Il pensiero felice di oggi è la primavera.

Eli e io abbiamo una routine che non cambia mai. Appena prima di addormentarsi mi racconta la sua giornata. Poi chiude gli occhi, mi stringe forte la mano e mi fa: «Pensiero felice?». 
(Jenny Offill)
Il pensiero felice di oggi è la primavera.

Ed ecco da dove ho ritagliato questa frase: trovate qui sotto l’articolo che ho scritto per il Piccolo di Trieste e che è uscito il 17 marzo. Sì, i miei Buongiorno sono tornati, e con un nuovo format li trovate su tutti i social, Instagram, Facebook, Linkedin, Twitter (aiuto!). E ovviamente tornano, più lunghi, qui sul blog, dove vi racconterò sempre dove li trovo, da dove li ritaglio. Diffondete, scrivete, scrivetemi. Pillole di speranza.

Quando cominceranno i poeti, e gli scrittori, a parlare di pandemia? Hanno già iniziato. In questi giorni – casualmente – esce un libro che è stato dichiarato “un’ottima compagnia per affrontare la fine del mondo”. È “Tempo variabile” di Jenny Offill (NN Editore, con la traduzione di Gioia Guerzoni). Librerie chiuse, certo, ma si può ordinare on line, e c’è anche l’e-book. Un libro piccolo (176 pagine) e strano, prosa poetica, pensieri sparsi, quasi a zig zag: un po’ come i nostri pensieri di tutti i giorni. La storia? È quella di Lizzie, una donna come tante, in una città come tante della provincia americana; un marito, un bimbo piccolo, un lavoro qualsiasi. Ma pian piano entrano nella sua vita – e leggiamo nel libro – domande e risposte sull’emergenza climatica, sui possibili scenari di fine del mondo e di sopravvivenza. Perché Lizzie comincia a lavorare con Sylvia, esperta di cambiamento climatico, e deve rispondere alle mail degli ascoltatori del suo podcast: “Cascasse il mondo” (nell’originale inglese è un più tranchant “Hell or High Water”). Lizzie, dunque, inizia a ricevere messaggi allarmati e allarmanti sulla fine dell’umanità, domande e consigli su come sopravvivere a una catastrofe, compreso costruirsi una luce d’emergenza da una scatoletta di tonno (basta che sia all’olio!). E così, come forse accade nella vita di tutti noi, i pensieri e le paure su un mondo che sta precipitosamente cambiando si mescolano al bambino da andare a prendere a scuola o l’appuntamento dal dentista. (Beata lei, lo so, che può ancora uscire!). L’epidemia, anzi la pandemia? Non c’è, ma è come ci fosse: il libro è stato stranamente preveggente, nel registrare, come un sismografo, quello che ci sta accadendo. Tanto che il Financial Times, elogiandolo, ha parlato di una nuova tendenza in letteratura: “cli-fi”, ovvero “climate fiction”, letteratura in tempi variabili e imprevedibili come il nostro.
Da leggere, proprio adesso? Un libro così non amplifica le nostre paure? A giudicare da come sono diventati “virali” (scusate l’aggettivo), i versi di una grande poetessa italiana, Mariangela Gualtieri, pubblicata il 9 marzo sul sito di doppiozero – e che sono circolati ovunque, via twitter, instagram, facebook – vogliamo, abbiamo bisogno di condividere anche questo. Così la Gualtieri: “Questo ti voglio dire/ ci dovevamo fermare./ Lo sapevamo. Lo sentivamo tutti/ch’era troppo furioso/ il nostro fare. Stare dentro le cose”. E ci consola: “È portentoso quello che succede./ E c’è dell’oro, credo, in questo tempo strano./ Forse ci sono doni./ Pepite d’oro per noi. Se ci aiutiamo”.
Per caso, o forse no, il primo libro di Jenny Offill, che è americana e ha 52 anni, raccontava un altro terremoto, quello di un divorzio. In “Sembrava una felicità”, rileggo questa frase: “Ogni matrimonio ha i suoi difetti di fabbrica, e anche quelli che da fuori sembrano equilibrati, sono tenuti insieme col chewing gum, il fil di ferro e lo spago”. Non siamo tutti un po’ così? E già nel primo libro, ecco il suo stile. Prosa poetica, quasi a-lineare: frammenti di pensieri, pezzi di lettere indirizzate a sé, frasi sparse, come fossero segnate su un notes o un i-Phone… Non diario, perché nei diari tentiamo di dare un senso alla vita, ordine al caos. “Scrivo per non vivere tutta la mia vita come una sonnambula”: sono parole di una talentuosa scrittrice dei nostri tempi, Zadie Smith. Jenny Offill è invece come se scrivesse nel sonno, o in dormiveglia: e forse questo ce la rende più vicina. Con flash di humor e di tenerezza. E speranza. Come quando racconta, del figlio: “Eli e io abbiamo una routine che non cambia mai. Appena prima di addormentarsi mi racconta la sua giornata. Poi chiude gli occhi, mi stringe forte la mano e mi fa: “.  Ecco, forse è un trucco che possiamo copiare in tempi di pandemia: andare a letto accarezzando ogni sera un pensiero felice.

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