“Io sono una donna libera. Sono stata, e dunque posso essere, una donna felice…”
(Françoise Giroud)
Solo una donna libera è una donna felice.
Questa di oggi è una frase che mi è sempre piaciuta: ma che volevo ricordare oggi, 25 aprile. L’ho ritrovata e il mio primo pensiero è stato: quanti centimetri di libertà? Un metro e mezzo? Ma non è vero, libere si è dentro, libertà è un orizzonte. Quindi grazie a Françoise Giroud per le sue parole, che sono l’incipit delle sue memorie, pubblicate da Neri Pozza: “Storia di una donna libera”. Françoise Giroud, che c’era, durante la Liberazione. Nata nel 1916 in Svizzera da emigrati turchi ed ebrei, cominciò a lavorare in un negozio di libri antichi a Parigi a 14 anni (il padre, un giornalista, morì ancora giovane), poi entrò nel cinema, e poi ancora divenne partigiana, militante, infine giornalista. E, più tardi, politica. È stata lei a fondare il mitico Elle nel 1945, e L’Express, nel 1953, insieme al suo compagno. Questa frase, di forza e di vitalità, che apre il libro, è stata scritta in realtà dopo che aveva tentato di suicidarsi: dopo l’abbandono forzato (forzato, perché fu lei ad andarsene, ma li amava tutti e due) sia del suo compagno, che del suo giornale. E che forza anche in quelle parole: “sono stata, e dunque posso ancora essere, una donna felice”. Perché solo una donna libera può essere felice. Non dimentichiamolo.
“Je suis une femme libre. J’ai étè, donc je sais être, une femme heureuse… Qu’y a-t-il de plus rare au monde?”