Aviv” sospetta che il ragazzo abbia ucciso un coetaneo. Ayelet  ha lo sguardo lucido e affilato: lo stesso che avevo scoperto con il suo primo libro, “Svegliare i leoni” (Feltrinelli). Ancora più potente: la storia di un medico che, una notte nel deserto del Sud di Israele, investe un immigrato eritreo e, invece di soccorrerlo, scappa. Ma poi la compagna dell’uomo morto nel deserto busserà alla sua porta… Morte ed erotismo, migranti e noi: Ayelet scrive del mondo, con passione. Ringrazio il libraio sconosciuto della Feltrinelli a Milano che – mentre io cercavo un libro di Eshkol Nevo che mi mancava – ha insistito perché prendessi anche questo. È così raro trovare un libraio appassionato…

Ma c’è un libraio appassionato, solo, divorziato, anche nel racconto che mi è più piaciuto di Lily King: “Cinque martedì d’inverno” (Fazi). Taciturno, solitario, vive con la figlia adolescente, e non pensa di poter innamorarsi ancora, quando ad arruffare le pagine della sua libreria e della sua vita arriva una ragazza che cerca un lavoro part-time… 

Non sono mai stata una grande lettrice di racconti, ma in questi mesi sto cercando proprio questi: storie brevi, possibilmente lievi, possibilmente sorridenti. Se non trovo altro mi toccherà rileggere Wodehouse! Vi consiglio intanto, sempre di Lily King, “Scrittori e amanti” (Fazi): la storia di una ragazza che vive in uno scantinato, lavora in un ristorante, ma in realtà vorrebbe scrivere e innamorarsi dell’uomo giusto. E com’è difficile, raccontare la vita così, con ironia e intelligente leggerezza, come fanno Jane Austen e Nancy Mitford; raccontare gli errori, le cadute nel vuoto, gli spaventi, le paure, ma anche l’irradiante bellezza e speranza. Che è quella, forse, dell’amore, o della speranza dell’amore, vero? Jane Austen mi darebbe ragione. 

E adesso, che cosa leggerò per Natale? Cerco nella pila di libri che mi aspettano, spero nella buona sorte. Spero in un libro che sia come una sciarpa morbida, un plaid sulla poltrona. Un libro che mi scaldi l’inverno.

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